Dietro le rose di san Valentino si nasconde la schiavitù

Dietro alla festività San Valentino si nasconde un mercato di sfruttamento silenzioso fatto dalle grandi multinazionali: circa il 97 % delle rose vendute oggi in tutta l’Europa per il giorno degli innamorati sono state tagliate a Naivasha (Kenya), nella Rift Valley, secondo l’associazione Kenya Flower Council. Il settore è dominato dalle multinazionali, che possiedono vaste […]

rose-rosse-di-san-valentinoDietro alla festività San Valentino si nasconde un mercato di sfruttamento silenzioso fatto dalle grandi multinazionali: circa il 97 % delle rose vendute oggi in tutta l’Europa per il giorno degli innamorati sono state tagliate a Naivasha (Kenya), nella Rift Valley, secondo l’associazione Kenya Flower Council. Il settore è dominato dalle multinazionali, che possiedono vaste fattorie e circa 800 milioni di fiori, i lavoratori di Naivasha vivono in un labirinto di incertezza e povertà, in camerate con bagno in comune per tutti e salari che oscillano tra i 30 e gli 85 euro a seconda dell’età.
Il Kenya è uno dei più grandi esportatori di fiori del mondo e il più grande fornitore per l’Unione europea, contribuendo a oltre il 35% di tutte le vendite. I principali mercati dell’Ue sono Paesi Bassi, Regno Unito, Germania, Francia e Svizzera, secondo il quotidiano El Pais. In particolare nel lago Naivasha, raggiungono 188 ettari, di cui circa 135 di serre e 42 di coltivazioni all’aperto.Questo fenomeno non avviene solo in Kenya, ma anche nei paesi latino-americani, che sono il secondo più grande esportatore mondiale di fiori con una manodopera di 80 mila lavoratori, il 70% dei quali sono donne. Secondo un’informativa della ong britannica War on Want , le donne che lavorano duramente nelle serre della regione del fiore di Bogotá spesso guadagnano meno di 1 dollaro al giorno e sono costrette a sopportare condizioni lavorative di sfruttamento. Le donne tendono a guadagnare meno dei loro colleghi maschi, sono assunte con contratti a tempo determinato di soli 3-6 mesi – che non vengono rinnovati se si ammalano, in gravidanza o se tentano di formare un sindacato contro la povertà”, scrive il quotidiano The Guardian.
Le multinazionali controllano al dettaglio tutti i processi produttivi, il taglio, la classificazione delle rose per varietà e dimensioni, la conservazione per diverse ore in celle frigorifere e i trasporti. In una intervista al quotidiano El pais, uno dei responsabili delle vendite della società ha detto: “Una su nove rose che si consumeranno in Europa oggi, avranno come origine il Kenya”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *