Nobel e diseguaglianze

Il Nobel per la letteratura a Patrick Modiano (il 15° alla Francia, a partire dai tre ad altrettanti membri della famiglia Curie) e quello per la Pace a Malala Yousafzai, ci dicono che recuperare la memoria per interpretare e migliorare il presente e lottare contro ogni forma di repressione sono le due esigenze del mondo […]

disuguaglianza-sociale-grandeIl Nobel per la letteratura a Patrick Modiano (il 15° alla Francia, a partire dai tre ad altrettanti membri della famiglia Curie) e quello per la Pace a Malala Yousafzai, ci dicono che recuperare la memoria per interpretare e migliorare il presente e lottare contro ogni forma di repressione sono le due esigenze del mondo di oggi, un mondo che attende un investimento sui più giovani da parte di adulti in grado di recuperare gli errori commessi ed emendarli.
Superare le ombre senza cancellarle e fare pace con i propri errori emendandoli è lo scopo di Patrick Modiano, che vinse il Goncourt nel 1978 con “Rue des boutiques obscures” il Bottai Grinzane Cavour nel 1998 con “Dora Bruder” ed ha pubblicato in Italia per Einaudi “Un pedigree”, “Nel caffè della gioventù perduta” e “L’orizzonte”, mentre, in primavera, uscirà, per lo stesso editore torinese, “Arcipelago”).
Ciò che è comune a questo Simoneno dell’onirico e Proust dei tempi moderni, sia come scrittore che come sceneggiatore” (si pensi a “Arrivederci ragazzi” e “Cognome e nome: Lacombe Lucien” di Louis Malle) e la giovane pakistana Malala Yousafzai, sopravvissuta a un attentato dei talebani ed indomita eroina della lotta contro i baby schiavi, è il tentativo di superare le diseguaglianze, lo stesso tema che affronta, ma in modo storico e tecnico, Capital in the Twenty-First Century (Il Capitale nel ventunesimo secolo, o nell’originale n francese Le capital au XXIe siècle), libro scritto da Thomas Piketty, il primo in classifica su Amazon e considerato il più importante degli ultimi anni da Barack Obama, libro certamente improntato ad una moderna visione della sinistra, che parla di disuguaglianza e si confronta apertamente con le teorie marxiste, senza però prendere derive anticapialiste o contro la proprietà privata.
I liberal americani si sono innamorati del testo (di quasi 700 pagine) e della sua analisi di 20 economia mondiali attraverso gli ultimi due secoli, fatta con dati concreti e ricerche dettagliate, ma senza dimenticare Balzac e la sua analisi dei molti volti della umanità.
Un libro dove si propone una tassa sulla ricchezza e che lo fa con argomentazioni condivise dal premio Nobel per l’economia Paul Krugman e da Jordan Weissmann, uno dei maggiori economisti viventi.
Nel libro, non ancora pubblicato in Italia, si smontano le teorie di coloro i quali sostengono che non dovremmo essere nervosi quando parliamo di disuguaglianza perché le élite globali sono formate da gente che ha lavorato e da ricchi che la loro ricchezza se la sono guadagnata: hanno meritato i loro spropositati stipendi con le loro eccellenti abilità tecniche e il loro talento negli affari. A questa posizione, il libro di Piketty offre una semplice ma netta risposta: sarà anche vero che i ricchi di oggi hanno lavorato per la loro ricchezza, ma quelli di domani non avranno il bisogno di farlo.
Già oggi, sostiene Piketty, i ricchi guadagnano più dalla rendita della loro ricchezza che dal loro lavoro. Proprio come gli spietati e spregiudicati uomini d’affari della fine dell’Ottocento avevano lasciato spazio a quella generazione di ricchi ereditieri magistralmente descritta nel Grande Gatsby, i CEO e gli amministratori di hedge found di oggi produrranno una generazione che, messa semplicemente, avrà vinto alla lotteria della nascita.
Commentando questo libro dalla parte Italiana, Valentina Magri ha ricordato che in Italia vi sono diseguaglianze varie: fra classi sociali, generazioni, mercato del lavoro, regioni, opportunita’ e scritto che, come emerge nell’ultima “Indagine sui bilanci delle famiglie italiane”di Bankitalia, nel lungo periodo, la dinamica della ricchezza delle famiglie con capofamiglia più anziano è migliore rispetto a quelle con capofamiglia più giovane. Del resto, la generazione dei padri è entrata nel mercato del lavoro nel momento del boom economico mondiale e italiano. Inoltre, essendo i padri a loro volta figli dei baby boomers (la generazione dei nostri nonni, molto prolifica, come suggerisce il nome) possono contare su una rete familiare numerosa e quindi su un maggiore sostegno economico in caso di difficoltà.
Quindi torniamo ai temi di Modiano e alla lotta della piccola tenace Malala, contro padrui disennati e tirannici che strangolano i figli perpetuando ingiustizie e disuguaglianze che, infine, affossano intere economia e società.

Carlo Di Stanislao

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