Salvato l’esecutivo delle larghe intese. Tra sei mesi i primi risultati per il sociale

“Nel giro di sei mesi, mica di sei anni, vedranno la luce: per questo era importante che il Governo sopravvivesse”. La fiducia ottenuta dal primo ministro Letta contagia anche Stefano Zamagni, economista e guru del non profit italiano. Due sono le proposte di legge a cui l’economista tiene maggiormente e che a suo parere in […]

“Nel giro di sei mesi, mica di sei anni, vedranno la luce: per questo era importante che il Governo sopravvivesse”. La fiducia ottenuta dal primo ministro Letta contagia anche Stefano Zamagni, economista e guru del non profit italiano. Due sono le proposte di legge a cui l’economista tiene maggiormente e che a suo parere in un semestre potranno entrare in Gazzetta ufficiale: il decreto di legge sulle politiche familiari (“un bel passo avanti: finora nessuna legge era stata fatta apposta per questo, erano sempre articoli contenuti in altre”) e la riforma della legge del 2006 sull’impresa sociale (“visto che quella vigente si è dimostrata inefficace finora”). La modifica dell’Isee proposta dalle commissioni Finanza e Lavoro del Senato di quest’estate andava già nella direzione auspicata da Zamagni, ovvero una maggiore attenzione ai redditi delle famiglie più numerosi, tra le vittime predestinate della crisi. E i passi concreti si vedranno, è solo questione di tempo.
Secondo Zamagni si salverà anche il Sostegno d’inclusione attiva (Sia), lo strumento di lotta alla povertà elaborato da un tavolo d’esperti nominati dal ministero del lavoro. “È il classico provvedimento bipartisan. Il pericolo che venga dimenticato c’è sempre, ma i livelli di povertà raggiunti dal Paese in questo momento sono troppo allarmanti”, confida il professore. Il precedenter risale all’ultima sperimentazione sul reddito minimo di cittadinanza, quando titolare del ministero del Welfare era Roberto Maroni.
“A differenza di quel che succede con le leggi finanziarie, attive da subito, per quanto riguarda la sfera sociale i provvedimenti hanno bisogno di tempi più lunghi”, spiega l’economista. Ecco perché il semestre prossimo sarà decisivo per saggiare l’efficacia dei provvedimenti proposti dall’esecutivo delle larghe intese. L’aumento dell’Iva, aggiunge, potrebbe essere solo un incidente di percorso: “Se non ci fosse stata questa turbolenza politica non sarebbe stata aumentata in tempi così rapidi. Qualunque ragioniere avrebbe compreso che per rientrare nel deficit al 3 per cento l’unica cosa da fare era alzare l’Iva ma non è detto che in tempi migliori non venga riabbassata”, conclude. Alle 16, Zamagni interviene a “Generare economia sociale”, incontro per parlare di non profit e terzo settore organizzato dalle Acli di Bergamo. (lb-RS)

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