Tragedie di mare e di terra

Proprio oggi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era intervenuto sul tema del diritto di asilo e in un messaggio inviato per la presentazione del “Rapporto Italiani nel Mondo 2013” della Fondazione Migrantes, aveva invitato a rivedere con “maggiore sensibilità” le politiche di accoglienza. “Basta! Ma che cosa aspettiamo? Cosa aspettiamo oltre tutto questo? È […]

Proprio oggi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era intervenuto sul tema del diritto di asilo e in un messaggio inviato per la presentazione del “Rapporto Italiani nel Mondo 2013” della Fondazione Migrantes, aveva invitato a rivedere con “maggiore sensibilità” le politiche di accoglienza.
“Basta! Ma che cosa aspettiamo? Cosa aspettiamo oltre tutto questo? È un orrore continuo”, ha urlato la sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini dopo che nell’isola, già in piena emergenza, si è consumato il dramma di un ennesimo naufragio, con un barcone che si è capovolto a causa dei movimenti scomposti delle centinaia di persone a bordo, nel momento in cui hanno visto terra, con al momento un bilancio di 94 morti e 250 dispersi.
La ricostruzione della tragedia ai microfoni di Skytg24 è di Antonino Candela, commissario straordinario dell’Assistenza sanitaria di Palermo, attualmente operativo a Lampedusa dove è in azione la macchina dei soccorsi. Già intorno alla mezzanotte, si era verificato un altro sbarco, di 463 siriani, con 30 bambini dei quali una piccola di appena 2 mesi.
Alle 13, invece, è stato individuato il relitto di un altro barcone con a bordo almeno 500 persone, naufragato la mattina presto davanti alla costa dell’Isola dei conigli, quasi completamente affondato, avvistato dai piloti di un ATR42 della Guardia costiera, con affiorante solo una piccola parte dello scafo, che ha preso fuoco dopo che i passeggeri avevano acceso un falò per segnalare la loro presenza e farsi soccorrere e con l’incendio che ha scatenato il panico a bordo, causando il rovesciamento del natante.
Domani il ministro dell’interno Angelino Alfano , che ha oggi annullato la prevista conferenza stampa con gli altri ministri del Pdl per fare il punto dopo la fiducia incassata ieri dall’esecutivo e che è invece partito per Lampedusa, riferirà al Parlamento su questa nuova strage che, come ha scritto Napolitano, reclama la necessità di un vero impegno perché: “non si può girare attorno alla necessità assoluta di decisioni e azioni da parte della comunità internazionale e in primo luogo dell’unione europea”.
Oltre al fermo del presunto scafista, la Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un’inchiesta sul naufragio. Il fascicolo è stato istruito dal sostituto procuratore Andrea Maggioni. Secondo quanto si è appreso, la procura, oltre al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ipotizza anche il reato di omicidio plurimo.
Ma il problema non si risolve certo con qualche arresto, ma come a scritto su twitter anche il Papa, richide un maggiore impegno da parte del Consiglio e di tutta l’Europa.
E dall’Europa, ora, questa solidarietà pare arrivare, con un appello affinché “i Paesi del Consiglio d’Europa e dell’Ue” dimostrino “maggiore solidarietà con l’Italia e gli altri” in prima linea sul fronte degli arrivi degli immigrati irregolari, contenuta nella una nota sull’approvazione del rapporto che però boccia la politica migratoria dell’Italia, mentre il commissario Johannes Hahn dice: “le istituzioni Ue esprimono la loro tristezza per quanto avvenuto a Lampedusa. E’ una vera tragedia che ha coinvolto anche bambini. L’Ue deve vedere cosa fare per aiutare”.
E Michele Cercone, portavoce del commissario agli Affari interni Cecilia Malmstrom, aggiunge: “Abbiamo bisogno di uno sforzo a livello europeo per affrontare e risolvere il problema dei flussi migratori. Nessun Paese può affrontare o risolvere questa questione da solo. Dobbiamo mettere in campo nuovi strumenti a livello Ue e questo è l’appello della Commissione”.
Una tragedia diversa ma non meno profonda la vivono in queste ore Berlusconi ed il suo partito, con il debutto, proprio a Montecitorio, dove, dopo una giornata concitata, ha dovuto confermare a sorpresa il sostegno al governo; di un nuovo gruppo, con 26 i deputati che passano nella nuova formazione, guidata da Fabrizio Cicchitto, con tra loro anche l’ex ministro Beatrice Lorenzin, mentre gli altri ministri uscenti risultano ancora in stand by, tranne Nunzia Di Girolamo, che ha detto di voler restare con lui.
Non si sa ancora quale nome chiamare i parlamentari fuoriusciti: potrebbe essere “alfaniani”, oppure, come ha fatto sapere Roberto Formigoni, potrebbero chiamarsi “I Popolari”, ma di fatto la loro è una fondazione che spacca il Pdl e mette il suo imperatore in profondissima crisi.
Al momento sarebbero una cinquantina, tra Senato e Camera, i parlamentari pronti a far parte della nuova formazione e ieri sera c’è stata anche una riunione dei dissidenti con il segretario Angelino Alfano e i ministri Lupi, Quagliariello e Lorenzin a cui hanno partecipato anche molti senatori e deputati, tra cui Formigoni, Costa e Augello.
Il Cavaliere risponde convocando i suoi fedeli a via del Plebiscito, dove sono andati Raffaele Fitto, Paolo Romani, Mara Carfagna, Renata Polverini e Gregorio Fontana, per fare il punto sulla situazione proprio alla luce della riunione in corso tra i dissidenti e dopo che il governo Letta ha ottenuto la fiducia sia alla Camera (435 sì e 162 no) sia al Senato: 235 voti favorevoli, 70 contrari e due voti in più nel confronto diretto con la fiducia del 30 aprile scorso, con i soli non di M5S, Lega e Sel.
Il Fatto Quotidiano oggi parla di “moroteismo manageriale” e di un rispristino di un centrismo di matrice neodemocristiana che di fatto chiude, dopo venti anni e molti vaticini errati, la seconda repubblica, che muore con il volto stranito da pugile suonato di Daniela Granero (in arte Santanché), ospite di Lilli Gruber su La 7: più che pitonessa, un’innocua biscia d’acqua, anche se qualche colpo basso velenoso contro l’ex collega presente in trasmissione, il mellifluo Formigoni, lasciava intendere persistenti velleità da vipera.
il cottolicissimo Enrico Letta si è rivelato un osso davvero duro per i bricoleur del nuovo che avanza; un moroteo in tenuta manageriale capace di portare a compimento la missione ricevuta dal presidente Napolitano, supremo garante della partitocrazia: sfinire con i rinvii e lasciare che i problemi marciscano, in modo che vadano a esaurimento le insorgenze indignate degli ultimi anni; in attesa che i processi crescenti di impoverimento stronchino la capacità di resistenza in chi precipita nell’angoscia di arrivare a fine mese.
Ma ora occorre fare attenzione e non brindare subito (come magari fanno i leghisti duri e puri sulle tragedie di Lampedusa), alla caduta del vecchio sporcaccione di Arcore, perché questo, come natano Pierfrancesco Pellizzetti e Paolo Flores d’Arcais, può essere un esercizio incosciente, soprattutto se tale caduta prelude all’instaurazione di un regime altrettanto pericoloso con protagonisti i Cinque Stelle.
Come Giorgio Scandria, moroteo storico e uomo di cultura pugliese, non ci resta che augurarci che da questo neo-Medioevo che avvolge la nostra Nazione, possa nascere una nuova “idea”, un nuovo modo di interpretare i bisogni della gente. Certo il 200 cessò il Medioevo grazie a Giotto a Dante a Francesco D’Assisi ed oggi mancano figure di questa portata nelle cultura e nella società
Tuttavia non manca (ed anzi pare riemergerte), chi ha ormai compreso che non è che ci sia “mancanza” di politica, ma sono cambiati gli interessi, i mezzi tecnici, i bisogni,il linguaggio corrente, il significato stesso di cultura, spostando quindi l’asse degli interessi, senza che si è riusciti a mettersi al passo coi tempi.
E questo ce l’aspettiamo non certo dalla destra, ma dalla sinistra, sicché la vera ansia di rinnovamento i deve venire dal Pd prossimo futuro, da quello che verrà dopo la stagione dei congressi e del congresso nazionale, che speriamo sia intenzionato a discutere di strumenti per un programma e non solo di strategie (e strateghi) per vittorie elettorali.
E tremiamo al pensiero di una vittoria di Renzi, che, con le premesse fin qui conosciute, consegnerebbe al Paese un Pd torsioni destrorse, trasformandolo in qualcosa di simile ai partiti di plastica berlusconiani: una macchina elettorale valevole solo come comitato elettorale con tutte le implicazioni del caso, di censo e di casta, con solo chi avesse alle spalle una propria fortuna economica personale, o una lobby economica di riferimento, o una casta-cordata consolidata nel tempo potrebbe aver garantita, almeno la battaglia per tentare la ventura apicale delle organizzazioni politiche e istituzionali.
Mario Martinelli, senatore della Repubblica, proveniete dalla Azione Cattolica, scomparso nel 2001, ha detto che in politica bisogno avere idee, progetti e senso della missione e, mi pare, queste cose manchino del tutto alla politica di oggi, sia a destra che a sinistra.
Dopo che anche il Caimano, a capo chino e a denti stretti, ha dovuto dire si alla tenacia del duo Napolitano-Letta, Zanda ha detto che Berlusconi: “Vuole nascondere una sconfitta politica che invece è chiara e netta davanti agli italiani” ed Epifani ha aggiunto: “”Da domani non si può tornare a ieri. No al logoramento, no al tira e molla, no al ricatto e all’instabilità”.
Ma nessuno, da sinistra, ha aperto a prospettive nuove, che dimentichino Berlusconi e lo abbandonino ai suoi problemi lgiudiziari e non, per concetrarsi su ciò che Lenin e Silone affermavano come tassativo: “Visti i problemi occorre chidersi: ora che fare?”.

Carlo Di Stanislao

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