Matrimoni gay, la politica in coro: ‘Unioni Civili non rinviabili’

Il risultato del Referendum in un Paese ultracattolico come l’Irlanda, che, con il 62% dei Sì, ha dato il via libera ai matrimoni gay, come spunto di riflessione per l’Italia e per la nostra politica, troppo spesso restia di fronte alla necessità di allargare il raggio dei diritti civili ed aprire anche alle unioni di […]

Il risultato del Referendum in un Paese ultracattolico come l’Irlanda, che, con il 62% dei Sì, ha dato il via libera ai matrimoni gay, come spunto di riflessione per l’Italia e per la nostra politica, troppo spesso restia di fronte alla necessità di allargare il raggio dei diritti civili ed aprire anche alle unioni di tipo diverso, rispetto al matrimonio tradizionale. E il cammino fatto dall’Irlanda, che nello spazio di 22 anni è passata dalla depenalizzazione dell’omosessualità (1993), all’introduzione delle unioni Civili (2010), per arrivare infine alla legalizzazione dei matrimoni gay, è un esempio per tutti gli Stati ancora chiusi sul tema. È stato l’arcivescovo di Dublino,  Diarmuid Martin, il primo a parlare di “tempo di cambiamento e di fare autocritica”. Un messaggio che può essere recepito anche dalla politica del nostro Paese.

Secondo il Primo Ministro Matteo Renzi: “Le unioni civili ormai non sono più rinviabili”. Dello stesso avviso anche la Presidente della Camera Laura Boldrini, che appreso del risultato del referendum ha twittato: “È tempo che l’Italia abbia una legge sulle unioni civili. Essere europei significa riconoscere i diritti”.  Stesso entusiasmo anche per il leader di Sel e storico sostenitore del movimento LGBT Nichi Vendola, che parla di “fatto straordinario” e di “lezione di civiltà ricevuta dalla cattolicissima Irlanda”. Per il momento però, sul testo base redatto in Commissione Giustizia, le resistenze sono molto aspre, con gli oltre quattromila emendamenti presentati, tremila dei quali dai parlamentari di Area Popolare.

Il Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha parlato dello stato della stato della riforma: “Stiamo lavorando in Parlamento a una proposta di legge che riconoscendo le unioni civili tra persone dello stesso sesso riconosca i diritti di tutti, il Pd non si tira indietro rispetto a questa battaglia di civiltà. Lo faremo subito dopo le elezioni. Siamo a buon punto, sono già stati presentati gli emendamenti, c’è la volontà di arrivare fino in fondo”. Governo e Partito Democratico sembrano avere la ferma intenzione di arrivare all’approvazione del testo, affinché possa diventare legge, a dispetto della spaccatura che inevitabilmente si creerà all’interno di una maggioranza così disomogenea intorno a questo tema. Secondo Marcucci, primo firmatario della Legge, ci sarà “un’ampia maggioranza su questo tema e si arriverà all’approvazione finale in prima lettura entro l’estate”. Tuttavia Angelino Alfano, ministro dell’Interno ed esponente di punta del Nuovo Centro Destra, fissa i confini oltre i quali il suo partito sicuramente non si spingerà: “La nostra posizione è chiara, sì alle unioni civili, sì al riconoscimento dei diritti delle persone con un rafforzamento patrimoniale di questi diritti, no alla equiparazione al matrimonio, no alla reversibilità della pensione, no alle adozioni dei figli”

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