Luce verde per la costruzione del supertelescopio europeo ELT

“La creazione di Dio è più simile a quella di un uomo che costruisca un orologio e gli permetta di funzionare continuando il suo movimento autonomamente” (Nicola Oresme, 1323-1382). Il Consiglio dell’Osservatorio Europeo Australe, nell’incontro del principale organo di governo dell’ESO, il 3/4 Dicembre 2014 ha dato il via libera definitivo per la costruzione dello […]

Artist’s impression of the European Extremely Large TelescopeLa creazione di Dio è più simile a quella di un uomo che costruisca un orologio e gli permetta di funzionare continuando il suo movimento autonomamente” (Nicola Oresme, 1323-1382). Il Consiglio dell’Osservatorio Europeo Australe, nell’incontro del principale organo di governo dell’ESO, il 3/4 Dicembre 2014 ha dato il via libera definitivo per la costruzione dello European Extremely Large Telescope (E-ELT) in due fasi. È stata autorizzata la spesa di circa un miliardo di euro (1.012,5 M€) per la prima fase che coprirà i costi di costruzione di un telescopio completamente funzionante con un pacchetto di strumenti potenti e la Prima Luce prevista tra dieci anni, nel 2024. Il supertelescopio permetterà di effettuare straordinarie scoperte scientifiche nel campo degli esopianeti alieni, della composizione stellare delle galassie vicine e dell’Universo profondo. Il più grande contratto mai affidato dall’ESO, quello per la mega cupola del telescopio e la struttura principale, verrà stipulato entro il 2015. Per la decisione servivano dieci voti positivi su quattordici. Ne sono stati ottenuti undici. Tre voti sono “ad referendum”, il che significa che vengono considerati provvisoriamente positivi e soggetti a conferma da parte delle autorità dei tre stati membri, prima del prossimo incontro del Consiglio. Una volta confermati anche questi tre voti, la decisione del Consiglio sarà unanime. L’E-ELT sarà Sarà il più grande occhio del mondo rivolto al cielo, un telescopio ottico e infrarosso di 39 metri di apertura sito sul Cerro Armazones nel deserto cileno di Atacama, a 20 chilometri dal Very Large Telescope installato sul Cerro Paranal. “La decisione presa dal Consiglio – dichiara Tim de Zeeuw, Direttore Generale dell’ESO – significa che ora si può costruire il telescopio e che importanti lavori di costruzione industriale sono finanziati e possono procedere secondo i piani. Sono già stati fatti grandi progressi in Cile sulla sommità dell’Armazones e i prossimi anni saranno emozionanti”. La costruzione dell’E-ELT è stata approvata dal Consiglio dell’ESO nel Giugno 2012, a condizione che i contratti di valore superiore ai 2 milioni di euro potessero essere assegnati solo dopo che il costo totale del telescopio (1083 milioni di euro al valore del 2012) fosse finanziato almeno per il 90 percento. È stata concessa un’eccezione per le opere civili al sito. I lavori, iniziati con la cerimonia inaugurale nel Giugno 2014, stanno facendo buoni progressi. Attualmente il 10 percento del costo totale del Progetto E-ELT è stato “trasferito” a una seconda fase. Con l’adesione della Polonia alla comunità scientific mondiale dell’ESO, gli impegni di spesa attuali per l’E-ELT hanno superato il 90 percento del costo totale della prima fase che porterà a un telescopio di nuova concezione completamente funzionante entro i prossimi dieci anni. Si attendono gli impegni addizionali dal Brasile che prossimamente diventerà Stato Membro dell’ESO e, perché no, anche della Russia. Per evitare che il Progetto E-ELT ritardi, il Consiglio dell’ESO ha deciso che la costruzione della prima fase del telescopio da 39 metri possa iniziare immediatamente. “I fondi oggi impegnati – osserva Tim de Zeeuw – permetteranno la costruzione di un E-ELT completamente funzionante che sarà il telescopio più potente tra tutti i progetti di telescopi estremamente grandi attualmente in programma, con un’area di raccolta della luce superiore e strumentazione migliore. Permetterà la caratterizzazione iniziale degli esopianeti di massa pari a quella della Terra, lo studio delle popolazioni stellari risolte nelle galassie vicine e osservazioni molto sensibili dell’Universo profondo”. I lavori già finanziati comprendono il contratto per la cupola del telescopio e la struttura primaria, il più grande nella storia dell’ESO, che verrà assegnato verso la fine del 2015 e porterà alla realizzazione definitiva dello strumento. I componenti del telescopio che non sono ancora finanziati comprendono parti del sistema di ottica adattiva, alcuni degli strumenti, i cinque anelli più interni di segmenti dello specchio principale del telescopio (210 segmenti) e un ricambio dei segmenti dello specchio primario che serviranno per le future operazioni più efficienti del telescopio. La costruzione di queste componenti, il cui rinvio non riduce gli straordinari risultati scientifici che l’E-ELT potrà realizzare al termine della prima fase, verrà approvata non appena il finanziamento supplementare sarà disponibile, compreso quello previsto dal Brasile. In attesa dell’ingresso della Russia nell’ESO, visto che le insensate sanzioni economiche occidentali stimolano anche la Scienza russa oltre la moneta, il Rublo. Così il futuro dell’Astronomia e dell’Astrofisica made in Russia si gioca, parafrasando il celebre Discorso del Presidente Vladimir Putin pronunciato il 4 Dicembre 2014, nello stabilire urgentemente le priorità per creare un piano dazione da intraprendere immediatamente. Tra i progetti che hanno maggiori possibilità di sostegno vi è ladesione della Russia allo European Southern Observatory, senza per questo rinviare a tempo indeterminato lattuazione di alcuni progetti russi insieme ai partner scientifici europei. Oggi infatti l’Astronomia e l’Astrofisica sono frutto non di solitarie imprese segrete ma di grandi collaborazioni internazionali, reti di telescopi in tutto il mondo, osservatori spaziali ed astronavi scientifiche. Dal momento che la precisione delle osservazioni aumenterà in maniera considerevole con l’ingresso della tecnologia e della scienza russa nell’ESO, oggi all’avanguardia anche grazie agli scienziati della Russia che lavorano su tutto il pianeta condividendo le proprie ricerche, non resta che ufficializzare i fatti. L’ingresso della Russia nei progetti astronomici internazionali dell’ESO, potenzierà la formazione astronomica degli scienziati e le capacità degli strumenti astronomici a terra e nello spazio. L’adesione a progetti internazionali riguarda soprattutto l’European Southern Observatory, l’organizzazione intergovernativa che gestisce la grandiosa rete di telescopi nelle Ande Cilene. Al Progetto ESO si può aderire versando un contributo finanziario pari a circa 150 milioni di euro, che consentirà alle organizzazioni scientifiche russe di condurre con la strumentazione ESO le proprie ricerche e alle imprese russe di eseguire gli ordinativi per le esigenze dell’ESO, bypassando di fatto le insensate sanzioni economiche decise dai politici occidentali. La prospettiva di entrare nell’ESO come stato membro, è da alcuni mesi uno dei principali argomenti di discussione al Cremlino e al Ministero della Pubblica Istruzione. La possibilità di una rateizzazione a 10 anni non dovrebbe inibire significativamente lo sviluppo dei propri impianti astronomici terrestri russi. I sostenitori dell’ingresso di Mosca nell’ESO sottolineano che in questo modo la Russia si unirà alla ricerca scientifica d’avanguardia. Costruire la stessa cosa in Russia è impossibile ma non a causa del denaro, visto che il Rublo di sta rafforzando. Nello stato euro-asiatico sono pochi i posti con un buon clima per le osservazioni astronomiche. Gli oppositori ribattono sostenendo che se non si costruisce in proprio, non si avranno mai gli strumenti astronomici necessari in Russia. La questione quindi si sposta su un altro campo e punta a riconoscere quale sia l’argomento più rilevante in questa discussione. Del resto i progetti astronomici russi finora discussi sono molti e differenziati. L’osservatorio radio Suffa, creato in collaborazione con l’Uzbekistan, è un progetto avviato già da tempo. Il complesso elio-geofisico per studiare il Sole viene creato sulla base di strutture già esistenti dell’Istituto terrestre di fisica solare, filiale siberiana dell’Accademia Russa delle Scienze. ALEGRO è la nuova e ambiziosa iniziativa astrofisica nella piccola area non ancora esplorata della banda gamma. Nel 2014 è stato formato un gruppo speciale di lavoro, che comprende rappresentanti delle principali organizzazioni astronomiche dell’Accademia delle Scienze e delle università russe, per creare una lista delle attività, indicando il relativo budget e priorità. La difficoltà consiste nel fatto che non esiste uno strumento universale per l’Astronomia. Nelle applicazioni terrestri e nelle osservazioni dirette, gli astronomi hanno la vista corta: la gamma degli infrarossi è bloccata dall’atmosfera che non lesina particolari trattamenti per gran parte delle onde nel visibile. In modo indiretto è possibile registrare i fotoni gamma. Pssono i diversi obiettivi scientifici e le diverse tecnologie ingegneristiche russe sposarsi con i progetti dell’ESO? L’astrofisica mondiale sta evolvendo molto rapidamente e lo sviluppo dell’Astrofisica in Russia nella prima metà del XXI Secolo deve procedere all’unisono con la comunità scientifica mondiale. Nel 2014 non mancate le notizie circa la possibile costruzione di un telescopio gigante russo, in calce alla firma di un accordo preliminare da parte del Rettore dell’Università Statale di Mosca, Viktor Sadovnichij, e di Paulino Rivero Baute, Presidente delle Canarie. L’intesa prevede lo sviluppo di una cooperazione scientifica tra i due Paesi in vista della costruzione del megatelescopio euro-russo nelle Isole Canarie. Oltre alla Russia e alla Spagna, dovrebbero partecipare alla costruzione la Germania e la Svizzera. La quota della Federazione Russa corrisponderà a un quarto del tempo di osservazione. Alcuni fonti differiscono anche sulle caratteristiche del futuro dispositivo: il diametro dello specchio del telescopio sarà di 40 metri, come finora indicato sul sito ufficiale dell’Università Lomonosov, o 60 metri? Entrambe le ipotesi sono rivoluzionarie per l’emisfero boreale della Terra se comparate al diametro dello specchio primario del più grande degli attuali telescopi ottici che è poco più di 10 metri. Il futuro E-ELT dell’ESO in Cile avrà uno specchio principale del diametro di 39 metri. La notizia è apparsa poco prima della discussione pubblica sulle prospettive dell’Astronomia e dell’Astrofisica in Russia che ha avuto luogo al Ministero dell’Istruzione e della Scienza il 24 Marzo 2014. Il più grande telescopio ottico della Federazione Russa è attualmente il BTA-6 dotato di uno specchio di 6 metri all’Osservatorio Speciale Astrofisico dell’Accademia Russa delle Scienze, situato in Kabardino-Balkaria, e costruito nel 1970. Le dimensioni degli altri sono di uno o due metri. Il punto, tuttavia, non è tanto il diametro dello strumento russo, quanto il fatto che ci sono pochi posti al mondo per un buon clima astrofisico. Pertanto sviluppare l’Astronomia contando solo sulle risorse interne russe, è molto difficile se non impossibile. L’unico modo per uscire da questa situazione, come sostiene il Presidente Putin, lo si propone da diversi anni: collegare la Russia alle collaborazioni internazionali esistenti, in primo luogo con l’European Southern Observatory (ESO) dislocato in Cile, nel deserto di Atacama, dove le condizioni per le osservazioni astrofisiche sono considerate tra le migliori al mondo. Il consorzio dell’ESO comprende finora 15 Paesi membri. La Russia è stata invitata a partecipare nel consorzio ESO come membro a pieno titolo. Ciò significa, da un punto di vista finanziario, un esborso di almeno 130 milioni di euro e, dal punto di vista dell’impegno scientifico, la possibilità di connettersi istantaneamente alla ricerca mondiale utilizzando gli strumenti attualmente più avanzati, per partecipare allo sviluppo della strategia osservativa internazionale. La Russia sarà così in grado di partecipare anche alla costruzione dell’E-ELT che, secondo i sostenitori russi del progetto, contribuirà allo sviluppo delle industrie della Russia. L’entrata nell’ESO è “minacciosa” solo per i politici occidentali sostenitori delle insensate sanzioni economiche contro Mosca, prive di ogni fondamento razionale. I Signori della Guerra (Warlords) scalpitano frementi per una terza guerra mondiale contro Mosca, magari decisa a tavolino per lo sfoltimento della popolazione terrestre che oggi è di oltre 7,1 miliardi di persone, fra non molto difficili da sfamare. La Scienza di Pace può sconfiggere i demoni della guerra e imporre le Regole della ragione umanitaria. Lo ha già fatto vincendo la Guerra Fredda. Gli Stati Uniti di Europa con la Russia possono già nascere nell’ESO. Ma, come sempre nella Storia, anche in questo caso il Fattore chiave è il Tempo e il Denaro. Anche supponendo che il progetto venisse realizzato più o meno velocemente come auspica il Presidente Putin, il vero leader mondiale di Pace, l’ingresso della Russia nell’ESO avrà dei tempi tecnici e burocratici. Molto probabilmente entro dieci anni. Per il 2024 sarà già operativo l’E-ELT e i primi migliori dati scientifici saranno raccolti da questo potente strumento. Non necessariamente però fino ad allora gli astronomi russi potrebbero essere esclusi ​​dalla piena partecipazione nel più importante progetto internazionale di sempre. Se per il megatelescopio ottico euro-russo delle Canarie si stima che occorreranno non meno di 500 milioni di euro, ha molto più senso, vista la crisi politica in atto decisa da pochi folli, se la Scienza russa batta un deciso colpo per proporre l’immediata partecipazione alle attività scientifiche dell’ESO. Magari con un pagamento del canone rateizzato a 10 anni. La questione finanziaria, politica e scientifica, assai delicata, è quanto mai aperta. Il Presidente russo Vladimir Putin il 4 Dicembre 2014 si è rivolto al Cremlino con il Messaggio annuale all’Assemblea Federale (Parlamento) della Russia. Il capo di Stato ha presentato la sua visione delle direzioni principali della Politica interna ed estera. La Russia non può non condannare il colpo di Stato che ha avuto luogo in Ucraina e ha provocato la tragedia sanguinosa nel sud-est del Paese. “Per la Russia, la Crimea, l’antica Korsun, Cherson, Sebastopoli hanno una grande significato sacro e di civiltà come il Monte del Tempio a Gerusalemme per coloro che professano l’Islam e il Giudaismo. Per noi sarà sempre cosi, da oggi in poi”, dichiara il Presidente Vladimir Putin. Che ha ricordato come in Crimea, nell’antica Cherson, precedentemente chiamata Korsun, il principe Vladimir fu battezzato e in seguito battezzò tutta la Russia. Secondo Putin, “lì ci sono le origini spirituali” di Mosca. Putin osserva che “se per alcuni Paesi europei la sovranità e l’orgoglio nazionale sono concetti dimenticati e di lusso, per la Russia sono condizioni assolutamente necessarie. Nessuno riuscirà raggiungere una superiorità militare sulla Russia che – evidenzia Putin – ha le capacità e può applicare soluzioni non standard per la difesa del Paese”. Il capo di Stato russo rileva che “la Russia non intende essere coinvolta nella corsa agli armamenti, ma la difesa del Paese sarà garantita. La Russia ha contribuito enormemente per sostenere l’Ucraina, accreditando la sua economia”. Il leader russo nello storico Discorso rivela che “le banche russe recentemente hanno investito nell’economia ucraina circa 25 miliardi di dollari. Il Ministero delle Finanze della Russia l’anno scorso ha assegnato all’Ucraina un prestito di tre miliardi di dollari. Gazprom ha fornito ulteriori 4,5 miliardi e le ha concesso uno sconto sul gas. Complessivamente sono 32,5 miliardi di dollari. Le sanzioni contro la Russia – spiega Putin – non sono solo una reazione nervosa degli Stati Uniti e dei suoi alleati e non sono legate alla posizione della Federazione russa sul colpo di stato in Ucraina o alla “primavera della Crimea”. Potrebbe essere qualsiasi altro il motivo” per frenare l’influenza della Russia, dichiara il Presidente Putin. Secondo il leader russo, la politica di contenimento non è stata inventata ieri, “essa viene attuata nei confronti della Russia da molti anni, da decenni, se non da secoli. Ogni qualvolta che qualcuno ritiene che la Russia stia diventando troppo forte e indipendente, vengono subito attivati tutti questi strumenti. Tuttavia, è inutile parlare alla Russia da una posizione di forza – avverte Putin – la Russia sarà aperta al mondo, agli investimenti esteri e ai progetti comuni”. Dunque, anche all’ingresso nell’ESO. “La Russia non ha intenzione di interrompere le relazioni con l’Europa e gli USA e allo stesso tempo continuerà a collaborare con l’Africa e il Medio Oriente – rivela Putin – noi stessi non prendiamo mai la strada dell’auto-isolamento, della xenofobia, del sospetto, della ricerca dei nemici. Tutto ciò sono manifestazioni di debolezza, mentre noi siamo forti e sicuri di noi stessi. Il nostro obiettivo è ottenere alla pari il maggior numero di partner sia in Occidente sia in Oriente”. Poi, parlando dei problemi interni della Russia, il Presidente Vladimir Putin nel suo Discorso al Parlamento esorta a raddoppiare il volume delle costruzioni di strade nel Paese. Putin rileva che “le infrastrutture di trasporto sono necessarie per accogliere le nuove industrie nell’ambito dello sviluppo dell’economia russa”. Il Presidente propone di amnistiare singolarmente e in pieno volume i capitali che ritornano in Russia. Secondo Putin, “la decisione aiuterebbe a voltare una volta per sempre la pagina dell’offshore nella storia dell’economia russa”. Il leader russo propone di stabilizzare per quattro anni le aliquote fiscali per le imprese. La libertà per lo sviluppo nell’economia, nel settore sociale, nelle iniziative civiche, è la migliore risposta ai vincoli esterni e ai problemi interni, secondo il Presidente russo che propone di “considerare le sanzioni occidentali contro la Russia come un impulso per lo sviluppo efficiente del Paese”, sottolineando che per questo “la Russia ha un grande mercato interno, risorse naturali, capitale e potenziale scientifico, anche un popolo di talento, intelligente, laborioso”. Putin evidenzia che “più i cittadini saranno attivi nella stabilizzazione della loro vita, più saranno economicamente e politicamente indipendenti, quindi sarà più alto il potenziale della Russia”. L’università statale Lomonosov di Mosca è la più antica della Russia. Fu fondata dall’imperatrice Elisabetta di Russia nel 1775. Per questo è anche la più importante. Se è vero che si vanno rafforzando i rapporti tra la comunità scientifica russa in Astronomia e Astrofisica e quella italiana, tanto che i ricercatori russi stanno ipotizzando la realizzazione di un satellite scientifico di astrofisica in collaborazione con l’Inaf, è anche vero che una collaborazione già esiste nell’ambito della radioastronomia. L’Inaf è infatti coinvolta a livello scientifico nella missione Radioastron, in particolare con l’Istituto di Radioastronomia di Bologna. La partecipazione russa ai progetti scientifici e spaziali europei va lentamente espandendosi, non più ferma alla collaborazione sulla Stazione Spaziale Internazionale. La Russia è infatti entrata nel progetto europeo Exomars. Mentre il team tecnico di ExoMars si continua a preparare per il lancio del primo rover europeo su Marte, bisogna ancora superare le difficoltà di finanziamento per permettere alla missione di aver luogo. L’Italia è il maggiore finanziatore del programma ExoMars che ha un valore da 1,2 miliardi di euro, la Gran Bretagna è al secondo posto. La Germania e la Francia, nonostante siano le nazioni più grandi presenti all’interno dell’ESA, hanno un ruolo secondario nella missione. Il tempo che rimane per trovare i fondi necessari al completamento della missione è davvero poco per poter sfruttare la finestra di lancio del 2018. Altrimenti tutto dovrà essere differito all’Estate del 2020 quando si verificheranno di nuovo le condizioni di allineamento planetario utili al lancio. Sono quattro i siti finalisti individuati per l’atterraggio del rover ExoMars e tra essi sarà poi individuato quello ritenuto migliore per lo sbarco. I siti proposti sono quelli individuati con i nomi Mawrth Vallis, Oxia Planum, Hypanis Vallis e Aram Dorsum. Il rover, alimentato ad energia solare, sarà lanciato insieme alla sua piattaforma di atterraggio a bordo di un vettore russo Proton in una finestra di lancio che si aprirà il 7 Maggio 2018. Poi, guidato attraverso l’atmosfera marziana da un sistema di discesa russo, dovrebbe riuscire ad atterrare nel Gennaio 2019, dando così inizio ad una prima missione della durata prevista di circa 7 mesi, nel corso della quale coprirà una distanza di 4 chilometri. La partnership tra l’ESA e l’Agenzia Spaziale della Federazione Russa, Roscosmos, è stata sottoscritta dopo che la Nasa, a causa di problemi di budget, nel 2012 ha fatto un passo indietro dal ruolo che prima aveva nel progetto ExoMars. Era previsto che l’Agenzia statunitense fornisse due vettori di lancio Atlas 5, insieme ad altra strumentazione scientifica e una telegru per lo sbarco del rover. Il tutto a corredo della dotazione strumentale della sonda ExoMars di fabbricazione europea. La Nasa sta ancora contribuendo per i componenti di uno dei principali strumenti in dotazione al rover, un sensore astrobiologico progettato per cercare tracce della presenza dei mattoni della vita sul suolo marziano. Il rover ExoMars peserà circa 300 chilogrammi al momento del lancio e sarà chiuso, come in un bozzolo, dentro un sistema di discesa e atterraggio russo. Dotato di una trivella per estrarre campioni di terreno fino a due metri di profondità, è il primo rover marziano made in United States of Europe, dopo il fallimento nel 2003 dell’atterraggio del rover britannico Beagle 2, a bordo della missione Mars Express dell’ESA. La strumentazione di corredo, per la cui progettazione hanno partecipato altre nazioni, analizzerà il suolo marziano, per la prima volta anche attraverso l’analisi di campioni estratti dal sottosuolo, alla ricerca di segni o tracce di materiali organici indicativi della presenza, anche antica, della vita sul Pianeta Rosso. Il Direttore Generale dell’ESA, Jean-Jacques Dordain, nel corso del sessantacinquesimo International Astronautical Congress, ha dichiarato che la missione ExoMars non ha incontrato difficoltà nonostante i tempi che corrono, nonostante il peggioramento dei rapporti politici tra la Russia e alcune nazioni occidentali. “Non abbiamo avuto interferenze a causa delle situazione politica nella nostra cooperazione con la Russia – osserva Dordain – non ho avuto alcuna indicazione da parte degli Stati membri in merito ad eventuali restrizioni alla cooperazione in atto, né ho avuto alcun segnale del genere da parte della Russia”. Nonostante la disinformazione dei media occidentali antirussi. L’attività è quindi ufficialmente sulla buona strada per il lancio del Mars Trace Gas Orbiter, il primo dei due set di lancio previsti per la missione nel Gennaio 2016. La  navicella europea sarà lanciata con un vettore Proton dal cosmodromo di Baikonur in Kazakhstan e lo stesso avverrà per il rover nel 2018. Il Mars Trace Gas Orbiter è ora nella fase di assemblaggio finale nelle industrie della Thales Alenia Space in Francia. I test finali della navicella e del lander cominceranno il prossimo anno, prima del suo invio a Baikonur alla fine del 2015. La versione ufficiale è che il reperimento del budget per il lancio nel 2016 dell’ExoMars sia a buon punto, ma in realtà c’è un ammanco nel finanziamento per completare il pagamento in tempo utile per la missione del 2018. “Tecnicamente parlando per la missione del 2018 siamo in fase di programmazione del lancio – rivela Dordain – ma la realtà è che ci mancano i soldi per la missione”. Dordain si dice fiducioso di riuscire a reperire gli impegni necessari al finanziamento per ExoMars da parte degli Stati membri dell’ESA, per definire i piani nella realizzazione di un vettore di lancio europeo e nell’estensione della partecipazione ESA alle attività della Stazione Spaziale Internazionale. “Spero – aggiunge lo scienziato – che riusciremo a completare la raccolta dei fondi per la missione del 2018”. I lavori di preparazione della missione del rover europeo sono proseguiti senza sosta nonostante le difficoltà nel reperimento dei fondi. Il dipartimento britannico della Airbus Defence and Space, il principale contraente per lo sviluppo del rover, ha cominciato ad ordinare i componenti della nave spaziale. L’ultimo segnale di rassicurazione per la prosecuzione dei lavori è stato proprio l’annuncio, dato dall’ESA lo scorso 1° Ottobre 2014, dei quattro siti candidati per l’ammartaggio del lander. I potenziali siti di sbarco mostrano tutti prove di antica presenza di acqua. “Oggi la superficie di Marte è ostile per lo sviluppo della vita – sostiene Jorge Vago, progettista per l’ESA della missione ExoMars – ma è possibile che forme primitive di vita abbiano potuto affermarsi quando il clima era più caldo e umido, tra i 3,5 e i 4 miliardi di anni fa. È per questo che i siti individuati per lo sbarco devono essere situati in aree dove siano presenti antiche rocce e dove probabilmente un tempo l’acqua era abbondante”. In due dei siti individuati, quelli identificati con i nomi Mawrth Vallis e Oxia Planum, sono presenti rocce di età superiore ai 3,8 miliardi di anni e ricche di minerali argillosi, un indicatore dell’antica presenza di acqua. Il sito denominato Hypanis Vallis, secondo gli scienziati, si trova nei pressi del delta di un antico fiume alla fine di un reticolo di canali che un tempo potrebbe aver condotto l’acqua ad un lago marziano, mentre il sito Aram Dorsum potrebbe essere stato, miliardi di anni fa, il letto di un fiume. Le aree individuate per lo sbarco mostrano segni sia di sostenuta presenza di acqua sia di successivo interramento con conseguente preservazione dei siti stessi dall’effetto delle radiazioni e dei processi ossidativi durante l’evoluzione geologica marziana. Ciò lascia sperare che i siti individuati abbiano potuto mantenere tracce biologiche marziane al loro interno. “Tutti e quattro i siti individuati sono chiaramente di alto interesse scientifico ma – avverte Jorge Vago – è anche necessario che abbiano le caratteristiche necessarie per permettere lo sbarco e la possibilità di aggirarsi nei dintorni sulla superficie. I vincoli tecnici sono soddisfatti a differenti gradi in ognuno dei siti individuati e le verifiche sono ancora in atto, nonostante le valutazioni preliminari indichino che il sito che presenterebbe minori difficoltà rispetto agli altri sia quello individuato col nome Oxia Planum”. Per ovvie ragioni di sicurezza gli ingegneri del rover ExoMars sostengono che il sito ottimale per lo sbarco del rover dovrebbe essere privo di pendii ripidi, di rocce troppo grandi, essere vicino all’equatore del Pianeta Rosso e trovarsi ad una quota non troppo elevata. Mentre il team tecnico di ExoMars si continua a preparare per il lancio del primo rover europeo su Marte, Dordain e colleghi si trovano a dover superare le difficoltà di finanziamento per permettere alla missione di aver luogo. La Russia sarà decisiva. Roba da dolori di pancia per i Warlords antirussi. Nel 2014 Mosca è stata teatro dell’Assemblea Generale del COSPAR, il Comitato per la Ricerca Aerospaziale. Si sono confrontati oltre 5000 scienziati di Pace, provenienti da tutto il mondo, con una significativa rappresentanza di ricercatori Inaf. Il suo Presidente, Giovanni Bignami, ha chiesto e ottenuto un incontro con il Presidente russo Putin. Il numero di pubblicazioni scientifiche presentate a Mosca è superiore a 4500. E batte quasi tutti i record COSPAR. Nel frattempo il telescopio da 2,2 metri dell’MPG/ESO all’Osservatorio di La Silla, sempre in Cile, ha catturato l’immagine più variopinta di sempre dell’ammasso stellare luminoso NGC3532. Alcune stelle brillano ancora di un colore caldo e bluastro, ma molte delle più massicce sono diventate giganti rosse e brillano di una ricca tonalità arancio. NGC3532 è un ammasso aperto brillante, distante circa 1300 anni luce dalla Terra, nella costellazione della Carena. È noto come l’ammasso del Pozzo dei Desideri, poichè ricorda una manciata di monete d’argento (non quelle di Giuda l’apostolo traditore di Gesù) lanciate in un pozzo. Viene anche chiamato l’ammasso Football, ma il nome è appropriato solo per chi vive da un lato del Pacifico. La regione celeste ha infatti guadagnato l’epiteto a causa della sua forma ovale, che può sembrare, per chi ha familiarità con il giuoco, anche un pallone da rugby. L’ammasso, molto brillante, è visibile facilmente a occhio nudo dall’emisfero australe. È stato scoperto dall’astronomo francese Nicolas Louis de Lacaille, osservato dal Sud Africa nel 1752 e catalogato tre anni dopo. È uno degli oggetti aperti più spettacolari di tutto il cielo. NGC3532 copre un’area di cielo pari a circa il doppio della Luna Piena. È stato descritto come un ammasso ricco di astri binari da John Herschel che vi osservò “diverse eleganti stelle doppie” durante il suo soggiorno nel Sud Africa intorno all’Anno del Signore 1830. NGC3532 è stata la prima sorgente osservata dal Telescopio Spaziale Hubble il 20 Maggio 1990 con le sue famose ottiche inizialmente “difettose”. Questo raggruppamento di stelle ha un’età di circa 300 milioni di anni. È perciò nel bel mezzo del cammin di loro vita, secondo gli standard degli ammassi aperti. Le stelle di massa molto maggiore del Sole vivono per pochi milioni di anni. Il nostro luminare dovrebbe vivere circa altri 5 miliardi di anni prima della fine, mentre le stelle di massa più piccola, quando la vita sulla Terra si sarà già estinta da un pezzo, potranno raggiungere anche le decine di miliardi di anni. Chissà, forse superando l’età attuale e, Modello Standard permettendo, futura dell’Universo. Le stelle dell’ammasso, di massa moderata, brillano ancora luminose di un colore blu-bianco, ma gli astri più massicci hanno già esaurito la loro riserva di Idrogeno e sono divenuti Giganti rosse. Di conseguenza l’ammasso appare ricco sia di stelle blu sia arancioni. Gli astri più massicci dell’ammasso originale hanno già trascorso la loro vita breve ma brillante e sono esplosi tempo fa come Supernovae. Altre stelle deboli, numerose ma meno appariscenti, di piccola massa e vita più lunga, brillano nei toni del giallo o del rosso. NGC3532 è formato da circa 400 stelle in totale. Lo sfondo del cielo nella foto realizzata dall’ESO grazie allo strumento Wide Field Imager, è una zona della Via Lattea molto ricca di stelle. Sono visibili nubi di gas rosso incandescente e sottili strisce di polvere che bloccano la vista sugli astri più distanti probabilmente collegati all’ammasso stesso, abbastanza vegliardo da aver eliminato da tempo tutto il materiale circostante. La Scienza di Pace può salvare la Terra.

© Nicola Facciolini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *