Crolli, dichiarazioni e maschere

Tutti gli indicatori europei sono deludenti e, soprattutto, crolla la produzione industriale anche in Germania, locomotiva che sembrava inarrestabile e che ora invece va al passo subendo, in agosto, un crollo del 4% rispetto al mese precedente, con pesante contrazione nei beni di investimento ed una raffica di dati deludenti che dimostrano che il rimbalzo […]

postumanoTutti gli indicatori europei sono deludenti e, soprattutto, crolla la produzione industriale anche in Germania, locomotiva che sembrava inarrestabile e che ora invece va al passo subendo, in agosto, un crollo del 4% rispetto al mese precedente, con pesante contrazione nei beni di investimento ed una raffica di dati deludenti che dimostrano che il rimbalzo previsto dalla Bundensbalk è lungi dal realizzarsi e che l’economia tedesca continua a mostrare segnali di debolezza dopo che il Pil ha già registrato una flessione (-0,2%) nel secondo trimestre di quest’anno.
Certo fanalino di coda dell’Europa ed eterna maglia nera resta l’Italia, ma la frenata della locomotiva tedesca rafforza il fronte di chi è contro l’austerity che sta mostrando frutti peggiori dei mali che voleva curare.

Mattinata cruciale per Renzi che, a palazzo Chigi, ha incontrato stamani, prima i sindacati e poi le imprese, disposto ad ascoltare chiunque ma non disposto ad alcuna frenata sul Job Act che domani sarà votato, con applicazione della fiducia, al Senato, nonostante molti malumori e non solo dalle opposizioni che vedono in tale procedura una radicalizzazione della assenza di confronto.
Secondo la Cgil restano tutte le ragioni della manifestazione nazionale del 25 ottobre, in piazza San Giovanni a Roma, manifestazione a cui Cisl e Uil confermano, ancora una volta, che non parteciperanno, ma resta anche confermata, il 18, la mobilitazione della Cisl a livello territoriale.
I conti restano aperti in casa Pd, con parte della minoranza ancora sul piede di guerra, ma non toni stemperati, tali da far dire a Renzi che “non teme agguati”, anche se poi aggiunge, “altrimenti li affronteremo”.
“La fiducia non può essere in discussione e lavoreremo anche se in modo critico”, dice l’ex ministro Cesare Damiano e l’unico fuori dal coro è Pippo Civati, che già in mattinata aveva sostenuto che “alcuni senatori per propria iniziativa non parteciperanno al voto”, per poi rivolgersi a mezzo stampa anche al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sostenendo che la fiducia sul Jobs act “perpetra una prassi deprecabile” su una materia “delicata”, per chiarire ad un richiamo dello stesso “ per un maggiore rispetto di ruoli e prerogative istituzionali e al corretto uso degli strumenti normativi”.
Secondo il Corriere, la Stampa e il Sole 24 Ore, Renzi non ha nessuna intenzione di frenare, resta fermala convinzione di cancellare l’articolo 18 mentre è incerto sul Tfr in busta paga.
Il ministro del lavoro Poletti, in una “Ansa” di queste ore dichiara: “Non possiamo fare pasticci all’italiana. Non ci si può fermare davanti a dei tabù. Noi abbiamo bisogno di dare fiducia e chiarezza perchè ci siano investimenti” e rispondendo sul Jobs Act e l’art.18, dice chiaramente: “Queste sono le linee di fondo, vogliamo andare avanti nei tempi dati”. “Oggi dobbiamo fare un ragionamento molto chiaro perché abbiamo bisogno di idee chiare. Non possiamo fare pasticci all’italiana”, afferma Poletti a margine di un convegno in Confindustria, “perché quando discutiamo nel merito delle cose poi, per metterci d’accordo, pasticciamo. Pasticci non possono essere fatti. Non ci si può fermare davanti a dei tabù. Noi abbiamo bisogno di dare fiducia e chiarezza perché ci siano investimenti. Queste sono le linee di fondo, vogliamo andare avanti nei tempi che ci siamo dati”.
Poletti ha anche sottolineato che ieri il Senato ha cominciato l’esame del Jobs act e superato le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Movimento 5 Stelle e Sel alla delega sul lavoro e, a proposito, invece, dei quasi 700 emendamenti presentati per l’aula di palazzo Madama ha sentenziato: “”molti sono figli di una volontà di esprimere una opposizione, ce ne sono tanti di M5S e tanti di Sel. Sono dentro l’attività parlamentare, sono in qualche misura nella norma, se proprio non fisiologici perché gli emendamenti dovrebbero essere tutti finalizzati ad un miglioramento sostanziale del provvedimento”.
Insomma Renzi ed il suo governo sono sulla stessa linea che il premier ha dichiarato nella intervista a Bloomberg Tv e in un colloquio con il Wall Street Journal durante la sua missione a New York: nessun compromesso ma una riforma dolorosa, pesante e necessaria se vogliamo davvero portare la Nazione fuori dalla crisi.
Lo scorso 1 Ottobre, alla presentazione del programma dei mille giorni, con un sito ad hoc www.passodopopasso.italia.it per evidenziare, mese dopo mese, i progressi dell’azione di governo e il rispetto degli impegni assunti, Renzi ha sostenuto che lui le cose le fa ed ha di nuovo tirato fuori gli 80 euro per dire che la presenza del countdown e della verificabilità dei risultati è la grande rivoluzione nella politica italiana: “nel momento in cui sei accusato di ‘annuncite’, malattia tipica di parte del ceto politico, rispondiamo con l’elenco di date a cui siamo auto-costretti”.
Il fatto è che dopo questo fatto gli altri non sono presenti al’appello se non come annunci o abbozzi o proponimenti in fieri.
Secondo Elide Rossi e Alfredo Mosca de L’Opinione, se tirassimo oggi la linea sul ciò che il governo Renzi ha fatto, troveremmo solamente due cose: da una parte l’impiccio degli 80 euro, dall’altra la raffica di nuove tasse per pagarli e camuffarli di generosità.
Nella sostanza il Paese è quello di prima, la costituzione resta tale e quale al 48, la burocrazia pure, la pubblica amministrazione idem, i guai ed i problemi peggio. Del resto se appena qualche cosa di buono fosse stato fatto, un seppure minimo cenno di miglioramento l’avremmo visto. Al contrario, non c’è indicatore che non segnali allarme, deflazione, recessione, disoccupazione, tutto continua a scivolare pericolosamente verso l’inferno.
Vorremo non dover dar ragione ai due feroci giornalisti ma, nei fatti, la cura Renzi non ci sembra efficace, anche perché proclamata ed anche scritta, ma non erogata, con burocrazia tutt’altro che decapitata e banche che si guardano bene da erogare liquidità, mentre restano privilegi acquisiti di alcuni su stipendi, pensioni, compensi.
La nuova antropometria ci dice che il nostro volto comunica non solo chi siamo, ma anche come siamo e se siamo in salute, valutando così le anomalie o le modifiche che abbiamo dalla nascita o che subiamo con gli anni.
Ora, pur non essendo un esperto di questo settore è palese che Renzi ricordi nel viso l’allocco, rapace notturno molto temibile e determinato, che si è guadagnato una impropria fama “buonista” a causa della espressioni degli occhi che manifestano lentezza e non lasciano trasparire le determinate intenzioni.
E la sua, potremmo dire prendendo spunto da un libro pubblicato proprio in coincidenza con il varo del suo governo da Rosi Braidotti, è un volto che maschera un “postumano, risultato di un lungo processo che ha portato al superamento dell’umanesimo classico, che poneva l’uomo-maschio-bianco-sano-europeo al centro dell’universo e che ci sta conducendo entro mondi virtuali di parole, tecniche e promesse, espressione di un capitalismo avanzato che è ben conscio dell’epoca in cui si trova a operare, e riesce a mascherare le politiche razziste e violente che mette in campo quotidianamente, dando seguito e continuità ad un potere che cambia maschera in continuazione.

 

Carlo Di Stanislao

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