FateVedereLeTette, esortazione insolente per prevenire il cancro

Al grido goliardicamente provocatorio di #fatevedereletette fa eco il desiderio di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a un atteggiamento imprudente, ma ancora troppo frequente: disertare le visite di controllo dal ginecologo o dal medico curante, se non in caso di reale e immediato bisogno. Le motivazioni alla base di questo comportamento sono comuni a tutte: la […]

FateVedereLeTetteAl grido goliardicamente provocatorio di #fatevedereletette fa eco il desiderio di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a un atteggiamento imprudente, ma ancora troppo frequente: disertare le visite di controllo dal ginecologo o dal medico curante, se non in caso di reale e immediato bisogno. Le motivazioni alla base di questo comportamento sono comuni a tutte: la pigrizia nel dover fissare una visita non urgente, l’imbarazzo di farsi vedere nude e di farsi fare la palpazione o, semplicemente, il sottovalutare l’importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori, in particolare di quello al seno. L’hashtag #fatevedereletette è un’esortazione un po’ insolente, ma premurosa. Nessuna donazione da fare, nessun amico da sfidare: basta un selfie con la scritta “prevenzione” fatta sul décolleté con una matita per gli occhi e le dita messe a mo’ di hashtag per entrare a far parte della community di che ha capito e vuole far capire quanto sia importante prendersi cura non solo dell’aspetto estetico del proprio seno ma, soprattutto, della sua salute. E quindi di fare vedere “le tette” dal vivo al proprio medico e non solo virtualmente ai propri fan sulle pagine dei social media. La promotrice è Giusi Brega, 37 anni, emiliana ma trapiantata a Roma, giornalista pubblicista ma operante nel mondo della comunicazione, che offre ad AgenParl le ragioni di questa bella iniziativa e a chi in particolare si rivolge: “Sto cercando di coinvolgere quanta più gente possibile, in particolare gli opinion leader nell’ambiente affinché mettano a disposizione le loro competenze per creare una cultura della prevenzione”. “Il cancro fa ancora paura. Così tanta – ricorda – che quando qualcuno ne muore si dice che “se ne è andato dopo una lunga malattia”, oppure che “un brutto male se l’è portato via”. Se fa paura persino nominarlo come si fa a parlarne serenamente? Se non se ne parla serenamente come si fa a far capire che la prevenzione è importante? Quindi a chi mi dice che non si scherza su queste cose io rispondo che l’ironia aiuta a parlarne. E parlarne aiuta ad agire”. “Se con questa iniziativa – conclude Brega – riusciremo a convincere anche solo una donna ad andare a fare una visita di controllo avremo vinto”. Certo è che un primo traguardo è stato raggiunto: centinaia di selfie di donne che hanno preso a cuore l’iniziativa e poco più di 4 mila ‘like’ sui social in meno di tre settimane. Ma si sa, come canta Ligabue, che il meglio deve ancora venire. E verrà!

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