Perrotti su Trifuoggi contro biomasse/video

Nicola Trifuoggi, ex procuratore di Pescara, attualmente vice sindaco del Comune dell’Aquila, si schiera con il comitato per osteggiare la realizzazione di un impianto a biomasse nella periferia est della città.  Trifuoggi,  ha accettato di partecipare, alcuni giorni fa, ad una delle assemblee del comitato, spronando i cittadini a continuare nella loro battaglia in difesa del territorio e […]

Nicola Trifuoggi, ex procuratore di Pescara, attualmente vice sindaco del Comune dell’Aquila, si schiera con il comitato per osteggiare la realizzazione di un impianto a biomasse nella periferia est della città.  Trifuoggi,  ha accettato di partecipare, alcuni giorni fa, ad una delle assemblee del comitato, spronando i cittadini a continuare nella loro battaglia in difesa del territorio e della salute, perché – ha detto – dal Tar potrebbero arrivare belle sorprese.

La partecipazione del vicesindaco Trifuoggi, apparso in assemblea accanto a Liris, è stata subita interpretata come un sostegno alla sua ipotesi espressa alcuni giorni prima di candidarsi alle prossime elezioni amministrative in testa a una lista civica.

Intanto adesso la Futuris Aquilana, la società che dovrebbe realizzare l’impianto localizzato nel nucleo industriale di Bazzano, ha impugnato le due revoche delle autorizzazioni concesse in passato dal Comune e dalla Regione anche se ha vinto in Consiglio di Stato. Revoche arrivate dopo infinite sollecitazioni dei comitati ora si aspetta che il Tar fissi la data della dicussione del ricorso.

Il referente del comitato “no-biomasse”, Antonio Perrotti fa notare che ora “bisogna verificare se siano venuti meno i finanziamenti statali al progetto”, la Futuris ha espresso la volontà di praticare la via del danno imprenditoriale rivalendosi su Comune e Regione.

Compatta la posizione di Presidenti e Consiglieri Territoriali del comprensorio est di L’Aquila contro la realizzazione della centrale a biomasse di Monticchio-Bazzano. Durante la riunione serale dei giorni scorsi  si sono concordati  i prossimi passi da effettuare per un coinvolgimento capillare del territorio, che muova le fila proprio dalle nuove realtà amministrative rappresentate dai Consigli Territoriali. È stato inoltre diffuso il numero di conto corrente tramite cui tutti i cittadini, anche con un piccolo contributo, possono concorrere alle spese legali e processuali per la tutela della pubblica incolumità:IT 08C08327 03603 000000001946.

Gli impianti di incenerimento  rientrano fra le industrie insalubri di classe I in base all’articolo 216 del testo unico delle Leggi sanitarie (G.U. n. 220 del 20/09/1994 , s.o.n.129) e qualunque sia la tipologia adottata (a griglia, a letto fluido, a tamburo rotante) e qualunque sia il materiale destinato alla combustione (rifiuti urbani, tossici, ospedalieri, industriali, ecc) danno origine a diverse migliaia di sostanze inquinanti, di cui solo il 10-20% è conosciuto. La formazione di tali inquinanti dipende, oltre che dal materiale combusto, dalla mescolanza assolutamente casuale delle sostanze nei forni, dalle temperature di combustione e soprattutto dalle variazioni delle temperature stesse che si realizzano nei diversi comparti degli impianti.

Le conseguenze che ciascuno di essi, a dosi anche estremamente basse,  esercita sulla salute umana sono documentate da una vastissima letteratura e nuovi effetti sono stati descritti recentemente per molti di essi.  Tali effetti possono essere diversi e più gravi in relazione alla predisposizione individuale e alle varie fasi della vita e sono soprattutto pericolosi per gli organismi in accrescimento, i feti e i neonati. L’indagine francese “Etude d’incidence des cancers à proximité des usines d’incenèration d’ordures ménagerer” dell’Invs. Departement Santè Environnement 2006 ha esaminato 135.567 casi di cancro insorti negli anni 1990-99 su 25.000.000 persone/anno residenti in prossimità di inceneritori.  In questo studio è stato considerato come indicatore l’esposizione alle diossine e passando dal minor al maggior grado di esposizione si registra un aumento statisticamente significativo (p<0.05) di rischio per tutti i cancri nelle donne dal +2.8% al +4%,  cancro alla mammella dal +4.8% al +6.9%, linfomi dal +1.9% al +8.4, tumori al fegato dal +6.8% al +9.7%; per i sarcomi  il rischio passa dal +9.1% al +13% (p=0.1).
Le neoplasie che più appaiono correlate all’esposizione ad inquinanti emessi da inceneritori sono i linfomi non Hodgkin (LNH), i tumori polmonari, le neoplasie infantili ed i sarcomi.

 

Una risposta a “Perrotti su Trifuoggi contro biomasse/video”

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