Cupezza e disperazione

Giletti ha un malore in diretta e Paolini viene salvato dalla polizia, dopo che aveva annunciato il suicidio su Facebook. Tutto fa spettacolo: il piede rotto di Ezio Miccio che abbandona “Ballando con le stelle” e la falsa notizia della morte della Litizzetto sulla rete. Viviamo in un villaggio globale che deve creare notizie, aumentare […]

Immagine (23)Giletti ha un malore in diretta e Paolini viene salvato dalla polizia, dopo che aveva annunciato il suicidio su Facebook.
Tutto fa spettacolo: il piede rotto di Ezio Miccio che abbandona “Ballando con le stelle” e la falsa notizia della morte della Litizzetto sulla rete.
Viviamo in un villaggio globale che deve creare notizie, aumentare paure e non far pensare, portandoci verso un attonito intontimento che è capace di orientarci come marionette prive di senso critico e di volontà.
Vince chi fa più scandalo e chi la spara più grosso, senza pudore. Lo sa Berlusconi che tenta la rimonta annunciando tasse al 20% e nessuna sulla casa, ma lo sa anche Renzi che parla di una “flebile ripresa”, mentre aumentano la disoccupazione e la pressione fiscale, la violenza e le divisione nella società.
Il Pase si trascina fra vecchi problemi e nuove disperazioni, con odio xenofobo in aumento e consensi in crescita per il reazionario Salvini, con il Movemento 5 Stelle sempre meno aperto a chiunque la pensi in modo diverso da Grillo e Casaleggio, ma ancora con milioni di forsennati che in rete, credono di poter proporre ogni tipo di stramberia.
Come al solito, come capita ormai da un anno, per vedere qualcosa di encomiabile e buono, occorre seguire Bergoglio, che sorprende ancora dalla Turchia, chiamando i cristiani ad una unità di temi e di non di modi, che dai luogo ad un movimento rinnovatore negli spiriti e nei comportamenti.
Renzi continua a dire, anche ieri da Lucia Annunziata, che di cose lui ne ha fatte molte, da aprile ad oggi, ma l’effetto non si vede mentre crescono cupezza e disperazione in ogni angolo della Nazione.
Come scrivono su l’Opinione Elide Rossi e Alfredo Moggia, è sempre più preoccupante l’escalation della tensione sociale nel Paese, dove mai come in questo periodo si sono sommate così tante ragioni di rabbia e malcontento. Periferie abbandonate a se stesse, immigrazione esplosiva, licenziamenti a raffica, crisi economica, esasperazione fiscale, disoccupazione drammatica, variabili cupe e pericolose che unite insieme tendono al peggio.
E mentre Renzi rassicura che sta progettando soluzioni, il Paese è tutto un focolaio, che per ogni ragione si accende pericolosamente.
Non serve l’Italicum e nemmeno una Camera sola, serve una classe politica seria ed onesta, che a partire da se stessa ripaghi gli italiani di tutto ciò che anni di scandali e ruberie gli hanno sottratto, creando un buco ed un debito da paura.
Dunque si ponga grande attenzione alle tensioni, ai mugugni fiscali, alle periferie, agli scioperi, alle agitazioni giovanili, alla disperazione di tutti, non ci si scherzi, stavolta potrebbe essere troppo.
Mare nostrum è riuscito non solo ad esasperare gli animi, ma a farci passare per razzisti quando tutta la nostra storia dice il contrario.
L’Italia non è razzista, è esasperata, stanca, impaurita, abbandonata, tutte condizioni che generano i risentimenti più profondi di chi non ne può più.
Da Monti a Renzi ci hanno fatto tornare indietro di 20 anni, hanno tartassato e distrutto il mercato delle case, i nostri risparmi, la nostra capacità di spesa e la propensione al consumo, hanno consentito agli enti locali di dissanguarci in ogni modo, hanno generato una disoccupazione spaventosa ed una sfiducia totale nello Stato.
A ciò si aggiunge la preoccupante nota, datata 25 novembre, trasmessa dal Capo di Stato Maggiore Difesa dopo la sua audizione alla Camera, sul tema dell’esame del programma pluriennale di investimento per la tutela della capacità marittima della Difesa, nei termini stabiliti nella Legge di Stabilità per l’anno 2014; in cui si legge che i tagli ulteriori previsti rischiano di compromettere la capacità di intervento delle forze dell’ordine, con tutte le naturali ripercussioni sulla sicurezza dei territori.
Tutto il mondo occidentale è in crisi e lo sono anche altre Nazioni, come il Giappone e la Russia, ma la cupezza disperata e senza prospettive sui nostri visi non ha uguali nel mondo.
Persino in Grecia e in Spagna, che non se la passano propriamente bene, la gente sorride di più e manifesta maggiore speranza.
A Milano si sta svolgendo una mostra su Van Ghogh, che raccontò con pennello, matita e penna il proprio male.
Fra gli altri il celebre “Paesaggio con covoni e luna che sorge”, preludio a ciò che lo porterà alla sua tragica fine, ci ricorda il nostro stato d’animo di adesso, con le sue pennellate furiose che riproducono uno scenario di disastri da cui sembra impossibile sfuggire.
Questa disperazione è tanto diffusa da portare la giuria del Torino Film Festival a premiare dei film disperati: Mange tes morts, opera terza di Jean-Charles Hue, che si era già guadagnato il Prix Jean Vigo al Quinzaine des Realisateurs di Cannes; Felix & Miera, che si aggiudica i due premi per i migliori attori (uno, quello per la migliore attrice, ex aequo con The Duke of Burgundy), For Some Inexplicable Reason che si porta a casa il Premio speciale della giuria e quello del pubblico e la menzione speciale per N-Capace, in cui il disagio sociale mistra a cupa disperazione sono i fermenti di base.
Rileggiamo Baricco, ricordiamo Kierkegaard, che riflettono sulla necessità di stare in guardia dagli avvoltoi del materialismo, che vogliono tradurre tutto in egoismo e profitto, per generale quel vuoto etico che dispera e ci porta tristemente ad armarci, gli uni contro gli altri.
E ricordiamoci di Erich Fromm, che chiamando in causa alcune liriche ad impronta dadaista, ci raccomanda l’ascolto della voce altrui e della propria, in mezzo a rumore fatto solo per stordirci, fiacchiarci e disorientarci, lasciandoci nella più cupa delle disperazioni.

Carlo Di Stanislao

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