Happy Thanksgiving Day 2013 a tutti gli Americani in Italia e nel mondo

“Nessuna mente umana ha congegnato né alcuna mano mortale ha elaborato queste grandi cose. Esse sono i doni generosi dell’Altissimo Dio, il quale, mentre ci tratta con ira per i nostri peccati, si è nondimeno ricordato della sua misericordia”(Abraham Lincoln, 1863). Happy Thanksgiving Day 2013. Chag Chanucchà Sameach! Auguriamo agli Americani in Italia e nel […]

Felice Giorno del Ringraziamento“Nessuna mente umana ha congegnato né alcuna mano mortale ha elaborato queste grandi cose. Esse sono i doni generosi dell’Altissimo Dio, il quale, mentre ci tratta con ira per i nostri peccati, si è nondimeno ricordato della sua misericordia”(Abraham Lincoln, 1863). Happy Thanksgiving Day 2013. Chag Chanucchà Sameach! Auguriamo agli Americani in Italia e nel mondo, a tutti gli Indignati di ieri, oggi e domani, una felice Festa del Ringraziamento, nelle loro famiglie e in buona compagnia, sempre in grazia di Dio. A New York il Giorno del Ringraziamento non è solo celebrato il quarto Giovedì del mese di Novembre, ma anche la sera precedente, il Venerdì Nero e per l’intero fine settimana. La Festa del Ringraziamento prende il via a New York, Giovedì 28 Novembre 2013, con la preparazione dei carri e dei palloni allegorici per la 87ma Parata di Macy. È uno spettacolo da non perdere. Il gonfiaggio dei palloni allegorici inizia alle ore 15 ai piedi del Museo Americano di Storia Naturale e termina intorno alle ore 22. La vigilia del Giorno del Ringraziamento, i bar e le discoteche di New York organizzano speciali feste. Giovedì mattina è la volta della Parata del Ringraziamento (Macy’s) che propone musica dal vivo, esibizioni dei cast degli spettacoli di Broadway, carri allegorici con Babbo Natale e naturalmente i giganteschi palloni del Giorno del Ringraziamento che raffigurano famosi personaggi dei cartoni animati come Shrek, Kermit la rana, Superman, Spiderman e Garfield. La parata di Macy, tenuta per la prima volta nel 1924, è diventata un evento di 3 ore trasmesso in diretta sulla CBS. Parte da Manhattan sulla 77esima Strada e da Central Park West, e termina di fronte a Macy’s in Herald Square sulla 34esima Strada e Broadway intorno a mezzogiorno. Le persone cominciano ad arrivare già alle 6 del mattino. Più ci si avvicina a Herald Square, lungo il percorso, più la parata durerà come informa il sito web ufficiale della Parata di Macy’s per il Giorno del Ringraziamento per scoprire l’itinerario completo. Decidere di mettersi in fila molto presto, significa vestirsi adeguatamente per il freddo, “armati” di thermos con tè o cioccolata calda. Il Venerdì Nero significa sconti in tutti i negozi della Grande Mela che offrono merce a prezzi modici già dalle 4 del mattino. Se si vuole evitare la folla, ci sono anche molti negozi on-line di vendita al dettaglio che fanno sconti in tutto il mondo. Questo fenomeno è chiamato Cyber Venerdì e in Italia lo potremo capire facilmente grazie al fatto che le connessioni Wi-Fi e 3G, già normalmente critiche, soffriranno non poco! Il Black Friday, Venerdì 29 Novembre, è la giornata proclamata dalla Apple Inc. come il tempo dello shopping speciale: “Prepara la lista dei regali. I prezzi promozionali sono validi solo il Black Friday e solo presso gli Apple Store e sull’Apple Online Store”. L’annuncio dell’azienda di Cupertino invita semplicemente i visitatori a dare un’occhiata nella giornata-evento ai negozi della Apple per studiare la guida ai regali di Natale. Sì perché iniziano le celebrazioni natalizie nella Grande Mela invasa da milioni di turisti per la grande Parata. Il fascino di New York e della provincia americana, è irresistibile quando si festeggia il Giorno del Ringraziamento con una cena dal menu rigorosamente tutto a stelle e strisce, tra fiere, parate e tacchini. I poveri sono al centro della festa. Sono quasi 20mila i cittadini americani residenti in Italia che festeggiano il tradizionale Thanksgiving Day portando in tavola un tacchino made in Italy. Lo ricorda la Coldiretti in riferimento alla Giornata del Ringraziamento che i cittadini americani celebrano in patria ed all’estero. In Italia la festa coinvolge basi militari, ambasciata, consolati, lavoratori e studenti ma anche turisti che non vogliono rinunciare al patriottico rito. “L’allevamento nazionale di tacchini è tale da rendere l’Italia autosufficiente e da soddisfare – sostiene la Coldiretti – anche le esigenze quantitative e qualitative degli amici ospiti stranieri. L’Italia è del tutto autosufficiente per la carne di tacchino con un consumo medio di 4,14 chilogrammi a testa all’anno ed una produzione nazionale che raggiunge i 293 milioni di chili dei quali 59 milioni di chili vengono esportati mentre le importazioni dall’estero sono appena di 15 milioni di chili”. In Italia “la ripresa di fiducia dei consumatori è una speranza per le spese di Natale dalle quale dipendono i risultati economici ed occupazionali di molte imprese impegnate anche nell’agroalimentare” – osserva la Coldiretti nel commentare il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori, con l’indice Istat che sale a 98,3 a Novembre dal 97,3 di Ottobre. “Le previsioni sono per un taglio degli acquisti di abbigliamento, tecnologie e divertimenti mentre gli italiani rispetto allo scorso anno – sottolinea la Coldiretti – non risparmieranno per le spese alimentari, destinate ad imbandire i tradizionali cenoni, e neanche per i viaggi”. La spinta verso spese  utili premia l’enogastronomia ed il risultato è un budget complessivo disponibile per regali di Natale pari a circa 171 euro a famiglia, in calo del 5 percento rispetto al 2012, secondo un’analisi della Coldiretti sulla base dell’indagine Xmas Survey 2013 di Deloitte. “Con la crisi in Italia sono in molti – precisa la Coldiretti – ad acquistare i regali di Natale in anticipo per avvantaggiasi dei prezzi più convenienti o per non dovere affrontare le lunghe file che caratterizzano il momento clou dello shopping delle festività. Circa un terzo degli italiani acquista infatti i regali di Natale entro la fine del mese di Novembre anche se per la maggioranza la ricerca si concentra nel mese di Dicembre”. L’evento newyorkese è l’anticipazione della Festa del Natale. Gli Americani si ritrovano tutti a tavola con il tradizionale tacchino arrosto ripieno contornato da verdure miste e tanta allegria. Ovunque viene distribuita la sacrosanta porzione! Oggi, la corsa sfrenata agli acquisti di Natale inizia prima del Thanksgiving Day ma la povertà incombe non solo in Europa e in Italia con l’aumento delle tasse e della mediocrità dei politicanti. Anche per le strade di New York e in tutti gli States, nel secondo mandato del Presidente Barack Hussein Obama alla Casa Bianca, non è raro incontrare persone sole, senza famiglia, nullatenenti e nullafacenti, con il cartoccio di tacchino in mano. La First Lady Michelle Obama, direttamente dalla White House, nella sua newsletter annuale indirizzata ai cittadini americani ed ai media mondiali, nell’augurare una felice Festa del Ringraziamento a tutti i connazionali ed ai militari all’estero, ricorda i problemi da risolvere per sconfiggere la povertà nella prima ed unica superpotenza democratica sulla Terra. In primis, la necessità di offrire un tacchino a 50 milioni di americani poveri. Un’emergenza assoluta come il taglio delle tasse e l’assistenza sanitaria pubblica. Obiettivi politici irrinunciabili anche in Italia. La tradizione americana vuole che alla vigilia di ogni Thanksgiving Day, il Presidente degli Stati Uniti conceda la grazia (Presidential Turkey Pardon) a una coppia di tacchini fortunati. A partire dal 2003 i cittadini americani sono invitati a scegliere il nome dei tacchini votando sul sito della Casa Bianca. Furono così battezzati Stars e Stripes (Stelle e Strisce), negli anni successivi Biscuit e Gravy (2004), Marshmallow e Yam (2005), Flyer e Fryer (2006), May e Flower (2007), Pumpkin e Pecan (2008), Courage (2009), Apple e Cider (2010), Peace e Liberty (2011), Cobbler (2012), Caramel e Popcorn (2013), allevati tutti nel fattoria di John Burkel in Minnesota. Dopo la cerimonia ufficiale nel Giardino delle Rose, i pennuti vengono posti nei giardini della residenza “George Washington” a Mount Vernon, in alternativa alla fattoria da cui provengono. A Mount Vernon i tacchini restano esposti al pubblico, coprotagonisti degli eventi speciali previsti per il periodo natalizio e per la festa del 6 Gennaio. Dai tempi del presidente Harry Truman è sempre stato così. Il tacchino in questione, a cui viene dato un nome speciale per il suo nobile e squisito destino, è così ufficialmente investito della grande responsabilità di moltiplicarsi quando basta per sfamare tutti coloro che oggi non possono partecipare alla festa. Il Thanksgiving Day AD 2013, secondo i dati del dipartimento dell’Agricoltura americano, è segnato dall’evidenza che ben 50 milioni di persone si sono sfamate a fatica negli Usa. Per un terzo di questi, le risorse economiche sono state talmente scarse da costringerli a saltare un pasto al giorno o a ridurre le porzioni. I restanti due terzi hanno dovuto accontentarsi di alimenti economici e dannosi per la salute, senza considerare il triste fenomeno dell’obesità tra i bambini. Negli Usa si certa di contrastare la povertà con i Food Stamps e le mense per i poveri. Rispetto agli anni precedenti gli Americani sull’orlo della fame sono oltre 14 milioni in più, un record assoluto. Pare che la distribuzione di Food Stamps abbia raggiunto un dato storico, con oltre 37 milioni di persone a beneficiarne. L’allarme resta naturalmente alto per i bambini: una grossa fetta di questi poveri non raggiunge i 12 anni. Da qui nasce l’impegno di un gruppo “no profit” di associazioni americane che, grazie alla First Lady, hanno avviato una campagna per espandere il programma nutrizionale federale. Se il Presidente Barack Hussein Obama, dopo la grande riforma del sistema sanitario nazionale, si è posto l’obiettivo di ridurre drasticamente la fame giovanile entro il 2015, l’augurio nostro è che possa farlo grazie alla collaborazione dei Repubblicani nel Congresso. Un po’ d’America con il suo irresistibile vento di pace, efficienza e libertà fa sempre bene anche qui in Europa e in Italia, alle persone ed alle imprese, perché senza l’ottimismo e il taglio delle tasse non c’è futuro. “Salgono a 4,1 milioni di italiani che non possono permettersi pranzi e cenoni a Natale 2013 senza l’aiuto delle Istituzioni, delle organizzazioni o dei singoli cittadini, con un aumento del 10 percento sullo scorso anno”. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti, sulla base del “Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2013”, divulgata in occasione del primo baratto della solidarietà con la raccolta di vestiti, coperte e farmaci per i poveri in vista del Natale nel mercato degli agricoltori di Campagna Amica realizzato per la prima volta nelle vie dello shopping al centro di Milano in Corso Buenos Aires, da Porta Venezia a viale Tunisia. Una iniziativa per far conoscere i primati dell’agroalimentare italiano in vista dell’Expo 2015 senza dimenticare i più deboli con la possibilità di barattare del buon latte e dell’ottimo pomodoro offerti dagli agricoltori italiani in cambio di vestiti, coperte e farmaci da destinare ai più bisognosi in vista delle festività di Natale, in collaborazione con Fondazione Banco Farmaceutico Onlus e Caritas Ambrosiana. “Sul totale di 4,1 milioni di italiani indigenti ci sono ben 428.587 bambini con meno di 5 anni di età che nel 2013 hanno avuto bisogno di aiuto per poter semplicemente bere il latte o mangiare, con un aumento record del 13 percento rispetto allo scorso anno; ma ad aumentare con un tasso superiore alla media è stato anche il numero di anziani, ben 578.583 over 65 anni di età (+14 percento rispetto al 2012) che sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari. Accanto al numero di persone in difficoltà economica anche per mangiare in Italia – sottolinea la Coldiretti – è aumentata anche la solidarietà con un incremento del 22 percento nel numero di cittadini italiani che hanno aiutato qualcuno dal 2007 al 2012, un incremento maggiore rispetto alla media dei Paesi dell’Ocse”. Il 15 percento delle famiglie italiane ha offerto aiuto alimentare ai più bisognosi nel corso del 2013, ma sono molte le forme di solidarietà con cui si esprimono i cittadini in questo difficile momento secondo l’analisi Coldiretti/Ixè. “Se il dono alimentare è la forma più diffusa di sostegno, il 10 percento dei connazionali – precisa la Coldiretti – dichiara di aver prestato denaro a parenti e amici più del passato, l’8 percento di fare più volontariato e la stessa percentuale (8 percento) di aver aumentato le donazioni in denaro, mentre il 7 percento degli italiani ha fatto l‘elemosina anche per strada o ai semafori lungo gli incroci”. Quali sono le origini del Thanksgiving Day? È una festa tradizionale americana che si celebra sempre il quarto Giovedì di Novembre negli Stati Uniti e in Canada il secondo Lunedì di Ottobre. Le origini del Thanksgiving sono antiche. Venne festeggiato per la prima volta in Canada nel 1578 quando l’esploratore inglese Martin Frobisher arrivò nel nuovo continente e ordinò una cerimonia per ringraziare Dio della protezione data al suo gruppo durante la lunga e pericolosa traversata oceanica. Tuttavia, gran parte dei moderni nord Americani associano la tradizione della Festa del Ringraziamento ai Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America. Nel 1621, un anno dopo l’arrivo nel Nuovo Mondo a bordo della celebre nave Mayflower e nel seguente inverno rigido in cui molti di loro perirono a causa di tremende malattie, gli abitanti delle colonie celebrarono il successo del loro primo raccolto organizzando una festa, alla quale invitarono anche i Nativi Americani. Le proclamazioni (National Thanksgiving Proclamations) annunciano i ringraziamenti alla provvidenza di Dio negli eventi della nazione, come fu spiegato dal Presidente George Washington nella sua Proclamation del 1789: “for the many signal favors of Almighty God…in the lives of the people”. Durante la Guerra Civile il Presidente Abraham Lincoln (il kolossal Lincoln di Steven Spielberg, per la fotografia di Janusz Kaminski, ne celebra il coraggio) proclamò il Giorno del Ringraziamento “Giornata Nazionale del Ringraziamento e di lode religiosa”. Lincoln, eletto il 6 Novembre 1860, fu il primo Conservatore Innovatore Repubblicano a conquistare la carica presidenziale americana ed a battersi strenuamente per l’Unione degli States e l’affermazione dei diritti civili. “L’anno che si avvia alla fine – dichiara il Presidente Lincoln nella National Thanksgiving Proclamation del 1863 – è stato ricolmo della benedizione di campi fruttuosi e di cieli salubri. A queste munificenze, di cui godiamo così costantemente da essere portati a dimenticare la loro fonte, se ne sono aggiunte altre di natura così straordinaria da non poter che penetrare e addolcire anche i cuori abitualmente insensibili alla Provvidenza sempre vigile di Dio Onnipotente. In mezzo a una Guerra civile di ineguagliata portata e severità, che talvolta è sembrato invitare e provocare l’aggressione degli Stati stranieri, è stata preservata la pace con tutte le nazioni, è stato mantenuto l’ordine, sono state rispettate e obbedite le leggi ed è prevalsa l’armonia ovunque tranne che nel teatro del conflitto militare; mentre quel teatro si è grandemente ristretto con l’avanzare degli eserciti e delle marine dell’Unione. La necessaria deviazione della ricchezza e delle forze dai campi dell’industria pacifica alla difesa nazionale non hanno arrestato l’aratro, le navette o le navi; l’ascia ha allargato i confini dei nostri insediamenti e le miniere, di ferro come di carbone e dei metalli preziosi, hanno prodotto ancora più abbondantemente di prima. La popolazione è aumentata costantemente, nonostante le spoliazioni sul campo, l’assedio e il campo di battaglia; e al Paese, che gioisce nella consapevolezza di un aumento di forza e vigore, è permesso aspettarsi che continuino gli anni di grande aumento della libertà. Nessuna mente umana ha congegnato né alcuna mano mortale ha elaborato queste grandi cose. Esse sono i doni generosi dell’Altissimo Dio, il quale, mentre ci tratta con ira per i nostri peccati, si è nondimeno ricordato della sua misericordia. Mi è sembrato giusto e appropriato che essi fossero riconosciuti con solennità, riverenza e gratitudine, con un sol cuore e una sola voce, dall’intero Popolo americano. Invito pertanto i miei concittadini in ogni parte degli Stati Uniti, e anche coloro che si trovano in mare e che soggiornano in terre straniere, di designare e osservare l’ultimo giovedì di novembre prossimo, come giornata di ringraziamento e Lode al nostro Padre benefico che abita i Cieli”. Nessuno dei presidenti in carica dai tempi di Lincoln ha più omesso di emettere il Proclama annuale di Ringraziamento. Dietro la decisione del Presidente di riprendere la tradizione dei proclami ufficiali interrotta dopo Madison, ci fu la scrittrice Sarah Josepha Hale, una delle donne più importanti, benché poco riconosciuta, della storia americana, la quale influenzò il presidente a proclamare ufficialmente un Giorno di Ringraziamento, convinta che osservarlo avrebbe unito il Paese e lo avrebbe riappacificato, durante il periodo difficile della Guerra di Secessione. Nel 1941 il Congresso degli Stati Uniti la proclamò festa legale. Il Giorno del Ringraziamento coinvolge tutti i cittadini americani nel mondo e in patria, che si riuniscono in famiglia per ringraziare della benedizione provvidenziale ricevuta da Dio. È una tradizione iniziata all’epoca dei primi coloni europei che arrivarono in America in cerca di libertà. Oggi il Thanksgiving è in molti Stati degli Usa spesso abbinato a quattro o cinque giorni di ferie in un lungo weekend, con la chiusura di scuole, attività commerciali e professionali. Si torna a casa direttamente dai college e dalle università (in tempi di crisi economica, anche prima!) per partecipare alla festa. La vera chicca sono i tradizionali pranzi del Ringraziamento, veri e propri eventi sociali e familiari, ove sono serviti piatti e pietanze a profusione. A maggiore ragione oggi, in nome della tradizione e in piena crisi economica, si può capire lo sforzo compiuto da ogni famiglia americana: si viaggia in auto, in treno e in aereo per raggiungere i parenti lontani e ritrovarsi a celebrare insieme una giornata speciale. La partecipazione coinvolge grandi e piccini. Regna sovrano sua maestà il Tacchino ripieno, quale piatto principale, per la cui preparazione e cottura sono necessarie oltre 10 ore, tanto che spesso il Thanksgiving è chiamato anche Turkey’s Day. Ripieno di purea di patate dolci, salsa di mirtillo rosso americano, accompagnato da una casseruola di fagiolini verdi, granturco, rape, torta di pecan (crostata americana di noci) e torta di zucca. Tra le tantissime leccornie della serata spiccano le pietanze: apple sauce (salse di mele), cranberry sauce (salsa di mirtilli e barbabietole) e corn (mais). Piatti comunemente associati al pranzo, benché sia molto probabile che molti di questi ingredienti gastronomici non fossero neanche presi in considerazione durante il primo pranzo storico risalente al 1621. Spesso gli ospiti portano piatti preparati a casa per contribuire al pasto comunitario. La maggior parte dei piatti della versione tradizionale del Thanksgiving americano è a base di cibo dei nativi del Nuovo Mondo, seguendo la tradizione dei Padri Pellegrini che ricevettero questi ingredienti dai Nativi. In tutti i casi la tradizione classica attribuita al primo Thanksgiving comporta miti introdotti in un periodo successivo. L’uso del tacchino negli Stati Uniti precede la nazionalizzazione della festività in America da parte del Presidente Lincoln. Alexander Hamilton proclamò che nessun “citizen of the United States should refrain from turkey on Thanksgiving Day”. Il tacchino, inizialmente impopolare, nel 1857 divenne parte integrante del tradizionale pasto del Thanksgiving nel New England. I primi coloni della Plymouth Colony in Massachusetts erano particolarmente grati a Squanto, il Nativo Americano e schiavo degli inglesi, che insegnò loro come cacciare le anguille e coltivare il grano, e li servì quale interprete. Senza l’aiuto di Squanto i coloni avrebbero anche non potuto sopravvivere nel Nuovo Mondo. I coloni di Plymouth, i Pellegrini, subito dedicarono una festa appena terminato il primo raccolto nel 1621. Eseguirono una celebrazione autunnale con cibo, festeggiamenti e preghiere a Dio. Il Governatore di Plymouth invitò Grand Sachem Massasoit ed i Wampanoag perché si unissero ai festeggiamenti. Rimangono testimonianze scritte della festa nei diari di Plymouth. I coloni nutrirono i Nativi e li intrattennero per tre giorni, dopodiché i veri Americani ritornarono nella foresta, uccisero cinque cervi e li donarono al Governatore in regalo. Le feste del Pilgrims Thanksgiving furono un successo anche grazie alla generosità dei Nativi, oltre che allo stimolo d’interesse che suscitarono. Dal testo del Governatore William Bradford della Plymouth Bay Colony (of Plimoth Plantation) si apprende che dopo l’arrivo in Nord America gli inglesi continuarono a coltivare, come da tradizione agricola in Inghilterra, in una produzione comune mettendo ogni prodotto del raccolto in un unico calmiere e ripartendolo nella comunità. I primi tre raccolti del 1621, 1622 e 1623 furono scarsi. Nonostante il loro credo religioso, i Pilgrims cominciarono a rubare l’uno dall’altro, per non rischiare di morire di fame. Bradford abolì l’usanza del “farming in common” ed assegnò ad ogni famiglia un appezzamento di terra in proprietà. Motivati dalla “invisible hand” del capitalismo di Adam Smith e da interessi privati, i Pellegrini cominciarono ad ottenere ottimi raccolti, oltre 100 anni prima che Smith scrivesse le sue teorie! I coloni che avevano richiesto di smettere di lavorare a causa della loro età, ottennero il permesso di cominciare ad effettuare commerci con il surplus del raccolto in cambio di pellicce ed altri prodotti. Grazie agli incentivi organizzati, i Pilgrims ebbero successo nei raccolti dal 1623 fino al 1647, la fine della storia coloniale sotto il governo di Bradford. Numerose celebrazioni si svolgono per tutto il mese di Novembre in  Massachusetts. A Wilmington si tiene il Castleberry Fair Arts and Craft Festival, una vera tradizione per il fine settimana della Festa del Ringraziamento con più di 250 espositori che propongono oggetti d’arte ed artigianato, specialità culinarie e musica dal vivo. A Plymouth si svolgono parate, concerti ed eventi gastronomici, si possono gustate assaggi di chowder, zuppe e dolci per terminare con la classica cena a base di tacchino alla Plimoth Plantation. A Martha’s Vineyard la tappa è d’obbligo per l’Annual Thanksgiving Day Artisans Festival, il più grande Holiday Art Show con più di 85 artisti isolani. Qui si possono trovare ghirlande e ornamenti natalizi per iniziare il periodo dell’Avvento e un’ampia scelta di idee regalo dai migliori artisti ed artigiani. Altro luogo della tradizione è l’Old Sturbridge Village, un villaggio storico che organizza una tipica cena del Ringraziamento in New England di inizio Ottocento. A Boston e dintorni si trovano ottimi ristoranti per godere di un indimenticabile Thanksgiving Dinner: al Fireplace di Brookline, il menù prevede tutti i piatti tipici del New England con interessanti varianti. Oltre al tacchino ripieno tradizionale, viene proposto anche quello con focaccia di mais, salsiccia e pancetta affumicata del New Hampshire oppure con mele, salvia e cipolle caramellate. L’Eastern Standard di Boston serve una cena di tre portate al prezzo di 50 dollari con una varietà di stuzzichini che andranno dalla zuppa a base di zucca arrosto fino alle ostriche al forno; come piatti principali non mancheranno il tacchino ed un gustoso tortino di aragosta; come dolci, torta di noci pecan e torta di mele. Il Restaurant Dante di Cambridge, oltre al tradizionale tacchino, offre un menù composto da tre portate. Le proposte comprendono zuppa di porcini e castagne con mostarda di pere, come portata principale: tacchino, anatra, manzo oppure un’opzione vegetariana con ripieno di castagne, purea di patate, patate dolci fritte, cavolini di Bruxelles allo sciroppo d’acero e gravy vegetariano. E varie torte ripiene con mele, zucca, cioccolato, noci e ricotta. L’Upstairs on the Square di Cambridge prepara un menù particolarmente adatto ai vegetariani. Consiste di quattro portate: zuppa di zucca arrosto seguita da fette di arancio e pompelmo con avocado su crema di lattuga e zucca al forno. Come dessert biscotti al cioccolato con mousse di zucca. Per gli amanti della carne: tacchino arrosto, carne alla griglia, salmone dell’Atlantico e costoletta di maiale alla salvia. Ma la Festa del Ringraziamento non è solo una tradizione americana. Custodi di un territorio amato e servito, i cristiani cattolici di tutto il mondo rendono omaggio ai frutti della Terra nel loro particolare Giorno del Ringraziamento cattolico, una festa (la seconda domenica di Novembre) che nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana invita ogni anno le comunità cristiane a rinnovare a Dio, Signore del cielo e della terra, sentimenti di vera gratitudine per la ricchezza dei doni del creato, con un serio esame di coscienza. “Tra le questioni essenziali – afferma Benedetto XVI – come non pensare ai milioni di persone, specialmente alle donne e ai bambini, che mancano di acqua, di cibo, di un tetto? Lo scandalo della fame che tende ad aggravarsi, è inaccettabile in un mondo che dispone dei beni, delle conoscenze e dei mezzi per porvi fine. Esso ci spinge a cambiare i nostri modi di vita, ci richiama l’urgenza di eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente e uno sviluppo umano integrale per oggi e soprattutto per domani”. Alla luce della più grave crisi economica mondiale a memoria d’uomo che l’Italia ricordi e dei cambiamenti climatici planetari inarrestabili, queste parole di Benedetto XVI, insieme a quelle di Papa Francesco, si elevano a supremo monito per la nostra sopravvivenza. “Nel rapporto tra l’Eucaristia e il Cosmo – ricorda Benedetto XVI nell’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis – scopriamo l’unità del disegno di Dio e siamo portati a cogliere la profonda relazione tra la creazione e la ‘nuova creazione’, inaugurata nella risurrezione di Cristo, nuovo Adamo. Ad essa noi partecipiamo già ora in forza del Battesimo (Col 2,12s) e così alla nostra vita cristiana, nutrita dall’Eucaristia, si apre la prospettiva del mondo nuovo, del nuovo cielo e della nuova terra, dove la nuova Gerusalemme scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (Ap 21,2). Nella responsabilità che deve accompagnare la nostra attività, con speranza e profonda riconoscenza, possiamo continuare il nostro cammino contemplando fin d’ora la nuova creazione, i cieli nuovi e la terra nuova, accompagnati dalle parole profetiche dell’Apocalisse:“Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi”(Ap 7,16–17)”. Il mondo agricolo italiano, insieme alla Chiesa, ringrazia Dio per i frutti della Terra con feste provinciali e regionali del Ringraziamento e sante messe speciali. L’appuntamento è accolto a braccia aperte da chi lavora la terra in molte regioni italiane (da tanti giovani) a dimostrazione del fatto che l’economia reale con i suoi valori autentici aborre la crisi scatenata dalla finanza mondiale e dai mediocri politicanti. È una festa che viene da lontano ed ha le sue origini in Italia nel lontano 1951 per iniziativa della Coldiretti. Da allora puntualmente viene celebrata la seconda domenica di novembre e a livello locale viene riproposta nel periodo che va dalla festa di San Martino (11 Novembre) alla festa di Sant’Antonio Abate (17 Gennaio). Nel 1973, con la pubblicazione del documento pastorale “La Chiesa e il mondo rurale italiano”, i Vescovi italiani hanno assunto questa giornata come occasione opportuna di riflessione ed evangelizzazione dell’intera chiesa locale. Si legge nel documento: «Si curi la Giornata del Ringraziamento in modo da renderla significativa per l’intera Chiesa particolare, oltre che occasione propizia per l’evangelizzazione del mondo rurale». Così dal 1974, ogni anno, i Vescovi italiani offrono un messaggio che guida la riflessione e la preghiera. Nel 2005 la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace ha ritenuto opportuno aggiornare il documento del 1973 con la nota “Frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Mondo Rurale che cambia e Chiesa in Italia”. Già a partire dal 1999 e poi sulla scia del grande evento del Giubileo del mondo agricolo, 12 Novembre 2000, l’Ufficio Nazionale CEI per i problemi sociali e il lavoro coordina e programma questa giornata in collaborazione con le associazioni di ispirazione cristiana che operano nel mondo rurale: Acli Terra, Coldiretti, Fai Cisl , Feder.Agri-Mcl, Ugc Cisl. Nel messaggio per la 63ma Giornata nazionale del Ringraziamento (Domenica 10 Novembre 2013) i Vescovi italiani, vicini ai giovani agricoltori, elevano a “Dio, Padre provvidente, un inno vivissimo di lode per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Non è forse la fede nella gioia di un raccolto abbondante, solo intravisto, a guidare le sue mani nella necessaria potatura, dolorosa ma vitale? E quando il corpo si piega per la fatica, che cosa lo sorregge e ne asciuga il sudore se non questa visione di fede, che allarga gli orizzonti e apre il cuore?”. Si ringrazia Dio per i doni della terra che legano la parola Speranza alla terra lavorata dalle giovani braccia. I Vescovi italiani hanno scelto di accompagnare questa ritrovata Speranza con l’invito: “Certo, tra voi c’è anche chi lavora in campagna rassegnato, perché non ha trovato altro e forse vorrebbe una realtà di lavoro diversa, magari più gratificante. Non rassegnatevi, ma siate protagonisti, trasformando la necessità in scelta, immettendo in essa una crescente motivazione che si farà qualità di vita per voi, per le vostre famiglie, per i vostri paesi”. Un pensiero va agli schiavi del nostro tempo: “Pensiamo anche ai giovani immigrati, che lavorano nei campi, negli allevamenti, nella raccolta della frutta. Anche a voi suggeriamo di fare di tutto per esprimere una qualità e una professionalità crescente, in particolare attraverso lo studio e la conoscenza delle lingue, per farvi apprezzare ed entrare così a fronte alta nel mercato del lavoro rurale, che vi riconosce ormai indispensabili. Agli imprenditori agricoli italiani chiediamo di valorizzare la passione lavorativa di chi arriva nelle nostre terre, creando le condizioni per un’inclusione e un’integrazione graduale, consapevoli che solo così tutti ne avranno vantaggio. Non ci sia sfruttamento, ma rispetto, valorizzazione e dignità”. Cinque sono i punti del documento ecclesiale. “È importante alimentare l’apprezzamento, da parte di tutta la società per il lavoro della terra, affinché tutti i lavoratori vedano riconosciuta la stessa dignità di altre vocazioni, anche in termini economici. La burocrazia è impacciata nell’attuazione di miglioramenti fondiari; le risorse finanziarie sono difficilmente reperibili; il credito non viene concesso agevolmente dalle banche. Le nostre comunità cristiane accompagnino i giovani impegnati nel lavoro dei campi e chi va in pensione metta gratuitamente a disposizione dei giovani la propria esperienza imprenditoriale o amministrativa così da contribuire alla crescita del bene comune. Per impedire lo spopolamento dei nostri paesi di montagna, è urgente investire sulle comunicazioni (strade e reti telematica), solo così i nostri giovani saranno invogliati a non cercare altrove possibilità di lavoro e con la formazione di nuove famiglie si rallenterà lo spopolamento dei nostri piccoli centri di montagna. Le associazioni e i movimenti cattolici accompagnino i giovani imprenditori agricoli; nessuno da solo può pensare di restare sulla terra come imprenditore agricolo: troppe sono le fatiche e gli ostacoli. I giovani vanno spronati a fare alleanza fra le generazioni. Condividere fraternamente quello che abbiamo (come fece San Martino con il suo mantello) poiché la fraternità è il fondamento e la via per la pace. Solo da questo stile di condivisione nascerà la fiducia nelle cooperative e nei consorzi, nei quali è possibile realmente diffondere il prodotto tipico di una terra, trasformandolo da marginale a identitario”. C’è una certezza nella Speranza invocata dai Vescovi ed è quella che la terra non smette di essere generosa. I Vescovi evidenziano che proprio il lavoro dei campi si fa metafora efficace della fede, e che coloro che “sono immersi nella bellezza e nell’operosità del lavoro rurale” possono cogliere in modo speciale quella “mano creatrice e provvidenziale di Dio che nutre i suoi figli”. Infatti “guai – è il monito dei presuli italiani – se dimenticassimo la relazione d’amore e di alleanza che Dio ha intrecciato con noi, e che diventa vivissima davanti ai frutti della terra”. La Chiesa italiana sottolinea la valenza educativa della Giornata del Ringraziamento, in particolare per i giovani, molti dei quali negli ultimi anni riscoprono il valore del lavoro nei campi: “nel ritorno alla terra possono aprirsi nuove prospettive per loro e insieme un modo nuovo di costruire il futuro di tutti noi”. Nel messaggio dei presuli trova spazio uno speciale ringraziamento per le Cooperative agricole che gestiscono terreni abbandonati, talvolta sottratti alla malavita organizzata:“la bellezza di una terra riscattata che da deserto diventa giardino, parla da sé: non solo cambia il paesaggio, ma soprattutto rincuora l’animo di tutti. Una terra coltivata è una terra amata”. È evidente l’esortazione a riconoscere l’importanza dell’economia rurale, come occasione di valorizzazione e rilancio delle risorse e delle tipicità dei diversi territori. “Ringraziare è sempre un gesto alto e bello, che nobilita chi lo compie. Per noi è un atto doveroso, soprattutto al termine di un anno agricolo segnato dalle conseguenze di una grave crisi economica e finanziaria, ma anche gravido di quella speranza che sgorga dal primato che riconosciamo a Dio solo”. È evocativa l’espressione sviluppata da Benedetto XVI in suo viaggio in Germania: “Solo con Dio c’è futuro”. Dunque “anche nelle nostre campagne! Solo con Dio, infatti, c’è il gusto del lavoro. Solo con lui il sudore della fronte è asciugato da mani solidali. Dio entra così nelle nostre fatiche, si fa compagno di strada di ogni nostro passo, verso mete di luminosa speranza. Nelle nostre terre, in ogni angolo d’Italia, ne sono segno perenne le tante pievi di campagna: sono chiese semplici, belle, a misura d’uomo. Per secoli sono state compagne di viaggio nelle mille vicende, segnate dalla fatica e dalla speranza, del nostro vivere sociale. Queste pievi, amate e curate, testimoniano che Dio è lo sposo fedele delle nostre terre. Ci dicono con eloquenza che noi apparteniamo a lui, che con Dio possiamo davvero aspirare a un futuro di benessere e di forza. Vere catechesi di bellezza, ci ricordano che Dio va messo al primo posto, perché solo allora ogni altra realtà sta al suo giusto posto. Quando, invece, non c’è Dio nella vita delle nostre campagne, anche il pane non solo non ci sazia, ma anzi si trasforma in pietra, pesante e rude. Quando viviamo nell’egoismo, nella chiusura del cuore e delle mani, nel latifondo e nei respingimenti, nell’inquinamento delle terre, nella speculazione sul grano, nel lavoro nero degli immigrati, il nostro pane diventa pietra e serve a innalzare muri tetri e invalicabili. Al contrario, se con la forza del Vangelo e la chiarezza della dottrina sociale della Chiesa sapremo porre Dio al vertice di ogni nostra fatica, allora ogni lavoro diverrà pane che sazia, le nostre mani si apriranno all’accoglienza fraterna e gli immigrati saranno accolti e rispettati nella loro dignità di persone. Così il grano biondeggerà sulle nostre colline, per farsi pane condiviso, offerto al cielo da comunità ospitali e vivaci, fedelmente vicine alla gente dei campi e delle montagne. Se la terra sarà amata come dono gratuito di Dio Padre, sarà anche custodita da imprenditori agricoli intelligenti e attivi, capaci di speranza, pronti a investire, per “intraprendere” anche con notevoli rischi economici. Vorremmo, in particolare, esprimere la nostra ammirazione e benedire l’opera di quei giovani imprenditori che hanno scelto di ritornare alla terra, nel lavoro agricolo. Essi sono cresciuti più del sei per cento in tutta Italia, indice di un riscoperto amore alla terra, scelta per vocazione e non per costrizione. È consolante constatare che proprio nell’agricoltura le nuove leve stanno ritrovando dignità e forza”. Non basta, però, ammirare chi investe nella terra. Bisogna abbassare le tasse e difendere la produzione agricola biologica italiana. “Questi giovani vanno aiutati e accompagnati, a cominciare da un chiaro impegno educativo, nella linea degli Orientamenti pastorali per il decennio Educare alla vita buona del vangelo. È un impegno che parte dalla scuola, dove si apprende la stima per ogni arte e ogni impiego. Tutti i lavori hanno pari dignità, perché è l’uomo a dare dignità al lavoro e non il lavoro a rendere grande l’uomo: il lavoro, infatti, è fatto per l’uomo! In quest’azione di sostegno e promozione, è decisivo il ruolo degli istituti di credito: pensiamo, in particolare, alla nobile tradizione delle casse rurali, oggi banche di credito cooperativo, nate all’interno delle comunità ecclesiali e che tanto hanno giovato a trasformare le campagne, costituendone un elemento di garanzia e di sviluppo sociale, economico e culturale (cfr “Frutto della terra e del nostro lavoro”, n. 17). È anche evidente che, in una crisi tanto dura, non dovranno certo essere le campagne a pagare il prezzo più alto. Per questo va rilanciata la cooperazione, perla di autentica crescita in tante terre d’Italia. Dio, Padre provvidente, ci doni stagioni ricche di frutti e terre benedette, perché non manchi mai il pane fragrante sulle nostre mense e il pane del cielo nelle nostre chiese”. A dimostrazione del fatto che la Chiesa Cattolica vuole che i giovani italiani riscoprano il valore del lavoro dei campi, in primis nelle sue campagne. Benedetto XVI ricorda che nel contesto dell’Anno della fede, il tema della 62ma Giornata del Ringraziamento – “Confida nel Signore e fa’ il bene: abiterai la terra (Sal 37,3)” – “richiama la necessità di uno stile di vita radicato nella fede, per riconoscere con animo grato la mano creatrice e provvidente di Dio che nutre i suoi figli”, rinvolgendo “un saluto e un augurio a tutti gli agricoltori”, ribadendo “l’unità inscindibile tra fede e carità” e sottolineando come “nessun gesto di bontà è privo di senso davanti a Dio, nessuna misericordia resta senza frutto. La Vergine Maria è esempio perfetto di chi offre tutto se stesso confidando in Dio; con questa fede ella disse all’Angelo il suo ‘Eccomi’ e accolse la volontà del Signore. Gesù ci invita ad avere uno sguardo buono e giusto sulle persone e sugli avvenimenti. Spesso, noi ci lasciamo impressionare e condizionare dalle apparenze e dagli slogan che snaturano le cose. Cerchiamo di guardare oltre ciò che sembra per vedere la scintilla di bontà che può rendere più chiaro il nostro giudizio. Così il nostro rapporto con Dio sarà più vero e le nostre scelte saranno più libere. L’umiltà ci insegna che noi valiamo quello che siamo di fronte a Dio”. Il tema della gratitudine dell’uomo verso Dio, è spiegato nel Catechismo Chiesa Cattolica. “In quanto creature, queste realtà sensibili possono diventare il luogo in cui si manifesta l’azione di Dio che santifica gli uomini, e l’azione degli uomini che rendono a Dio il loro culto. Ugualmente avviene per i segni e i simboli della vita sociale degli uomini: lavare e ungere, spezzare il pane e condividere il calice possono esprimere la presenza santificante di Dio e la gratitudine dell’uomo verso il suo Creatore”(1148). “Nell’Antica Alleanza il pane e il vino sono offerti in sacrificio tra le primizie della terra, in segno di riconoscenza al Creatore. Ma ricevono anche un nuovo significato nel contesto dell’Esodo: i pani azzimi, che Israele mangia ogni anno a Pasqua, commemorano la fretta della partenza liberatrice dall’Egitto; il ricordo della manna del deserto richiamerà sempre a Israele che egli vive del pane della Parola di Dio. Il pane quotidiano, infine, è il frutto della Terra promessa, pegno della fedeltà di Dio alle sue promesse. Il “calice della benedizione”(1 Cor 10,16), al termine della cena pasquale degli Ebrei, aggiunge alla gioia festiva del vino una dimensione escatologica, quella dell’attesa messianica della restaurazione di Gerusalemme. Gesù ha istituito la sua Eucarestia conferendo un significato nuovo e definitivo alla benedizione del pane e del calice”(1334). “L’Eucaristia è un sacrificio di ringraziamento al Padre, una benedizione con la quale la Chiesa esprime la propria riconoscenza a Dio per tutti i suoi benefici, per tutto ciò che ha operato mediante la creazione, la redenzione e la santificazione. Eucaristia significa prima di tutto: “azione di grazie”(1360). “Poiché Cristo stesso è presente nel Sacramento dell’altare, bisogna onorarlo con un culto di adorazione. La visita al Santissimo Sacramento “è prova di gratitudine, segno di amore e debito di riconoscenza a Cristo Signore”(1418). “I comandamenti propriamente detti vengono in secondo luogo; essi esprimono le implicanze dell’appartenenza a Dio stabilita attraverso l’Alleanza. L’esistenza morale è risposta all’iniziativa d’amore del Signore. È riconoscenza, omaggio a Dio e culto d’azione di grazie. È cooperazione al piano che Dio persegue nella storia”(2062). “Adorare Dio è riconoscere, nel rispetto e nella sottomissione assoluta, il “nulla della creatura”, la quale non esiste che da Dio. Adorare Dio – come fa Maria nel “Magnificat” – è lodarlo, esaltarlo e umiliare se stessi, confessando con gratitudine che Egli ha fatto grandi cose e che Santo è il Suo nome. L’adorazione del Dio unico libera l’uomo dal ripiegamento su se stesso, dalla schiavitù del peccato e dall’idolatria del mondo”(2097). “È giusto offrire sacrifici a Dio in segno di adorazione e di riconoscenza, di implorazione e di comunione: “Ogni azione compiuta per aderire a Dio rimanendo con lui in comunione, e poter così essere nella gioia, è un vero sacrificio”(Sant’Agostino, De civitate Dei 10,6)”(2099). La Festa del Ringraziamento per il raccolto è negli Usa una delle più grandi e importanti dell’anno. Nel corso della storia, le diverse culture di tutto il mondo hanno festeggiato la stagione del raccolto in Autunno. Le feste del raccolto erano anche un momento per manifestare gratitudine con cerimonie legate anche alle funzioni religiose. Il complesso quadro economico-politico internazionale e la crisi ambientale globale sembrano aver sortito strani effetti alla nostra stessa agricoltura. Non mancano certamente segnali incoraggianti sul ruolo che può svolgere l’agricoltura per la ripresa dell’Italia in termini economici ed occupazionali per le giovani generazioni. Solidali con il popolo della Sardegna colpito dall’alluvione. Che Dio ci protegga e benedica! Hag Sameach!

Nicola Facciolini

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