Parole di un’’ombra da una tomba

Una punizione è giusta solo quando è intesa al bene di chi la deve subire”. (John Stuart Mill) Dopo l’’appello al parlamento del Presidente della Repubblica sulla disumanità delle nostre Patrie Galere e la Presentazione della Proposta delle 3 leggi sull’’introduzione del reato di tortura, diritti costituzionali e sovraffollamento delle carceri, anch’’io desidero dire qualcosa, […]

ombraUna punizione è giusta solo quando è intesa al bene di chi la deve subire”.

(John Stuart Mill)

Dopo l’’appello al parlamento del Presidente della Repubblica sulla disumanità delle nostre Patrie Galere e la Presentazione della Proposta delle 3 leggi sull’’introduzione del reato di tortura, diritti costituzionali e sovraffollamento delle carceri, anch’’io desidero dire qualcosa, soprattutto perché la prigione in Italia è un mondo ignoto per tutti quelli che sono liberi e il Ministero della Giustizia ci tiene a non fare conoscere l’’inferno che hanno creato e che mal governano.

Si vuole che i detenuti prendano coscienza e la stessa coscienza di fatto viene distrutta, si vuole i detenuti più responsabili e di fatto viene negata ogni responsabilità.

Ci vogliono costruttivi e ci denigrano facendoci sentire uomini inutili, uomini persi, uomini stupidi.

Ci vogliono non violenti, ma si crea nella realtà un ambiente più violento, negandoci la parola su tutte le violenze che ogni giorno siamo costretti a subire con il ricatto di stare peggio se si protesta.

Io ritengo che bisognerebbe riconoscere ai detenuti un ruolo attivo, non da semplici frequentatori delle patrie galere.

Per questo ci tengo che si sappia che il carcere in Italia è violenza, pura violenza, non è certo una medicina, anzi è il peggiore dei mali.

E non è con il carcere o con la giustizia delle catene che si “educa”, ma, piuttosto, con l’amore, e l’’amore in carcere è la cosa che manca più di tutto.

L’’altro giorno andando in infermeria per una visita medica mi sono affacciato alla finestra e da lassù, non coperto dal muro di cinta, si vedeva tra le sbarre una panoramica da mozzare il fiato.

Vedevo gli alberi, il verde, le macchine, le case, insomma vedevo il mondo dei vivi, il mondo che io ho perduto per sempre.

E mi sentivo come un bambino che guardava la vetrina di un negozio di giocattoli.

Dopo la visita, mentre rientravo in cella, pensavo con tristezza che il mio mondo fuori se ne è andato, ora non ho altro che questo mondo dentro, l’’unico mondo che ormai possiedo: un mondo da incubo.

Grazie di avermi letto, ascoltato e capito.

Un sorriso fra le sbarre.

Carmelo Musumeci

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