Politica: intervista di Cicchitto al Mattino

«Il fatto che un Paese appartenente all’Occidente democratico come l’Italia trattenga il fiato in attesa di ciò che avverrà il 30 luglio per il processo a Silvio Berlusconi, la dice lunga su quale situazione catastrofica può portare un prolungato uso politico della giustizia», spiega Fabrizio Cicchitto, pidiellino e presidente della commissione affari esteri e comunitari […]

«Il fatto che un Paese appartenente all’Occidente democratico come l’Italia trattenga il fiato in attesa di ciò che avverrà il 30 luglio per il processo a Silvio Berlusconi, la dice lunga su quale situazione catastrofica può portare un prolungato uso politico della giustizia», spiega Fabrizio Cicchitto, pidiellino e presidente della commissione affari esteri e comunitari della Camera. Uso politico della giustizia, in che senso? «Esattamente questo. Visto che dal 1992 in poi c’è stata un’ipoteca rappresentata proprio dall’uso politico della giustizia che ha portato ad una serie di distorsioni di tutta la vita dei partiti, assistiamo a una vistosa anomalia rispetto a quanto accade nel resto dell’Ue. Soprattutto perché l’Italia era la sede del più forte partito comunista dell’Occidente, ma poi quando il comunismo è crollato la conseguenza è stata che la Dc, il Psi, il Psdi, il Pri e il Pli, chiaramente anti-comunisti, sono stati smantellati sul finanziamento irregolare dei partiti che però era qualcosa che riguardava tutti. Risultato: è saltata la prima Repubblica. Sembrava poi che il partito di Occhetto con i suo 30% potesse conquistare il potere, ma poi è sceso in campo Berlusconi e dal 1994 al 2013 e da allora è iniziata una vera e propria raffica di processi contro di lui: 30 con 140 procedimenti a carico delle sue aziende. Se non è un uso politico della giustizia questo…». Teme che Berlusconi possa essere condannato? «Non penso accadrà. Anche perché esiste un lungo elenco di motivazioni giuridiche che remano in quella direzione e che fanno ritenere un evento del genere assai improbabile». L’accusa della sinistra nei confronti del Cavaliere è sempre stata quella del vistoso conflitto di interessi… «Macché, qui invece siamo davanti all’evidenza che non si tratta di un fatto personale di Berlusconi. Non è una sua vicenda penale privata, si tratta invece di una faccenda pubblica e fortemente anomala. Quando un leader politico dal momento in cui è sceso in campo è diventato oggetto di una marea di processi le alternative sono due: o ci troviamo di fronte a un serial-killer o ci si trova di fronte ad un gravissimo, prolungato, sistematico uso politico della giustizia che ha stravolto e tuttora travolge la normalità della vita politica italiana. Con il risultato che tutto questo ha contribuito a polarizzare la seconda Repubblica e il bipolarismo in termini anomali quali il berlusconismo e l’antiberlusconismo”. Intanto il Pd è convinto che se salta Berlusconi salterà tutto «Ma se finora è stato proprio l’antiberlusconismo l’unico coagulo della sinistra…». Dunque il governo è a rischio tenuta sul verdetto della Cassazione? «Certo, il governo è a rischio. Ma di sicuro non per colpa del Pdl, ma per i contrasti del Pd oltre agli effetti prodotti dal fortissimo bombardamento mediatico su questa vicenda giudiziaria che coinvolge l’ex presidente del Consiglio». Cosa accadrà nel Pdl se invece Berlusconi dovesse essere condannato: qualcuno come Rotondi dice che sarebbe pronto ad uscire per sempre di scena… «La risposta non possiamo darcela adesso. Sarebbe una forzatura ipotizzare scenari e programmare soluzioni davanti a qualcosa che non è accaduto e che ci auguriamo non accadrà». Già, ma in quel caso? «Allora prenderemo decisioni seguendo il volere di Berlusconi: sarà soltanto lui a darci le indicazioni. Quel che è certo è che adesso nessuno è così incosciente da mettersi a ragionare in termini negativi». Insomma, il Pdl si stringe tutto intorno al Cavaliere? «Assolutamente sì». Non c’è il rischio di tradimenti dell’ultim’ora come accadde con Craxi? «Lo escludo. In questo caso la storia non si ripeterà».

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