Festival di Roma: Marc’Aurelio d’oro a “Tir”, il documentario sul lavoro che non c’è

Vince il Marc’Aurelio d’oro al festival del Cinema di Roma “Tir” di Alberto Fasulo, riconoscimento a un film in bilico tra documentario e finzione che esplora il mondo del lavoro che non c’è da un punto di vista assolutamente originale. Quello di Branko, ex professore croato, riconvertito alla professione di camionista grazie alla quale guadagna […]

Vince il Marc’Aurelio d’oro al festival del Cinema di Roma “Tir” di Alberto Fasulo, riconoscimento a un film in bilico tra documentario e finzione che esplora il mondo del lavoro che non c’è da un punto di vista assolutamente originale. Quello di Branko, ex professore croato, riconvertito alla professione di camionista grazie alla quale guadagna tre volte tanto rispetto al suo stipendio d’insegnante. L’attore, Branko Zavrsan, ha accettato la sfida di Fasulo, vivendo come un autista di Tir per oltre tre mesi. Il film è quasi interamente girato nella cabina del tir attraverso un viaggio per l’Europa di quasi 30 mila chilometri. Una professione che diventa la metafora della solitudine di un uomo che compie una scelta difficile, lacerante, per sostenere la propria famiglia.
Ancor prima che un film su un camionista, spiega l’autore, questo è un film su un paradosso. Quello di un lavoro che ti porta a vivere lontano dalle persone care per cui, in fondo, stai lavorando. La scrittura è durata più di quattro anni, anni in cui crisi cresceva e dilagava “una crisi senza precedenti, che definire solamente economica, ormai suona riduttivo se non addirittura sbagliato”, sottolinea Fasulo. “Ma più che fare un racconto sociologico m’interessava entrare sotto la pelle del mio personaggio e riprenderlo in un momento di crisi personale, in cui si vedesse obbligato a compiere una scelta non solo pratica, ma anche etica ed esistenziale. In questo senso, la mia ambizione è che il film possa essere letto come una metafora della vita contemporanea e lo considererò “riuscito”, solo nella misura in cui saprà parlare a tutti coloro che vivono sulla propria pelle questo paradosso!”.

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