Spagna: mutilazioni genitali, 17 mila bambine africane a rischio

Circa 17 mila bambine sotto i 14 anni, provenienti dai paesi sub-sahariani, sono a rischio di mutilazioni genitali in Spagna, dove la pratica persiste. Secondo la mappa delle mutilazioni genitali femminili (mgf) realizzata da un gruppo di ricerca del Dipartimento di antropologia sociale e culturale presso l’università autonoma di Barcellona insieme all’ong Wassu gambia kafo, […]

mutilazioneCirca 17 mila bambine sotto i 14 anni, provenienti dai paesi sub-sahariani, sono a rischio di mutilazioni genitali in Spagna, dove la pratica persiste. Secondo la mappa delle mutilazioni genitali femminili (mgf) realizzata da un gruppo di ricerca del Dipartimento di antropologia sociale e culturale presso l’università autonoma di Barcellona insieme all’ong Wassu gambia kafo, il numero di ragazze residenti in Spagna, a rischio di questa pratica è aumentato di oltre il 60% dal 2008.
Una ventina di paesi dell’Africa sub-sahariana mantiene i rituali di mutilazione genitale femminile. In Mali, Guinea e Sierra Leone, la prevalenza di mutilazioni parziali è superiore al 90%. La mutilazione totale è una pratica abituale nella parte orientale del continente, in paesi come il Sudan, la Somalia, Gibuti e Yemen. Secondo i dati contenuti nel rapporto, si stima che il 98% delle donne somale sono mutilate.
“La mutilazione è in diaspora, attraverso la migrazione le pratiche tradizionali arrivano come bagaglio personale”, ha osservato la coordinatrice del rapporto, Adriana Kaplan. Delle 57.251 donne provenienti da paesi in cui le mutilazioni genitali femminili persistono, 16.869 sono sotto i 14 anni, scrive il quotidiano El Pais.
La responsabile della pratica di mutilazione delle ragazze e delle donne è di solito una anziana, molto rispettata nella comunità. A volte, la mutilazione è eseguita da personale sanitario in condizioni asettiche e usando anestesia o analgesici per ridurre il dolore, secondo l’Unione delle associazioni delle Famiglie (Unaf)
Il rapporto disegna una mappa del territorio spagnolo, dove la Catalogna è la regione con oltre 6 mila ragazze, il gruppo a rischio più elevato. Seguono Madrid e l’Andalusia con una popolazione di 2 mila e 1.500 bambine, rispettivamente. Kaplan ha anche evidenziato un aumento di quasi il 200% nella popolazione a rischio che si è stabilita nei Paesi Baschi, una comunità, secondo la ricercatrice che merita una menzione speciale per avere consapevolezza del rischio e la politica di prevenzione che ha lanciato.
“In Catalogna non rispettano le fasi del protocollo di prevenzione e ignorano il passaggio delle prestazioni dei servizi di assistenza primaria e delle assistenti sociali. Non essendo professionisti addestrati, non sanno come comportarsi di fronte alla popolazione a rischio”, ha criticato l’esperta Kaplan.
Le bambine che vivono in Spagna sono per lo più di nazionalità nigeriana. Circa 5 mila ragazze provengono dal paese dell’Africa centrale, dove la prevalenza della mutilazione genitale femminile è intorno al 20%. Insieme a quelle originarie della Nigeria, Senegal e Gambia costituiscono più della metà di tutte le bambine a rischio che vivono in Spagna. La persistenza delle mutilazioni in Gambia è di circa il 78% della popolazione femminile.
Kaplan ha proposto alla vice presidenza del Gambia un rito alternativo dove viene mantenuta la tradizione ancestrale e il rito di iniziazione, ma senza mutilazione. Questo progetto sarà presentato la prossima settimana presso l’Organizzazione mondiale della Sanità.

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