Anziani e pensionati vittime del gioco d’azzardo

Aiutare gli anziani e i pensionati vittime del gioco d’azzardo attraverso una rete di sostegno per restituire alla parola “gioco” il suo migliore sinonimo, il divertimento”. Questo l’obiettivo della Fipac, Federazione italiana pensionati attività commerciali, che oggi, durante l’Assemblea elettiva 2013 in corso a Roma, annuncia l’apertura di sportelli dedicati nelle principali sedi dell’organizzazione, con […]

Aiutare gli anziani e i pensionati vittime del gioco d’azzardo attraverso una rete di sostegno per restituire alla parola “gioco” il suo migliore sinonimo, il divertimento”. Questo l’obiettivo della Fipac, Federazione italiana pensionati attività commerciali, che oggi, durante l’Assemblea elettiva 2013 in corso a Roma, annuncia l’apertura di sportelli dedicati nelle principali sedi dell’organizzazione, con una equipe di esperti itinerante per rispondere alle richieste di aiuto.

Anziani che, secondo il dossier presentato oggi, prediligono le sale Bingo, dove al gioco uniscono anche una socialità perduta per varie cause. “La folta presenza di anziani alle sale Bingo – ha affermato Massimo Vivoli, presidente Fipac Confesercenti – dipende da una doppia combinazione tra la crescita del senso di solitudine e aumento della crisi economica”. Alla base della dipendenza patologica da gioco, quindi, vi è “una miscellanea di diversi fattori che hanno l’obiettivo di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali, vivere un momento adrenalinico e di socializzazione – spiega la Fipac -. Il meccanismo stesso delle sale Bingo genera dipendenza. Il giocatore medio, anziano, possiede una pensione che spesso si aggira intorno ai 500 euro, ha perso un coniuge oppure è separato, vive un dramma familiare che lo spinge a desiderare di superare questo senso della solitudine”.

“Ho iniziato a giocare in una sala Bingo – racconta Rita, pensionata di Messina di 73 anni -. Mi ero separata da poco e in certi momenti mi sentivo molto sola. Il Bingo è un gioco che ti prende, perché ti dà la possibilità di giocare sia in maniera solitaria che in compagnia di tanti altri che come te hanno voglia di spezzare la routine”. Ma è il gioco, poi, ad invadere la quotidianità. “Conosco molta gente che ha fatto una brutta fine – racconta Rita -, per certi periodi me inclusa, e che si è indebitata per pagare lo strozzino. A volte non riesco a riprendermi dallo stato di torpore in cui mi porta il gioco. Vivi come in un continuo stato di shock, perdendo il senso della misura. Oggi, sono questa. Mi alzo all’ora di pranzo, non mangio più, non curo il mio abbigliamento, né le relazioni sociali che non siano quelle del gioco. Credo di avere perso anche il senso dell’affetto”.

Un “segnale allarmante”, spiega la Fipac, quella che lega il gioco alla depressione sociale. “I ludopatici sono ormai la nuova emergenza sociale, di una patologia che non è esplicitamente espressa dalle vittime e i cui effetti vanno dall’impoverimento economico, al sovraindebitamento, alla solitudine e alla distruzione delle relazioni socio-familiari, fino a forme di collusione con la microcriminalità organizzata”. Per far fronte al crescente problema delle ludopatie, la Fipac propone alcune soluzioni, come quella di porre dei limiti all’uso di denaro elettronico, di monitorare il gioco attraverso la codificazione delle giocate col proprio Codice fiscale, ma non solo. Per la Fipac occorre anche responsabilizzare gli esercenti attraverso incentivi per non mettere slot nei propri esercizi e corsi di formazione per poter prevenire il fenomeno delle ludopatie. (ga-RS)

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