‘Sono estremamente sorpreso che gli Stati Uniti, che sono ben consapevoli di come la rivoluzione siriana è diventata Jihadismo internazionale, ovvero Al Qaida, possano pensare di intervenire. Bisogna riflettere a lungo”. Lo ha detto Domenico Quirico, l’inviato de La Stampa liberato dopo 152 giorni di prigionia in Siria. “La rivoluzione siriana è diventata altro – ha aggiunto Quirico – gruppi radicali islamici vogliono creare un califfato ed estenderlo a tutto il Medio Oriente e al Nord Africa e mi sorprendo di come gli Usa possano pensare di intervenire per aiutare questi gruppi”. “Io non dimentico cosa è il regime siriano – ha proseguito il giornalista – quali sono stati i suoi metodi, cioè bombardare la popolazione e uccidere migliaia di persone, però prima di intervenire per l’uno o è necessario riflettere e a lungo”.
“Ho avuto paura di essere ucciso ed ho dovuto subire due finte esecuzioni”. E’ il racconto che Domenico Quirico, molto provato e dimagrito. Rispondendo alle domande dei giornalisti il giornalista ha aggiunto di non essere mai stato a conoscenza degli sviluppi legati alla sua liberazione. L”inviato speciale de La Stampa è stato accolto all’aeroporto di Ciampino dal Ministro degli Esteri Emma Bonino dal direttore de La Stampa, Mario Calabresi. “Siano stati trattati bene solo per un breve periodo in cui siamo stati affidati ad un gruppo di Al Qaeda, questo lo devo dire per dovere”, ha detto. ”Desidero ringraziare lo Stato, il Governo, il Ministero degli Esteri, funzionari della Farnesina, che, mi è stato raccontato, si sono battuti veramente con un impegno straordinario per farmi uscire dalla Siria, per salvarmi la vita.”, ha affermato Domenico Quirico poco prima di imbarcarsi sul volo Alitalia Roma-Torino. ”Temevo che questa situazione, ovvero il mio sequestro, potesse continuare ancora per altri mesi, per molto altro tempo”, ha concluso.
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