Delitto Rea. Legali Parolisi: “smonteremo le accuse” /video

Si è tenuta a porte chiuse oggi all’Aquila l’udienza in Appello del processo per l’omicidio di Melania Rea, uccisa il 18 aprile a Ripe di Civitella (Teramo) . Sul banco degli imputati il marito, caporalmaggiore Salvatore Parolisi, condannato in primo grado all’ergastolo. All’esterno del tribunale aquilano un notevole schieramento di forze dell’ordine. Con Parolisi in […]

Si è tenuta a porte chiuse oggi all’Aquila l’udienza in Appello del processo per l’omicidio di Melania Rea, uccisa il 18 aprile a Ripe di Civitella (Teramo) . Sul banco degli imputati il marito, caporalmaggiore Salvatore Parolisi, condannato in primo grado all’ergastolo. All’esterno del tribunale aquilano un notevole schieramento di forze dell’ordine. Con Parolisi in udienza gli avvocati che ne hanno seguito fin qui l’iter giudiziario, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile. Per la famiglia Rea il legale è Mauro Gionni.
Il procuratore generale, Romolo Como, ha chiesto la conferma dell’ergastolo per Salvatore Parolisi. Lo ha fatto nel corso della prima udienza in Corte d’Assise d’Appello davanti ai giudici togati Catelli e Servino. Per il procuratore, regge l’impianto accusatorio che ha portato alla condanna al carcere a vita dell’ex caporalmaggiore anche se le motivazioni scritte nel giudizio di primo grado restano carenti.
I difensori contesteranno punto per punto le motivazioni che hanno portato il gup di Teramo Tommolini alla condanna all’ergastolo in primo grado.
La famiglia Rea, incontrando i giornalisti, chiede giustizia per Melania.
Parolisi ha lasciato l’aula in Corte d’Assise d’Appello poco prima delle 18 per tornare nel carcere di Teramo. Il processo si aggiornerà venerdì quando toccherà alla difesa dell’imputato calare le proprie carte puntando dritto alla richiesta di assoluzione.
Salvatore Parolisi continua  a proclamarsi innocente. Nell’udienza di venerdì, potrebbe rilasciare dichiarazioni spontanee. “Lo deciderà lui alla fine – dice l’avvocato Valter Biscotti. Siamo di fronte ad un’accusa mobile, ci toccherà smontarla come nel primo grado del processo dimostrando come la ricostruzione del giudice sia fantasiosa”.

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