Padre Paolo Dall’Oglio: il silenzio potrebbe non trattarsi di un sequestro

Potrebbe non essere stato rapito, padre Paolo Dall’Oglio: è quanto rivela alla fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” un amico del sacerdote italiano. Secondo quanto riferito, infatti, il gesuita era in Siria per incontrarsi con alcuni membri del gruppo affiliato ad al-Qaeda e negoziare con questi la liberazione di un membro di […]

Potrebbe non essere stato rapito, padre Paolo Dall’Oglio: è quanto rivela alla fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” un amico del sacerdote italiano. Secondo quanto riferito, infatti, il gesuita era in Siria per incontrarsi con alcuni membri del gruppo affiliato ad al-Qaeda e negoziare con questi la liberazione di un membro di un gruppo dell’opposizione, amico del religioso italiano. “Il silenzio di padre Paolo potrebbe essere legato ai tempi e alle modalità della contrattazione e non ad un sequestro”, riferisce ancora la fonte, suggerendo che al sacerdote potrebbero essere impediti i contatti con l’esterno durante la mediazione.
In Siria, ricorda Acs, Padre Dall’Oglio ha vissuto per oltre trent’anni, dando vita alla comunità al-Khalil, una comunità spirituale ecumenica mista per la promozione del dialogo islamico-cristiano e fondando il monastero cattolico siriaco Mar Musa, nel deserto a nord di Damasco. Rispetto alla lettera inviata alcuni giorni fa al pontefice, “Non è la prima volta che invoca l’azione del Vaticano, sia attraverso canali privati che tramite petizioni pubbliche riferisce la stessa fonte – Stavolta ha voluto farlo in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù”.

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