Venti anni (e passa) dopo

La politica continua a dare scandalo ed offrire una pessima immagine di sé, con una corruzione diffusa, capillare e crescente, fatta di bustarelle e malversazioni. Al centro del nuovo scandalo ancora una volta Milano, stavolta con l’Expo 2015, con una “cupola degli appalti” composta da Angelo Paris, l’ex senatore di Forza Italia, Luigi Grillo, l’ex […]

corruzioneLa politica continua a dare scandalo ed offrire una pessima immagine di sé, con una corruzione diffusa, capillare e crescente, fatta di bustarelle e malversazioni.

Al centro del nuovo scandalo ancora una volta Milano, stavolta con l’Expo 2015, con una “cupola degli appalti” composta da Angelo Paris, l’ex senatore di Forza Italia, Luigi Grillo, l’ex segretario amministrativo della Dc milanese, Gianstefano Frigerio (anche lui ex Forza Italia), l’ex segretario dell’Udc ligure Sergio Cattozzo, l’imprenditore Enrico Maltauro e Primo Greganti, il “compagno G” dell’epoca di Tangentopoli. Oltre a costoro, tutti arrestati, è ristretto ai domiciliari Antonio Rogn oli, ex direttore delle infrastrutture lommbarde, già coinvolto in un’altra inqchiesta alcune settimane fa.
Le indagini, nate da una costola di quelle sulle infiltrazioni mafiose in Lombardia, sono state affidate al pm del pool antimafia Claudio Gittardi e al sostituto procuratore del dipartimento anticorruzione Antonio D’Alessio, coordinati dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati.

Gli inquirenti e ipotizzano numerosi reati: associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, nonché rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio. Nel corso del blitz, avvenuto ieri, si sono effettuate 80 perquisizioni in 15 diverse città, da regio Calabra a Milano e, secondo i pm in conferenza stampa, l’associazione ruotava attorno alle figure di Frigerio, Greganti e Grillo, i quali erano in contatto con i referenti politici e con il mondo imprenditoriale interessato agli appalti in Lombardia e non solo.
Le opere dell’Expo coinvolte nelle indagini sono quelle relative agli appalti sulle Vie d’acqua (aggiudicato da Maltauro), ai parcheggi e al progetto Architettura di servizio (aree di ristorazione, spazi commerciali e servizi aggiudicati da Maltauro e dalla cooperativa Cefla di Imola), gara, quest’ultima, in cui sarebbe stata consumata, sempre secondo la procura, la turbativa d’asta. Nell’inchiesta figura anche il progetto della Citta’ della salute a Sesto San Giovanni.
La promessa di carriere era la leva con la quale si otteneva la disponobilita’ dei funzionari pubblici in grado di pilotare gli appalti.
Per ora, nell’inchiesta, non è coinvolto alcun parlamentare ma nelle carte sono finiti i nomi di Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Cesare Previti E Bersani, che però non sono indagati.
Nelle stesse ore, ma per tutt’altra vicenda, arrestato l’ex ministro Scajola, accusato di aver fornito aiuti per la latitanza all’ex parlamentare Pdl Amedeo Matacena, condonnato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Le intercettazioni telefoniche relative alle molte conversazioni fra l’ex ministro e Chiara Rizzo, la compagna di Matacena, che dimostrerebbero, secondo il magistrato di Reggio Calabria titolare dell’indagine Giuseppe Lombardo, che  Scajola si era impegnato ad impiegare sue entraturea Beirut per favorire la latitanza del parlamentare condannato a 5 anni e 4 mesi.

L’ex ministro, portato negli uffici del Centro operativo della Dia di Roma, è apparso “sconcertato e sconvolto” agli uomini che l’hanno arrestato ed ha detto di non aspettarsi il provvedimento, emerso nel corso dell’inchiesta ‘Breakfast’ sul reinvestimento di capitali illeciti da parte della ‘ndrangheta, che nel 2012 ha portato a iscrivere sul registro degli indagati anche l’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito e da cui risulterebbe che lui stava cercando di fare uscire Amedeo Matacena da Dubai, dove si trova ancora, per farlo arrivare in Libano, dove sarebbe stato al sicuro dall’arresto per l’esecuzione pena per la condanna subita per concorso esterno in associazione mafiosa.
Matacena, che per la giustizia italiana è rimasto latitante, non poteva lasciare il Paese arabo in quanto privato del passaporto. E’ proprio in questa fase, secondo l’accusa, che sarebbe intervenuto Scajola: l’ex ministro avrebbe cercato di aiutare Matacena a trasferirsi in Libano.
Informato della vicenda, Berlusconi, che pure lo aveva escluso dopo un lungo braccio di ferro con il suo consigliere politico Toti, si è detto “addolorato” per l’arresto di Scajola, ministro dell’Interno dal 2001 al 2002, incarico che ha lasciato in seguito alle polemiche sulle sue dichiarazioni su Marco Biagi, poi nominato ministro per l’Attuazione del programma e successivamente alle Attività produttive fino al 2006 e che lo scorso gennaio era stato assolto per la vicenda della casa al Colosseo.
Lo scorso 30 marzo, su il Fatto Quotidiano, è stata pubblicata una nota degli analisti del Credit Suisse, secondo cui la lentezza della giustizia e la diffusa corruzione frenano, hanno frenato e freneranno la ripresa del nostro Paese.
Il giorno prima, su la Stampa, Formigoni difendeva sé e la classe politica affermando che, in Italia, siamo tutti corrotti e, commentando l’omelia del Papa sulla corrzione politica, semplicemente detto “siamo tutti peccatori” e raccomandato, in conclusione, ai giornalisti, di non scambiare Francesco I “per l’editorialista di un giornale giustizialista”.
Nel numero di novembre 2013 della rivista “Formiche”, si ricordava che, la corruzione politica, negli anni settanta, si era fatta generalizzata e fisiologica; ma è stato con gli ottonta a diventare sistemica e questo non solo per l’estesa gamma della tipologia tangentizia o per la diffusione all’intero paese, ma soprattutto per la sua coincidenza  con il funzionamento stesso del sistema politico.Sino alla metà degli anni settanta, la corruzione, pur estesissima, si concretava in una numerosissima serie di casi indipendenti l’uno dall’altro. Ovviamente, poteva accadere che un certo potentato politico si alleasse  con un altro per condurre a buon fine una determinata operazione di finanziamento illegale, ma questo accadeva episodicamente. Poi, nei successivi trenta anni, tutto è diventato più sistematico, con una politica sempre più debole perché corrotta.

Carlo Di Stanislao

Una risposta a “Venti anni (e passa) dopo”

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