Redde Rationem: liste civiche chiedono chiarezza

 “I nuovi arresti per l’affaire dei puntellamenti esigono delle azioni ormai indifferibili da parte del Comune”. Così in una nota congiunta i gruppi consiliari Appello per L’Aquila e L’Aquila che Vogliamo relativamente alla nuova inchiesta su presunte irregolarità nei lavori del post-sisma denominata “Redde Rationem”. “Dall’inchiesta infatti – prosegue la nota – emergerebbe che in […]

 “I nuovi arresti per l’affaire dei puntellamenti esigono delle azioni ormai indifferibili da parte del Comune”. Così in una nota congiunta i gruppi consiliari Appello per L’Aquila e L’Aquila che Vogliamo relativamente alla nuova inchiesta su presunte irregolarità nei lavori del post-sisma denominata “Redde Rationem”.

“Dall’inchiesta infatti – prosegue la nota – emergerebbe che in alcuni puntellamenti in centro storico ci sarebbero un numero di giunti assai inferiori a quelli effettivamente pagati con soldi pubblici. In autunno del 2013, ben prima quindi dello scoppio dell’inchiesta ‘Do ut des’ che portarono alla dimissioni, poi ritirate, del Sindaco, chiedemmo ‘controlli puntuali, e non a campione, sulla quantità del materiale smontato che dovrà corrispondere a quello dichiarato e pagato profumatamente nei lavori di puntellamento. Parliamo di centinaia di milioni di euro”.

“Le risposte arrivate, mai nel merito delle questioni – ricordano le opposizioni – furono insulti da parte del Sindaco e silenzio omertoso da parte delle altre forze politiche. La richiesta fu ribadita più volte nel corso del 2014 ed in ultimo ad aprile di quest’anno. Vogliamo sapere la verità sulla vicenda, vogliamo sapere chi siano gli assessori e i consiglieri comunali che si adoperarono per far assegnare appalti a ditte amiche. Lo ribadiamo ancora oggi: il Comune deve fare in modo che per ogni puntellamento smantellato sia verificata la corrispondenza tra i materiali smontati e quelli a suo tempo dichiarati e pagati. È ora che si ricostruisca la storia di quelle torbide vicende, di chi ha approfittato della tragedia della propria città, dalla classe politica ai dipendenti comunali fino agli imprenditori. Per quelli che lucrano sulle tragedie la lingua italiana prevede un termine preciso: sciacalli”, conclude la nota di Appello per L’Aquila e L’Aquila che Vogliamo”.

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