Visioni del futuro, la fine del Mondo per mano dei politicanti e non dei Maya

“La campana suonerà di allegrezza quando il re sotto la montagna tornerà ma tutto si disferà con tristezza e il lago brillerà e brucerà”(J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit). La fine del Mondo sarà per mano dei politicanti e non dei Maya, se in Italia non prevarrà la Società della Conoscenza nell’Anno Domini 2014, il centenario dello […]

Hobbiton“La campana suonerà di allegrezza quando il re sotto la montagna tornerà ma tutto si disferà con tristezza e il lago brillerà e brucerà”(J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit). La fine del Mondo sarà per mano dei politicanti e non dei Maya, se in Italia non prevarrà la Società della Conoscenza nell’Anno Domini 2014, il centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. La pessima interpretazione del Calendario Maya nel 2012 si è rivelata più che fondata, affondando in un oceano di vergogna gli autori e gli editori di tomi pubblicati all’uopo per fare affari sul borsellino di milioni di persone. Le varianti del Giorno del Giudizio sono note. In verità, periremo tutti, prima o poi, sulla base delle Leggi delle Natura, come programmato nel nostro Dna, e secondo le regole quantistiche dell’Universo in cui viviamo, nel quale gli accidenti casuali condizionano pesantemente le nostre libertà fondamentali piccole e grandi. È altresì noto ciò che resta della sovranità degli Italiani tartassati dai politicanti. In Italia dal 1° Gennaio 2014 ogni famiglia pagherà mediamente 1400 euro di tasse in più, per la felicità di un sistema obsoleto che spedisce regolarmente al Creatore, per suicidio, mediamente tre Italiani al giorno, lavoratori e imprenditori sani di mente che hanno perso la speranza in un futuro migliore! Essi sono i nostri fratelli, le nostre sorelle, i nostri santi martiri del XXI Secolo, vittime dell’indifferente burocrazia palaziale, della crisi economica generata dall’irresponsabilità politica, dal Drago rosso dell’Apocalisse, la causa di ogni male sulla Terra. Felice Anno Nuovo 2014! Che sia autenticamente un nuovo anno prospero, fortunato e degno di persone libere, sovrane e forti in Italia e nel Mondo, capaci di abbattere il Drago maligno come suggerisce l’arciere Bart nel capolavoro di J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit. I segni del cielo non preannunciano nulla di buono o cattivo: il nostro destino dipende esclusivamente da ciascuno di noi. Tutte le comete e i meteoriti, senza contare quello di Čebarkul, finora sono volati accanto alla Terra, sbriciolati dalla nostra atmosfera, da quella gioviana e solare, lasciando il nostro povero Mondo intatto, grazie a Dio. Possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo? Certo che no. I disastri naturali peggiori sono scientificamente tutti nel futuro. L’importante è esserne coscienti, consapevoli e pronti. Per il 2014, come al solito, vengono proposte altre varianti del Giorno del Giudizio che stavolta hanno le loro radici in miti e leggende di qualche popolo nordico estinto da tempo. Che i capolavori cinematografici della Marvel Comics sull’eroe Thor magicamente hanno richiamato in vita. Nel 2014 sarà il turno degli antichi Vichinghi a intimorire i “deboli di cuore” con una vicina e inevitabile fine cosmica del Mondo, secondo le più classiche, fosche e infondate previsioni di “maghi” e “cartomanti” di turno? La Terra verrà forse distrutta da alcune nubi acide di polveri cosmiche provenienti dal centro della Galassia, che spazzeranno via tutto sul loro cammino, da una Ipernova o da una stella nera? In verità, ben prima che questi fenomeni naturali scateneranno le loro spaventose energie sulla Terra, gli Italiani diventeranno sempre più poveri, nonostante le finte marce forzate e rivoluzioni di velluto, con le altrettanto finte sceneggiate di clown, saltimbanchi e marionette in servizio permanente effettivo per dare libero sfogo alle paure di cittadini allo stremo! In verità, la Gran Bretagna supererà la Francia e la Germania diventando la maggiore economia in Europa entro l’Anno Domini 2030. È la previsione scientifica del Centre for Economic and Business Research (Cebr). Un regime fiscale leggero, l’indipendenza dall’Euromoneta e una popolazione in crescita grazie all’ingresso di Italiani meritevoli, sono i tre fattori positivi decisivi che contribuiranno a far salire il Pil britannico di Sua Maestà dagli attuali 1.590 milioni a 2.640 milioni di Sterline nei prossimi quindici anni, come riferisce l’autorevole “Il Sole 24 Ore”. A livello globale la Gran Bretagna scenderà in classifica, passando dall’attuale sesta posizione alla settima, a causa dell’inesorabile ascesa delle economie emergenti. La Cina, grazie anche alle spese folli degli Italiani, supererà gli Stati Uniti d’America diventando la prima economia al mondo nel 2028. L’India che ora è in decima posizione salirà al terzo posto spodestando il Giappone. Il Brasile passerà dal settimo al quinto posto, mentre il Messico entrerà in classifica al nono posto. L’Italia che nel 2013 è in ottava posizione, uscirà con le ossa rotte dalla sfida globale, cioè sparirà del tutto dalla lista dei Top Ten scendendo al quindicesimo posto! Nigeria, Iraq, Egitto e Filippine entreranno nella classifica delle prime trenta economie al Mondo. Il Centre for Economic and Business Research prevede che nei prossimi quindici anni il Prodotto Interno Lordo tedesco continuerà a crescere ma a un ritmo più lento, passando dagli attuali 2.200 miliardi a 2.690 miliardi di Sterline. La popolazione che invecchia, la debolezza dell’Euro senza gli Stati Uniti d’Europa politici e le incertezze sull’Eurozona si riveleranno ostacoli insuperabili. La Germania entro il 2030 sarà superata dalla Gran Bretagna. Il sorpasso dell’economia britannica su quella francese avverrà entro il 2018, secondo lo studio. La Francia, attualmente al quinto posto nella classifica globale, scivolerà fuori dalla Top Ten a causa di una crescita debole, soffocata da un regime fiscale punitivo, e verrà superata dalla Turchia. “Prevediamo che la Gran Bretagna diventerà la seconda economia occidentale dopo gli Stati Uniti – rivela lo studio del Cebr – una situazione demografica positiva con un’immigrazione che continua, una minore vulnerabilità ai problemi dell’Eurozona rispetto agli altri Paesi europei e un regime fiscale benevolo in confronto ai vicini, incoraggeranno una crescita più rapida degli altri Paesi occidentali. Entro il 2029 la Gran Bretagna avrà quasi raggiunto la Germania e prevediamo che superi la Germania intorno al 2030, diventando la maggiore economia dell’Europa occidentale”. Sempre che prima non vengano fondati gli Stati Uniti d’Europa grazie al nuovo Partito Conservatore innovatore di un novello Abramo Lincoln made in Europe. Il fatto è che la capacità di rilanciare le esportazioni e trovare nuovi mercati, è fondamentale per le prospettive di crescita di un Paese. In questo oggi la Francia, sempre secondo lo studio, sta fallendo ed anche la Gran Bretagna rischia di trovarsi indietro. La crescita è ripartita ma spinta dai consumi interni invece che dalle esportazioni, rileva il Cebr. Altri tre fattori di rischio per l’economia britannica sono i continui dissidi con l’Unione Europea, i limiti all’immigrazione e la possibile separazione della Scozia in seguito al referendum previsto per il 2014. Questa sì che potrebbe essere la fine per l’Inghilterra, senza gli Stati Uniti d’Europa politici. Ma torniamo alle altre “fini” del Mondo. Nella prima variante troviamo la data fatidica di Ragnarök del 22 Febbraio 2014 che secondo gli scienziati non sarà per nulla diverso da tutti i giorni precedenti o successivi. I media stanno cercando di creare intorno a questa data la stessa agitazione che si era creata per la pessima interpretazione del Calendario Maya. Infatti, nei miti di Ragnarök, parola che è spesso tradotta come “la morte degli dei”, non vi è alcuna menzione di una data specifica. Se si prendono in considerazione gli eventi che precedono la fine del Mondo nelle credenze germano-scandinave e li si confronta con quelli attuali, diventa evidente che si tratta solo di una pura speculazione. Nella raccolta di canzoni sugli dèi antichi islandesi e sugli eroi, “The Elder Edda” e “The Younger Edda”, si fa riferimento ad un “terribile inverno” della durata di tre anni, il Fimbulvinter, che dovrebbe precedere Ragnarök. Il nome è composto da “ragna”, il genitivo plurale di “regin”, dèi-poteri organizzati, e il plurale neutro “rǫk”, fato-destino-meraviglie (genitivo: raka) poi confuso con “røkkr”, il crepuscolo. Il termine più antico è “ragnarǫk” che significa Fato degli dèi. Ragnarøkkr significa Crepuscolo degli dèi ed è la denominazione più celebre dei Ragnarǫk, grazie anche all’opera di Richard Wagner, Götterdämmerung. Gli storici hanno corretto la traduzione e il francese Claude Lecouteux ha sostenuto che il significato originario sia Giudizio Delle Potenze. I Ragnarǫk sono noti principalmente grazie a tre fonti: Völuspá (Profezia della veggente), Vafþrúðnismál (Discorso di Vafþrúðnir) e Gylfaginning (Inganno di Gylfi). Völuspá è il primo e più famoso poema dell’Edda poetica: racconta la storia della Creazione del Mondo e la sua futura fine narrata da una “völva” o veggente che parla ad Odino. È una delle più importanti fonti primarie per lo studio della mitologia norrena che ha ispirato i capolavori assoluti del professore cattolico britannico J.R.R. Tolkien, autore de Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli e il Silmarillion. La profezia inizia con un discorso ad Odino. La veggente inizia a narrare la storia della creazione del mondo in una forma ridotta, spiega come abbia ottenuto la sua conoscenza, l’origine dell’onniscienza di Odino ed altri segreti degli dèi di Ásgarðr, cioè di Asgard, il Mondo di Odino e Thor, celebrati al cinema e chiaramente ispirati anche dalla Marvel Comics. La veggente parla di avvenimenti passati e futuri, toccando la maggior parte dei miti norreni, come la morte di Baldr avvenuta per mano di Höðr, architettata con l’inganno da Loki, e racconta la fine del mondo, il Ragnarök, e la sua seconda venuta. Il poema è interamente conservato nel Codex Regius dell’Anno Domini 1270 e nei manoscritti dell’Hauksbók dell’A.D.1334. Buone parti della storia vengono citate nell’Edda in prosa di Snorri Sturluson dell’A.D. 1220. Il Codex Regius è composto da 63 strofe. Il poema si apre con la veggente che dice ai figli terrestri di Heimdallr di fare silenzio e chiede ad Odino se voglia che lei declami le antiche tradizioni e leggende, affermando di ricordare ancora i giganti che molto tempo prima l’hanno allevata. Così inizia a narrare il Mito della Creazione: il Mondo era vuoto finché i figli di Borr fecero emergere la Terra dalle acque del mare. Gli Æsir misero ordine nel Cosmo trovando un posto per il Sole, la Luna e le stelle, dando così inizio al ciclo del giorno e della notte. Seguì un’epoca meravigliosa, durante la quale gli Æsir disposero di oro in grande abbondanza, costruendo con gioia i templi e ogni altra meraviglia. Ma poi dallo Jötunheimr arrivarono tre giovani e potenti gigantesse. E l’età dell’oro ebbe così fine. Gli Æsir allora crearono i Nani Norvegesi, i più potenti dei quali sono Mótsognir e Durinn. Dopo 10 delle 66 stanze di cui è composto il poema, iniziano sei stanze che contengono semplicemente un elenco di nomi di Nani. È il Dvergatal, il Catalogo dei Nani. Dopo si racconta la creazione di Askr ed Embla, il primo uomo e la prima donna, e si descrive lo Yggdrasill, l’albero del mondo. La veggente ricorda allora gli eventi che condussero alla prima guerra di tutti i tempi e come si svolse la lotta tra gli Æsir e i Vanir. La veggente rivela ad Odino di conoscere alcuni dei suoi segreti, e sa che cosa egli abbia sacrificato per ricercare il sapere. Gli dice che sa di Mimir e dove sia finito il suo occhio, e come lui l’abbia ceduto in cambio dell’onniscienza; continuamente gli chiede se voglia ascoltare oltre. Lo avverte che seguirà la narrazione di terribili avvenimenti. L’assassinio di Baldr, il migliore e il più giusto degli dèi, la ribellione di Loki e di altri, come infine tutti gli dèi periranno quando il fuoco e la violenza delle acque travolgeranno il cielo e la terra mentre gli dèi combattono la loro ultima battaglia contro i loro nemici. Questa è la sua profezia, questo è il destino degli dèi: il Ragnarök. E descrive i richiami alla battaglia e le sofferenze personali di ogni dio. Narra la tragica fine di molti degli dèi e come Odino stesso venga ucciso. Alla fine, dalle ceneri dei morti e dalla distruzione risorgerà un mondo meraviglioso dove Baldr vivrà nuovamente, un mondo nuovo nel quale la Terra darà messi in abbondanza senza nemmeno bisogno di essere seminata. Dove i tronfi politicanti italiani saranno solo un lontano ricordo! Quest’opera ebbe anche un discreto influsso sulle opere di Tolkien: il professore britannico cattolico, ad esempio, trasse dalle stanze 9-16 che elencano i nomi dei Nani, molti personaggi delle sue opere, come Oin e Balin, creati dall’autore de Lo Hobbit (anche nel capolavoro cinematografico di Peter Jackson) per confermare i vincoli di parentela con altri personaggi che invece prendono il nome dalla Völuspá, come Gloin e Dwalin. Balin deriva da un personaggio de La morte di Artù di Malory. Il Vafþrúðnismál, in norreno Il Discorso di Vafþrúðnir, è il terzo canto dell’Edda poetica, che segue l’Hávamál, Il Discorso di Hár, e precede il Grímnismál, “Il Discorso di Grímnir”, nel manoscritto Codex Regius. Per la sua datazione, gli studiosi non sono concordi, ma non sembra distaccarsi dallo stesso periodo in cui fu redatta La Profezia della Veggente, cioè intorno alla prima metà del X Secolo. Il poema è un dialogo, eccetto la quinta strofa che è narrativa. Dopo un breve colloquio introduttivo tra Odino e la moglie Frigg, incentrato sulla reputazione del gigante Vafþrúðnir, Odino decide di recarsi alla corte di quest’ultimo per disputare con lui una gara di sapienza. Presentatosi col nome di Gagnráðr, Odino comincia la sua disputa con Vafþrúðnir sul sapere delle cose remote. Per primo il gigante pone al dio quattro domande che stabiliscano chi sia il più saggio dei due. Odino risponde correttamene. Poi rivolge a Vafþrúðnir dodici domande riguardanti la Creazione del Mondo. A tutte, il gigante risponde correttamente. Allora Odino pone al gigante altre cinque domande riguardanti la fine del mondo, il Ragnarök, nell’ultima delle quali il dio chiede al gigante chi sarà a ucciderlo nell’ultima Battaglia. Di nuovo il gigante risponde a tutte e finalmente Odino pone la sua ultima domanda, a cui però non è possibile dare una risposta: “Cosa disse Odino, mentre era sulla pira, all’orecchio di suo figlio?”. Vafþrúðnir capisce che il suo avversario non è altri che lo stesso Odino e riconosce la sconfitta. Il Vafþrúðnismál è un poema gnomico-sapienzale. Nella disputa di sapienza tra il dio e l’antico gigante viene ricapitolata la conoscenza mitica del mondo norreno. Il Gylfaginning, L’Inganno di Gylfi, è la prima parte dell’Edda in prosa di Snorri Sturluson. Il Gylfaginning è una narrazione completa ed organica dei miti norreni: tratta della creazione e della distruzione del mondo da parte degli dei con molti altri aspetti della mitologia norrena. La seconda parte dell’Edda è chiamata Skáldskaparmál (Arte poetica) e la terza Háttatal (Trattato di metrica). Il Gylfaginning parla dell’incontro del re Gylfi con gli Æsir, e del suo viaggio travestito da Gangleri fino a Ásgarðr dove Gylfi è apparentemente esposto alla gloria di Ásgarðr e dei suoi abitanti. Le fonti sui Ragnarök, come quasi tutte quelle sulla mitologia norrena, sono frammentarie, confuse, contraddittorie, ricche di riferimenti criptici e spesso quasi incomprensibili nella loro laconicità. I Ragnarök verranno preceduti dal Fimbulvetr, un inverno terribile della durata di tre anni, in seguito al quale avverrà lo sfascio dei legami sociali, politici e familiari, in un vortice di sangue e violenza al di là di ogni legge, regola e immaginazione. Spariranno quindi Sól (Sole) e Máni (Luna). I due lupi Skǫll e Hati che, nel corso del tempo, perennemente inseguivano i due corpi celesti finalmente li raggiungeranno, divorandoli, privando il Mondo della luce naturale diurna e notturna. Anche le stelle si spegneranno. Yggdrasill, l’albero cosmico, si scuoterà. Tutti i confini saranno sciolti da terremoti, tsunami, alluvioni, impatti cosmici ed altre catastrofi naturali. Le creature del caos attaccheranno il Mondo: Fenrir il lupo verrà liberato dalla sua catena, mentre il Miðgarðsormr emergerà dalle profondità delle acque. La nave infernale Naglfar leverà le àncore per trasportare le potenze della distruzione alla battaglia. Al timone ci sarà il dio Loki. I misteriosi Múspellsmegir cavalcheranno su Bifrǫst, il ponte dell’arcobaleno, facendolo crollare. Scene descritte nel film Thor. Heimdallr, il bianco dio guardiano, soffierà nel suo corno Gjallarhorn per chiamare allo scontro finale Odino, le altre divinità e i guerrieri del Valhǫllr, gli Einherjar. Nel grande combattimento finale che avverrà nella pianura di Vígríðr, ogni divinità si scontrerà con la propria nemesi, in una distruzione reciproca. Il lupo Fenrir divorerà Odino che quindi sarà vendicato da suo figlio Víðarr. Poi Þórr e il Miðgarðsormr si uccideranno a vicenda, e così Týr e il cane infernale Garmr, e Surtr abbatterà Freyr. L’ultimo duello sarà tra Heimdallr e Loki che si uccideranno a vicenda. Quindi il gigante del fuoco Surtr, proveniente da Múspellsheimr, darà fuoco al Mondo con la sua spada fiammeggiante. Dalle ceneri, il Mondo risorgerà. I figli di Odino, Víðarr e Váli, e i figli di Thor, Móði e Magni, erediteranno i poteri dei padri. Baldr, il dio della speranza, e Hǫðr suo fratello, torneranno da Hel, il regno della morte. Troveranno nell’erba dei nuovi prati le pedine degli scacchi con cui giocavano gli dèi scomparsi. La stirpe umana verrà rigenerata da una nuova coppia originaria, Líf e Lífþrasir, i due soli sopravvissuti che si erano nascosti nel bosco di Hoddmímir o nel frassino Yggdrasill, a seconda dei miti. La rinascita del Mondo è tuttavia adombrata dal volo, alto nel cielo, di Níðhǫggr, il drago di Niðafjoll, misteriosa creatura tra le cui piume porterà dei cadaveri. L’apparente assenza di paralleli corrispettivi escatologici nelle mitologie europee ha portato diversi studiosi a ipotizzare influssi più o meno decisi, nei Ragnarǫk, dell’immaginario cristiano, in particolare dall’Apocalisse di Giovanni. L’ipotesi sarebbe corroborata dal fatto che la mitologia norrena sia stata codificata quasi interamente dopo l’arrivo del Cristianesimo nell’Europa settentrionale. Proprio per questo motivo, l’ipotesi rimane per ora tale. Georges Dumézil, studioso francese dei miti, ha messo in luce le forti somiglianze tra i Ragnarǫk e, nella mitologia Hindu, la battaglia tra Pāndava e Kaurava, così com’è narrata nel Mahābhārata. Se il Ragnarǫk è posto nel futuro, l’analoga battaglia epocale del Mahābhārata si trova nel passato della Terra. Come corrispettivo dei Ragnarǫk in area mediterranea, troviamo la titanomachia che vede contrapposti gli dèi olimpici guidati da Zeus contro creature deformi e caotiche. Il portale nord della Stavkirke di Urnes (XI Secolo) rappresenta proprio i serpenti e i draghi attorcigliati per la fine del Mondo secondo la leggenda nordica dei Ragnarök. Chi lo sa? Forse gli Antichi vogliono semplicemente avvisarci. L’altra variante catastrofica è la nube cosmica acida e mortale che dovrebbe investire la Terra il 1° Giugno 2014. “Una gigantesca nube acida di 16 milioni di chilometri, generata da un buco nero punta decisamente verso di noi a grande velocità dal centro della Galassia – secondo gli interpreti delle ricerche scientifiche effettuate dal Chandra X-ray Observatory – ci raggiungerà il 1° Giugno 2014 e distruggerà tutta la civiltà. Sorprendentemente, gli scienziati americani hanno scoperto che si tratta di una nube che distrugge tutto al suo passaggio: pianeti, stelle e asteroidi”. Quindi, sarebbe “impossibile sfuggirle”. Queste sarebbero le infelici prospettive per i sopravvissuti Italiani alla crisi economica, antropologica e politica del XXI Secolo! È interessante sapere quanto sarà veloce il processo di distruzione del nostro povero Mondo. “Secondo le informazioni dell’Osservatorio americano la velocità della nube è quella della luce. In realtà, non avremo nemmeno il tempo di avere paura e di rendercene conto, che saremo già tutti morti”. Ma gli scienziati non credono in queste farneticanti allucinazioni. In effetti il Chandra X-ray Observatory effettuò la sua “scoperta” il 6 Gennaio 2005. Gli scienziati dichiararono pubblicamente le misure sulla massiccia emissione di particelle provenienti dal più massiccio buco nero di sempre nella storia dell’Universo e delle osservazioni astronomiche. Ma i fatti scientifici non osarono “predire” nulla di più. Le emissioni provenienti dall’ammasso di galassie australi MS 0735+742 che distano dalla Terra 2,6 miliardi di anni luce, equivalenti a 10 elevato alla 55ma potenza di Joule, sono frutto del pasto più ricco di sempre per un buco nero supermassiccio, dai tempi del Big Bang. Almeno 600 milioni di masse solari! È la stella nera più grande dell’Universo visibile. Le due cavità di 600mila anni luce di diametro osservate dal Chandra, ricolme di radiazioni, non destano preoccupazioni. Altro che nube di acido! Semplicemente non avranno il tempo di raggiungerci. Ma tutti sono in trepidante attesa che almeno una delle profezie, di carattere scientifico o mitico che sia, si avveri anche per il 2014. Non si può sempre promettere e imbrogliare. Presto nessuno crederà più ad alcuna notizia fondata riguardante la vera fine del Mondo! I decreti milleproroghe e millecondoni profetizzano altre sciagure. Quello che tutti aspettano nel nuovo anno pare davvero terribile? Nessun anno nuovo come il 2014 si preannuncia così nefasto. Nessun Capodanno ha ancora consegnato alla Storia così tanta miseria e disastri, quanti ne sono previsti per il 2014. Per alcuni un’epidemia di influenza aviaria mutata, più pericolosa e mortale che mai, sterminerà un quarto dell’intera popolazione mondiale! La nuova ondata di grave crisi economica fagociterà il Mondo, portando a conseguenze irreversibili. Le catastrofi naturali cancelleranno dalla faccia della Terra molte delle più belle città costiere. Mega-tsunami si abbatteranno su molti Paesi. Queste “previsioni” inondano già le praterie digitali di Internet e dei principali network televisivi. Medium e veggenti si accavallano senza soluzione di continuità in nome del profitto per offrire le proprie versioni del prossimo futuro. Tanto più è terribile ciò che ci aspetta, tanto è migliore l’audience. La gente è letteralmente stregata dalle storie sull’imminente fine del Mondo. Da sempre. Un’apocalisse biblica è sempre possibile. Ma oggi sono più di moda le “visioni” dei veggenti moderni. Le loro “previsioni” sono state analizzate per capire di quali di queste ci si possa fidare. Ebbene, nessuna! Uno degli “eventi” più attesi per il 2014 è quello dello scoppio della Terza Guerra Mondiale che presumibilmente inizierà con un conflitto armato su larga scala in Iran e Siria, in cui sarà poi coinvolta tutta la comunità mondiale, per poi diffondersi a tutti i Paesi d’Oriente. La Corea del Nord raccoglierà le forze, invader con le sue truppe la Corea del Sud. La Russia non potrà rimanere neutrale e verrà trascinata in una sanguinosa guerra. “Profezie” destinate ad essere cestinate tra un anno! Grazie a Dio. Tali “previsioni” ovviamente non hanno nulla a che fare con la “chiaroveggenza” dei veri mistici. Basta essere una persona minimamente di buonsenso, per capire che tali dichiarazioni farneticanti sono basate sempre su fatti reali, come la situazione molto agitata in Medio Oriente, ma con la pretesa di credibilità estesa alla pura invenzione. La notizia più incredibile di sempre nasce dall’impossibilità di spiegare alle persone, sempre con gli stessi mezzi, come mai questi imbroglioni non perdano la loro faccia e reputazione! La differenza tra la previsione “potrebbe iniziare una guerra” e “inizierà una guerra” è molto grande. Allora perché prenderla sul serio? Se l’avesse preconizzata una persona seria che non ha mai sbagliato nelle proprie previsioni come nel caso dei rumor sugli iPad della Apple Inc., dichiarando anche la data e l’ora esatta dell’inizio del terzo conflitto mondiale, allora sì che bisognerebbe preoccuparsi sul serio. In caso contrario, si tratta solo di una conversazione vuota ed astratta che merita la nostra indifferenza, magari cambiando programma e sito. “La prolungata crisi economica aumenterà nel 2014 e questo porterà a un forte calo del dollaro e dei prezzi del petrolio. Che, a sua volta influenzerà negativamente i Paesi produttori ed esportatori di questo combustibile fossile inquinante. Le azioni di molte grandi aziende saranno danneggiate e verrà ridotto il numero di posti di lavoro. Molte persone saranno sull’orlo del fallimento e del suicidio”. Alcune cose sono vere. Altre no. Questo tipo di “predizioni” è rivolto principalmente al pubblico dei lavoratori. Tutti si chiedono se sarà stabile la situazione del proprio lavoro, se riusciranno a mantenere se stessi, le loro famiglie e imprese. C’è sempre il rischio di rimanere senza lavoro per tutta la vita, soprattutto in una situazione politico-economica relativamente instabile come quella attuale in Italia. Quando c’era l’Unione Sovietica, tutti sapevano che nessuno sarebbe stato lasciato senza lavoro. Ora, nessuno ha questa certezza in Russia. Pertanto, i temi della disoccupazione e dell’acuta crisi finanziaria sono sempre attuali in Europa, ma le “profezie” dei buontemponi hanno poco in comune con la realtà. “Il riscaldamento globale a cui abbiamo assistito negli ultimi anni causerà un forte aumento del livello negli oceani durante il 2014”. Il risultato sarà ovvio nelle gravi inondazioni. “Saranno minacciate tutte le città costiere, in particolare Venezia, San Pietroburgo, Tokyo e New York. Tsunami, tifoni e uragani con una forza devastante si abbatteranno sulle regioni dell’Asia orientale e degli Stati Uniti”. Anche queste “previsioni” si basano sulla ben nota verità scientifica che la Terra è diventata molto più calda di quanto non fosse 150 anni fa. Il clima è atipico già adesso, in Dicembre, in molte regioni del Mondo. Tuttavia, se questa è un’anomalia, lo è in misura ancora piccola. Non influenzerà un “brusco” aumento del livello degli oceani. Venezia, come New York e San Pietroburgo, sono sempre a rischio, ma nel 2014, come anche nel prossimo secolo, non dovrebbero essere in pericolo imminente. Fatta eccezione per le conseguenze degli impatti cosmici distruttivi e delle frane di montagne sottomarine ed isole vulcaniche. Per quanto riguarda i tifoni e gli uragani, sono tipici nelle regioni della Terra generalmente colpite. Non c’è nessuna notizia nuova in questo senso. “Una nuova epidemia di influenza aviaria modificata spazzerà via un quarto della popolazione mondiale. Le città saranno devastate. Inizierà il panico generale. Non si riuscirà a trovare un vaccino”. Questa “previsione” semplicemente è illogica. L’ultima epidemia di influenza aviaria non ha fatto più vittime di una qualsiasi influenza ordinaria. Non regge nemmeno il confronto con il numero di persone che muoiono ogni anno di cancro, infarti, ictus ed altre malattie. Naturalmente, se il nuovo supervirus devasterà le città, inizierà il panico generale. Ma queste fantasie non hanno alcuna relazione con la realtà dei virus killer passati, presenti e futuri. La medicina attuale, grazie alla scienza ed alla tecnologia, ha raggiunto un livello sufficientemente elevato per evitare un simile scenario anche nella peggiore delle ipotesi, perché non siamo più nel Medioevo, e i protocolli medici sono progrediti moltissimo. Quindi è saggio trattare queste storielle con un ragionevole grado di scetticismo. Tutte le fosche previsioni per il prossimo futuro sono sempre basate sulla paura che il Potere ama suscitare nelle persone per il controllo. L’unica cosa da sapere è che la vita sta tutta nelle nostre mani. E come sarà il nuovo 2014, dipende solo da noi. Anche il “terremoto” politico per l’Europa nel 2014, è stato profetizzato da alcuni “esperti”. Secondo le loro sapienti “previsioni”, nelle elezioni del Parlamento Europeo che si terranno nella Primavera 2014, avranno buone probabilità di successo gli Euroscettici e i Radicali. Alcuni analisti ritengono che questo sviluppo degli eventi sia del tutto logico: la dura presa di posizione di partiti come il Fronte Nazionale francese e il Partito della Libertà olandese dovrebbe bloccare qualsiasi altra scivolata europea verso una tolleranza eccessiva! I politici attuali definiscono il crescente livello di euroscetticismo e la popolarità delle tendenze di estrema destra, come una direzione molto pericolosa per il futuro dell’Unione europea. Potrebbe essere vero. Tali sentimenti potrebbero portare alla formazione del Parlamento più antieuropeo nella storia dell’Unione. L’influenza del Parlamento sulla vita di un’Europa unita solo dall’Euromoneta, non è cosa da poco, in quanto la rappresenta almeno sulla carta. È un organo apparentemente accessorio che non ha il diritto di prendere in considerazione i progetti di legge europei. Ma i suoi deputati approvano il bilancio dell’Unione Europea, e hanno anche il diritto di rifiutare i progetti di legge della Commissione Europea. In previsione delle prossime elezioni, alcuni esperti temono una bassa affluenza alle urne ed il possibile successo degli Euroscettici e dei Radicali. Anche questo potrebbe essere vero. L’Europa oggi non è ancora in grado di esprimere grandi leader come il Presidente Abramo Lincoln capaci di unire e non di dividere. La crisi dei valori in Europa è molto forte. Le perversioni etiche e morali, il relativismo privato di massa, sono problemi molto seri che dovrebbero entrare nell’Agenda politica di ogni Eurodeputato degno di questo nome e della rappresentanza che intendono vantare nel Mondo. Per quanto riguarda le affluenze al voto europeo del 2014, si vedrà come andrà. Ma lo stato d’animo in Europa degli ultimi anni non lascia molte speranze. Il leader francese del Fronte Nazionale, Marine Le Pen, ha incontrato a l’Aia il capo del Partito della Libertà olandese, Geert Wilders. Entrambi i politici vogliono formare un “fronte euroscettico” in vista delle elezioni al Parlamento europeo. A questo si unirà anche il partito belga “Vlaams Belang” e il Partito della Libertà austriaco. Solo il partito di estrema destra ungherese “Jobbik” non accetta di entrare in questa unione. Non entrerà nel “sindacato” nemmeno l’Independence Party del Regno Unito. Bruxelles prima guardava all’attività di simili partiti che stanno sorgendo anche in Italia, come a dei giochini tra bambini. Tuttavia, nella nuova situazione, i funzionari europei hanno capito che la situazione è molto seria. Il più importante partito nazionalista attuale è il Fronte Nazionale francese, che già ora in tutti i sondaggi relativi ai voti per le elezioni al Parlamento Europeo, è risultato vincente. Marine Le Pen, capo del partito, potrebbe davvero dare un nuovo impulso all’organizzazione. Negli ultimi anni il partito ha guadagnato in Francia grandissimi successi. È facile immaginare una situazione simile nella formazione del nuovo Parlamento Europeo, portando a conseguenze molto interessanti e/o preoccupanti sui temi attuali. Alcuni osservatori ritengono che questo sviluppo sia abbastanza logico: la posizione rigida del Fronte Nazionale francese e del Partito della Libertà olandese dovrebbe evitare un’ulteriore scivolata dell’Europa verso il caos. Secondo altri, la portata delle proteste e dei sentimenti nazionalisti nella U.E. sono fortemente esagerate. L’Europa vive in uno stato di crisi permanente. La crisi economica, il problema delle migrazioni e la crisi finanziaria nell’Unione stanno spingendo al voto di protesta in diversi Paesi. Assistiamo all’ascesa ed alla popolarità di Radicali di destra e di partiti anti-integrazione, ad esempio, nel Regno Unito, che non vogliono assolutamente gli Stati Uniti d’Europa politici. Ma non si devono sopravvalutare la portata di queste ondate o le loro prospettive future. L’esperienza e la storia dimostrano che il voto di protesta ha in realtà dei margini piuttosto ristretti che non vanno oltre una certa soglia. L’astensione degli Europei potrebbe essere il problema vero. Tuttavia, non è il primo anno che l’Unione Europea è alle prese con la più grave crisi dalla fine del secondo conflitto mondiale: in questa situazione la vera urgenza è la questione di trovare una seria strategia di risanamento e crescita che tenga il passo con lo sviluppo di Paesi come l’India e la Cina. Per farlo servono Istituzioni politiche europee autorevoli, forti e credibili. L’Unione ha bisogno di un suo Presidente politico eletto direttamente dai cittadini. Si richiedono misure drastiche e più rigorose. L’ottenimento del mandato da parte dei Deputati dei partiti europei di destra appare logicamente giustificato. Alcuni analisti ritengono che la presenza della destra nel Parlamento Europeo potrebbe cambiare il corso strategico in direzione di un irrigidimento. Altri ancora pensano il contrario. Dopo le elezioni del 2014, si possono attendere misure per affrontare i problemi interni: la disoccupazione, gli scandali politici, la crisi finanziaria, ed anche un probabile rifiuto dei piani populisti di un ulteriore allargamento della U.E. verso Est. I timori che i nuovi euroscettici possano “fare strage” delle visioni future del Parlamento Europeo nella storia della U.E., tuttavia, appaiono francamente ingiustificati. Un sano scetticismo aiuterà a separare il grano dalla pula, e lo spostamento a destra della politica europea, quindi verso un sano pensiero conservatore innovatore, riuscirà a rafforzare l’Unione Europea dei popoli liberi dal giogo burocratico. Occorre liberalizzare la impresa spaziale privata, commerciale, scientifica e industriale. La Scienza e la Tecnologia non esistono solo per pochi privilegiati. I loro strumenti servono all’effettiva crescita dei popoli. I brevetti devono poter essere materializzati in invenzioni utili per tutti. Occorre inaugurare l’era dell’Idrogeno, delle centrali a fusione termonucleare e dell’industria delle navi spaziali commerciali. Nel corso del 2013, il tema della ricerca scientifica italiana è stato al centro della buona stampa. Prima delle elezioni politiche del Febbraio 2014, il Gruppo 2003 che raggruppa scienziati italiani che lavorano in Italia e figurano negli elenchi dei ricercatori più citati al mondo, ha stimolato il mondo politico a rispondere a dieci domande sul tema della Scienza nel nostro Belpaese. Stimolo raccolto solo parzialmente: il tema della ricerca scientific, come al solito, è stato il grande assente dalla campagna elettorale. Fatto gravissimo. Molti sono stati i contributi che hanno raccontato lo stato di salute della Scienza in Italia. La fotografia della Higher Education and Lifelong Learning è impietosa sull’Italia. Tutte le regioni del Mezzogiorno si trovano al gradino più basso dell’intera Europa, in una condizione paragonabile solo a quella dei Paesi ex comunisti! È la verità. Nel mese di Luglio 2013 è stata pubblicata la prima valutazione della ricerca targata Anvur che ha fatto molto discutere ma che rappresenta un primo passo per cercare di capire meglio dove concentrare le risorse per migliorare il Sistema della Scienza italiana. I dati del Settimo Programma Quadro sottolineano, invece, come la città di Milano sia uno dei principali poli della Scienza italiana, almeno nella sua dimensione collaborativa europea e internazionale. Il 2013 sarà ricordato come l’anno di un classico pasticcio all’italiana: il caso Stamina. Ancora oggi fra ricorsi a tribunal e fantomatici protocolli terapeutici, non si vede la luce in fondo al tunnel. Un altro tema che ha visto un dibattito fra il mondo della politica e quello della Scienza è relativo alla sigaretta elettronica. Da mesi si stanno susseguendo normative e leggi, mancano “trial” clinici controllati, indipendenti e di grandi dimensioni. Non è ancora chiaro se il suo utilizzo nasconda pericoli per la salute, soprattutto sul lungo termine. Il 2013 è stato l’anno del Telescopio Spaziale Gaia e della conferma ufficiale della scoperta del bosone di Higgs, avvenuta grazie agli esperimenti Atlas e Cms condotti con il Large Hadron Collider al Cern di Ginevra. È un enorme passo in avanti per la fisica delle particelle e per la conoscenza scientifica in quanto tale. L’evento di portata storica si è verificato nel corso della più grande crisi economica globale degli ultimi ottant’anni. “In che modo il bosone di Higgs può aiutarmi a vivere meglio?”, è la domanda che si pone il cittadino costretto ad affrontare problemi molto più pressanti ed evidenti di una particella subnucleare. Ha senso investire tanti soldi in ricerca, in particolare in un settore così distante dalla vita di tutti i giorni come quello della fisica particellare? Quali sono, se ci sono, le ricadute economiche e pratiche in grado di migliorare la nostra vita? Voleremo sulle altre stelle a bordo di eleganti navi interstellari come la Prometheus o l’Enterprise grazie al bosone di Higgs ed alla liberalizzazione della impresa spaziale privata? All’inizio del 2013 la European Investment Bank, l’ente europeo che si occupa della erogazione di finanziamenti per la realizzazione di grandi infrastrutture, ha assegnato un “grant” del valore di 300mila euro a un gruppo di ricerca coordinato da Massimo Florio, professore di scienza delle finanze al Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi dell’Università di Milano. La finalità del progetto chiamato “Cost/Benefit Analysis in the Research, Development and Innovation Sector”, è quella di eseguire un’approfondita analisi costi/benefici nelle grandi infrastrutture per la ricerca di base e uno studio delle ricadute economiche e sociali della fisica. Fanno parte del progetto anche Stefano Forte del Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano e il Centre for Industrial Studies. Insomma, possiamo far finire la crisi economica con nuove grandi invenzioni come quella di una nave spaziale interstellare made in Italy frutto delle ricadute pratiche della ricerca scientifica di base? Sì se siamo liberi di farlo. Il progetto in questione prevede in primo luogo di esaminare criticamente lo stato dell’arte della valutazione in questo campo. Vi sono fondamentalmente due filoni: una letteratura di tipo accademico in economia, a sua volta con tagli rispettivamente macro e micro: sotto il profilo macro nei modelli di crescita endogena è stato studiato l’effetto sul prodotto nazionale della spesa in ricerca e sviluppo, trovando una correlazione positiva. Il problema è che questa correlazione non è di per sé molto utile per prendere decisioni su una specifica infrastruttura. Il taglio micro di fatto in genere utilizza dati empirici ex post su campioni di progetti e potrebbe essere usato per fare dell’inferenza, ma i risultati sono incerti. Una serie di metodi di management delle decisioni scientifiche (roadmaps, peer reviews) molto eterogenei e spesso non del tutto utili a rispondere alla domanda di ricerca: qual è il valore economico-sociale delle infrastrutture scientifiche? Di qui la proposta di affrontare il problema con un approccio nuovo,  di analisi costi/benefici, su cui vi è molta esperienza in infrastrutture economiche, estendendolo alle infrastrutture di ricerca. Questo implica una serie di adattamenti che si stanno studiando. La collaborazione con il CSIL è utile in quanto questo Centro da oltre venti anni si occupa di analisi costi/benefici dei progetti nel quadro della politica regionale della Commissione Europea, della Banca Mondiale, dell’EIB e di altre istituzioni internazionali, quindi ha un’importante esperienza sul campo. La collaborazione del Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi con il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano è finalizzata a esplorare due “case studies” pilota, prendendo a riferimento la fisica delle particelle, con Lhc, la macchina del Cern che ha scoperto il bosone di Higgs, e il CNAO di Pavia, dove un acceleratore di protoni è utilizzato per la terapia oncologica. Economisti e fisici devono collaborare per confrontare punti di vista e dati. Nel 2002 l’European Investment Bank concesse al Cern un prestito di 300 milioni di euro per finanziare la fase finale di costruzione dell’Lhc. L’erogazione di una cifra così elevata non può non essere giustificata, ma richiede un’attenta analisi del rapporto costi/benefici. A distanza di undici anni, al di là del prestigio mondiale ottenuto dal Cern soprattutto grazie alla scoperta del bosone di Higgs, ci sono state o sono previste ricadute economiche tali da giustificare un finanziamento di tale portata. A suo tempo l’EIB non aveva una propria metodologia per effettuare una valutazione di costi e benefici. Forse anche questo ha contribuito alla decisione di lanciare una gara internazionale per ricerche sul tema, gara che ha vinto l’Università di Milano. Lo studio del caso Lhc è ovviamente molto complesso. Esistono alcuni interessanti indizi su diverse categorie di benefici: il valore dell’output scientifico misurabile con pubblicazioni e citazioni; lo sviluppo di una filiera tecnologica di frontiera con le imprese fornitrici; la formazione di capitale umano con migliaia di dottorandi di ricerca da tutto il mondo; l’impatto culturale sui non addetti ai lavori, ad esempio le decine di migliaia di visitatori del Cern e i milioni di utenti del website; ed infine il “residuo” più difficile da valutare, la scoperta di per sé. Si stanno esaminando diversi modi per trasferire in questo campo le lezioni apprese in altri campi. Ad esempio, per l’impatto culturale esiste ormai un’analisi costi/benefici nel settore dei beni culturali e si intendono esplorare le analogie. Più in generale, considerato l’elevato margine d’incertezza della ricerca di base nella fisica delle particelle, metodi sono stati sviluppati per valutarne le potenziali applicazioni pratiche a livello industriale e il possibile impatto socioeconomico. Questo è il punto principale. Ex post si può dire, ad esempio, che un esperimento ha prodotto “x” pubblicazioni a loro volta con “y” citazioni; che “z” imprese hanno sviluppato “w” brevetti e così via. Ma si possono prevedere queste cose? Esiste certamente la possibilità di costruire modelli probabilistici a riguardo. Ma i nostri scienziati sono ai primi passi. Alcuni risultati potranno essere presentati ad un workshop a Milano nel Giugno 2014 e poi al Cern nel 2015. Nel novembre 2012 il MIUR ha soppresso il progetto di costruzione di SuperB, acceleratore di particelle voluto dall’Infn che doveva sorgere nell’area dell’Università degli Studi Tor Vergata di Roma. Una commissione internazionale nominata dal Ministro allora responsabile ha ritenuto che gli investimenti d’opera fossero troppo elevati, essendo passati in meno di due anni dai 400 milioni previsti inizialmente a oltre 1 miliardo di euro, motivazione simile a quella data dal Congresso americano nel 1993 quando si decise di interrompere per ragioni di costo la costruzione del Superconducting Super Collider. Anche il contributo al Cern è stato a rischio in una delle recenti “spending review”. Ovviamente dire che qualcosa costa molto o troppo senza calcolare i benefici, neppure approssimativamente, non significa nulla. Sono decisioni che richiederebbero un’istruttoria indipendente basata anche su metodi di analisi economica. È un campo in cui c’è molto da lavorare per sconfiggere la crisi economica e fare innovazione vera, la sola in grado di far decollare il Pil dell’Italia. Il prossimo grande acceleratore di particelle, l’International Linear Collider, forse sarà costruito in Giappone e non Italia! Non è così sicuro che ILC si faccia, ma è certo che se si farà la sede sarà il Giappone per la semplice ragione che il governo di quel grande Paese ha annunciato di essere pronto ad investirvi circa il 50 percento del costo che potrebbe superare i 20 miliardi di dollari. In ogni caso, progetti di questa scala implicano vastissime collaborazioni internazionali e una solida credibilità politica e istituzionale che oggi l’Italia non è in grado assolutamente di esprimere. Lhc funziona grazie anche a un componente di uno dei grandi rivelatori in cui l’elettronica è statunitense e la meccanica iraniana. Alla mensa del Cern si resta colpiti dalla composizione globale della comunità di ricerca in un’atmosfera degna dell’universo di Star Trek. La Scienza unisce e la politica divide. Non vi è in linea di principio nessun ostacolo proibitivo a pensare che una grande infrastruttura di ricerca (non solo acceleratori di particelle, ma anche grandi telescopi, satelliti di esplorazione, navi oceanografiche, laboratori di genomica, astronavi del futuro) non possa essere localizzata in Cina, in Congo, in Argentina, in India o in Italia. In parte dipende dai fondi disponibili e da dove vengono, ossia dipende dalla sovranità popolare. In questo senso il Cern è un modello interessante in quanto basato sulla cooperazione sovranazionale. Ma anche la Fondazione Telethon docet. Se al centro del Sistema della Conoscenza e dell’Industria poniamo la Persona, la sua dignità, le sue libertà fondamentali, i suoi diritti inalienabili tra cui la Rigenerazione del proprio Dna “mutato” dalle malattie, grazie alla Genomica ed alla collaborazione tra Istituti di ricerca pubblica e industrie farmaceutiche private, allora niente è impossibile anche in tutti gli altri campi della ricerca. Occorre considerare il fatto che il Paese ospitante di queste grandi imprese scientifiche deve avere almeno una parte del potenziale tecnologico, altrimenti anche piccoli componenti dovrebbero essere importati, e un certo potenziale scientifico, altrimenti avremmo una cattedrale scientifica e tecnologica nel deserto! Occorre pensare alle condizioni politiche e di sicurezza. Il modello del Cern è di grande trasparenza. In Italia si pensa alla decrescita! Pura follia. Un’infrastruttura di ricerca localizzata in Cina o in Egitto dovrebbe anche affrontare alcuni problemi essenziali per garantire quel clima di libertà scientifica essenziale per il fiorire della ricerca. In Italia, i temi della Scienza e della Tecnologia dovrebbero essere insegnati fin dalla Scuola dell’Infanzia. Nel Luglio 1945, mentre le macerie della guerra finita in Europa e in corso d’opera nel Pacifico stavano finalmente smascherando le atrocità di Hitler, Toyo e Mussolini, il matematico Vannevar Bush, presidente della Carnegie Institution di Washington e consigliere scientifico di Franklin D. Roosevelt, rendeva noto il documento “Science, the Endless Frontier” che costituisce il Manifesto della Società della Conoscenza. Il documento di Vannevar Bush si fonda su due idee strategiche. La prima: se a guerra finita gli Usa vogliono diventare il Paese leader del Nuovo Ordine Mondiale devono sviluppare un’imponente attività di ricerca scientifica e tecnologica. La seconda: se gli Usa vogliono sviluppare un’economia leader al Mondo fondata sulla conoscenza, devono andare oltre l’antica tradizione di non-intervento dello Stato e sviluppare un’imponente struttura di ricerca scientifica pubblica e privata. Per realizzare l’ambizioso programma, Vannevar Bush progettò la nascita di un’Agenzia, un ente di stato federale, che finanziasse i progetti di ricerca, di base ed applicata, in ogni campo delle scienze fisiche, matematiche e naturali, in totale autonomia e sulla base del merito. Nacque così la National Science Foundation (NSF). Le idee di Vannevar Bush sono state davvero importanti perché, prima negli Stati Uniti d’America, poi in quasi tutto il mondo, tranne che in Italia, hanno cambiato i rapporti tra Scienza, Stato, Economia e Società, dando vita a una nuova Era della Conoscenza quasi perfettamente integrata nel tessuto produttivo industriale. Ma non sono state idee del tutto originali made in Usa. In Europa quelle idee erano maturate prima. E tra quelli che le avevano inventate c’era l’italiano Vito Volterra, matematico e politico, senatore del Regno d’Italia, presidente di importanti istituzioni scientifiche come l’Accademia dei Lincei. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, Volterra maturò l’idea di creare un ente pubblico, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il CNR, che avesse il compito di promuovere la Scienza, applicata e fondamentale, in tutti i più diversi settori per creare un Sistema di Ricerca analogo a quello dei grandi Paesi e in grado di modernizzare l’economia dell’Italia, puntando decisamente sull’industria avanzata. Il CNR di Volterra aveva a detta di molti, forse più della NSF di Bush, un’ulteriore propensione: la internazionalità che ha deciso le fortune del Cern. Per uno scherzo della storia il CNR nacque il 18 Novembre 1923, trent’anni prima della NSF, con al governo il cavalier Benito Mussolini, il capo del fascismo. Il quale in termini di autonomia, libertà, internazionalità e modello di sviluppo, avrebbe avuto progetti molto diversi dopo la cacciata dei migliori cervelli Ebrei dall’Italia e dall’Europa. Il CNR compie novant’anni. È un compleanno importante. Per certi versi decisivo. In questi novant’anni il CNR ha realizzato tre dei quattro obiettivi di Volterra che restano di straordinaria attualità. È diventato la più grande struttura di ricerca italiana con una capacità di lavoro, sia in termini di quantità sia di qualità che è tra le maggiori d’Europa e del mondo.
L’ente ha modificato la sua natura. Non ha più le funzioni di Agenzia. Ma è stato un ottimo incubatore di nuove idee, cervelli e strutture. Sono infatti nati nel CNR o grazie al CNR, altri enti sia nell’ambito della scienza di base, come l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sia della scienza applicata, come il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare (CNEN poi diventato ENEA). Il CNR ha incubato la Biologia molecolare italiana con il LIGB di Napoli così come la ricerca aerospaziale. È sempre grazie al CNR che l’Italia è stato il terzo Paese a inviare nello spazio un satellite artificiale. Poi le grandi potenze ci hanno impendito di osare oltre, come andare sulla Luna e su Marte, missioni che avremmo compiuto più tardi! Ancora oggi i ricercatori e gli istituti del CNR partecipano a grandi progetti internazionali. È stata la sua marcata vocazione per l’internazionalità, a compiere il miracolo. È grazie all’aiuto del CNR che Edoardo Amaldi ha potuto dare un formidabile contributo a realizzare il Cern di Ginevra, il più grande laboratorio di Fisica al mondo e la prima espressione tangibile degli Stati Uniti d’Europa finalmente uniti dopo le tragedie di secoli di guerre fratricide. Il bilancio è largamente positivo per il CNR che continuerà ad avere un ruolo primario nell’ambito della ricerca italiana se saprà continuare lungo il percorso intrapreso da Volterra, di ente generalista interdisciplinare, capace di realizzare buona Scienza e promuovere nuove idee, con una forte tensione internazionale. La seconda parte del progetto di Volterra, quella di un Paese che persegue un modello di sviluppo economico, sociale e civile fondato sulla ricerca, non si è ancora realizzato. Il Sistema Paese non ha saputo rispondere al progetto di Vito Volterra così come gli Stati Uniti e molti altri Paesi hanno risposto al progetto di Vannevar Bush. Altro che decrescita! L’Italia resta ai margini della Società della Conoscenza. Fatto gravissimo. E da trent’anni ne paga un prezzo salatissimo. Quello del sostanziale declino politico, economico, morale, culturale, sociale, etico e finanche religioso. La colpa del mancato ingresso dell’Italia nella Società della Conoscenza non è certo del CNR, bensì di politicanti irresponsabili e codardi. Al contrario, è proprio questa condizione di marginalità che assegna al CNR un ruolo decisivo per il futuro del Belpaese, per aiutare gli Italiani a recuperare il tempo perduto, a risorgere dalle ceneri della storia. Così, a Dio piacendo, prima o poi succederà che l’astronave Enterprise venga costruita proprio in Sardegna, magari grazie alla liberalizzazione della impresa spaziale privata, sfida politica audace, affascinante e produttiva. Dipende da ciascuno di noi. Azzardiamo allora la massima delle previsioni: il “terremoto” politico e scientifico vero in Europa con l’ingresso della Santa Madre Russia negli United States of Europe (USE), gli Stati Uniti d’Europa politici, la soluzione logica al baratro totale dell’Italia, dell’Europa e del Mondo nell’Anno Domini 2014. In ritardo con i regali? Pensate che il Drago Smaug ve ne presterebbe qualcuno dei suoi? La lotta contro il Male è la vera sfida per la Società della Conoscenza, la nostra Archengemma più preziosa. Dio benedica la Terra!

Nicola Facciolini

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