Fondi europei 2007/2013 inutilizzati, 20 miliardi andranno in fumo?

Più di 20 miliardi del Fondo sociale europeo (Fse) e del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr) per il 2007/2013 ancora da spendere e il rischio di perderli definitivamente è reale, se non verranno impiegati entro la fine del 2015. A fare il punto sull’utilizzo dei fondi europei è Sabina De Luca, capo dipartimento […]

fondiPiù di 20 miliardi del Fondo sociale europeo (Fse) e del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr) per il 2007/2013 ancora da spendere e il rischio di perderli definitivamente è reale, se non verranno impiegati entro la fine del 2015. A fare il punto sull’utilizzo dei fondi europei è Sabina De Luca, capo dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economia intervenuta in apertura del seminario “Fondi europei 2014-2020 e il ruolo del Terzo settore”, organizzato oggi e domani a Roma dal Forum del terzo settore, con la collaborazione della Fondazione con il Sud.
Per De Luca, il ritardo dell’Italia sull’utilizzo dei fondi è reale e preoccupa anche la programmazione dei nuovi fondi. “Il ritardo sulla programmazione in corso 2007/2013 è quantificato dalle cifre di monitoraggio che sono pubbliche – ha spiegato De Luca -. Abbiamo ancora importi molto rilevanti da spendere, sono più di 20 miliardi sia del Fondo sociale europeo che del Fondo per lo sviluppo regionale. Un ritardo fortemente concentrato al sud e in alcuni programmi”. Difficile quantificare, invece il ritardo sulla nuova programmazione. “L’accordo di parternariato è andato in tempo. Ci auguriamo che venga chiuso anche in tempo il negoziato. Molte regioni sono molto avanti con i lavori, ma ci preoccupa la scadenza del 22 luglio per l’invio dei programmi operativi. Ritardo che riguarda sia il sud che alcune amministrazioni centrali”. Il ritardo che preoccupa maggiormente, però, è quello relativo alle risorse non ancora utilizzate dei fondi 2007/2013. “La scadenza – ha affermato De Luca – è per il 31 dicembre 2015. Quello che non viene certificato all’Unione europea viene perso e i dati ci dicono che, avendo un ammontare così rilevante da spendere, il rischio c’è”.
Di fondi non ancora utilizzati ha parlato anche Pietro Barbieri, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore. “L’allora ministro Barca volle un programma, il Pac, che tendeva a riequilibrare uno squilibrio di spesa sociale nel nostro paese. Il programma riguardava il riequilibrio della spesa sociale sulle due aree dell’infanzia e non autosufficienza nelle regioni Convergenza. Sono stati investiti 750 milioni e a quanto ci risulta ne sono stati spesi 6 e sono passati quasi due anni dall’avvio del programma”. Per Barbieri, gli errori sono stati commessi “ad ogni livello istituzionale. Una pratica burocratica eccessivamente rigida da parte del livello centrale e incapacità progettuale di interpretare in maniera corretta dei livelli territoriali, così come accade per tutti gli altri fondi”. Per Barbieri, “il punto nodale sono sicuramente le regioni. Non solo, ma sicuramente. Perché quei fondi sono stati utilizzati spesso per scopi politici, di campagna elettorale e li si è tenuti come tesoretto nascosto perché le regioni hanno un pessimo funzionamento”. Tuttavia, ha aggiunto Barbieri, “non possiamo pensare che la responsabilità sia solo istituzionale, c’è anche quella delle parti sociali che troppo spesso non hanno agito per il bene comune o non hanno saputo interpretare quel ruolo di pressione a cui siamo chiamati”.
Per Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il sud, capire per quale motivo i fondi europei 2007/2013 non siano stati utilizzati appieno è una “questione decisiva”. “Se non si analizza il motivo per cui non sono stati spesi – ha detto a margine del seminario – mi pare difficile capire come fare ad evitare che si ripeta lo stesso errore per il futuro”. Per Borgomeno, però, il problema da superare è il “ritardo culturale della pubblica amministrazione”. “Non hanno capito cos’è il Terzo settore – ha spiegato Borgomeo -. Non sanno fare i bandi, non si fidano di fare i bandi, hanno paura, passano sempre attraverso le amministrazioni locali. Questa storia deve finire. Facciano i bandi aperti alle organizzazioni di Terzo settore, come li facciamo noi, e avranno delle gran belle sorprese positive”.(ga- RS)

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