Siria: le organizzazioni chiedono un nuovo piano per i rifugiati

Una coalizione di oltre 90 organizzazioni umanitarie e per i diritti umani ha sollecitato i leader mondiali che prenderanno parte alla conferenza di Londra sulla Siria a impegnarsi a dare vita a un nuovo piano, ambizioso, multimiliardario e in grado di apportare un cambiamento per i rifugiati siriani e per i paesi della regione che […]

Una coalizione di oltre 90 organizzazioni umanitarie e per i diritti umani ha sollecitato i leader mondiali che prenderanno parte alla conferenza di Londra sulla Siria a impegnarsi a dare vita a un nuovo piano, ambizioso, multimiliardario e in grado di apportare un cambiamento per i rifugiati siriani e per i paesi della regione che li ospitano.

La coalizione, di cui fanno parte il Fondo Malala, Oxfam e Amnesty International, ha ammonito che la conferenza, organizzata da Regno Unito, Germania, Norvegia, Kuwait e Nazioni Unite, avrà successo solo se svilupperà un nuovo coraggioso piano per i rifugiati siriani e le comunità che li ospitano.

La crisi siriana sta per entrare nel suo sesto anno e la sofferenza ha raggiunto proporzioni storiche nei numeri e nella sua intensità. Le parti in conflitto continuano a commettere crimini di guerra, come gli assedi e gli attacchi nei confronti delle popolazioni civili. All’interno della Siria 13,5 milioni di persone necessitano di aiuti d’emergenza. In media, ogni ora di ogni singolo giorno dall’inizio del conflitto, 50 famiglie sono state costrette a lasciare le loro abitazioni.

“Non è più sufficiente impegnarsi a versare più fondi, anche se di questi c’è urgente bisogno” – ha dichiarato Rouba Mhaissen, fondatrice del centro Sawa per lo sviluppo e l’aiuto. “La conferenza di Londra deve rappresentare una svolta nella dimensione e nell’ambizione della risposta internazionale. Dopo cinque anni, dobbiamo andare oltre l’assistenza umanitaria goccia a goccia, rivelatasi insufficiente. I governi devono fare di più per rendere degna la vita dei siriani e alleviare l’onere che attualmente ricade sui paesi confinanti che li ospitano. Occorre rispettare i diritti dei rifugiati, che dovrebbero avere l’opportunità di lavorare e di educare i loro figli”.

In particolare, la coalizione ha chiesto ai partecipanti alla conferenza di Londra di approntare un significativo programma pluriennale di finanziamento; sviluppare nuove partnership tra governi, istituzioni finanziarie, settore privato e società civile; gettare le basi per la ripresa e la crescita dei paesi ospitanti; affrontare le cause della sofferenza dei siriani, come gli attacchi indiscriminati, gli assedi e il diniego d’accesso umanitario.

“La popolazione siriana sta subendo una guerra priva di regole e senza fine” – ha affermato David Milliband, presidente e direttore generale del Comitato internazionale di soccorso. “Le ultime sconvolgenti immagini dell’assedio di Madaya e la sempre maggiore pressione sui paesi confinanti devono spingere i leader politici ad agire. L’incessante sofferenza della popolazione siriana deve generale una richiesta globale d’azione per l’assistenza umanitaria in grado di alleviarne la sofferenza, così come un’azione politica per far cessare la guerra”.

Le Nazioni Unite hanno sollecitato 7,73 miliardi di dollari per far fronte alla crisi siriana, mentre ai vari raggruppamenti regionali di governi sono richiesti altri 1,2 miliardi di dollari. Nel 2015 l’appello delle Nazioni Unite è stato finanziato per meno del 60 per cento. Quest’anno, ai partecipanti alla conferenza viene chiesto di fare meglio e di garantire che le Nazioni Unite e i paesi ospitanti abbiano i fondi necessari per aiutare le persone colpite dal conflitto, adesso e negli anni a venire. A questi fondi dovrebbero accompagnarsi gli investimenti del settore privato e l’impegno delle istituzioni finanziarie per favorire la crescita economica e creare posti di lavoro.

“Occorre uno sforzo collettivo per aiutare le economie della regione, specialmente quelle del Libano e della Giordania” – ha detto Ahmad Tarakji, presidente della Società siro-americana di medicina. “I rifugiati siriani hanno bisogno di speranza e di avere la possibilità di ricostruire il loro futuro. I loro diritti devono essere rispettati, devono avere l’opportunità di lavorare ed educare i loro figli. Tuttavia, l’aumento degli aiuti non dovrà esonerare i paesi fuori dalla regione dalla loro responsabilità di dare priorità alla protezione dei civili, alla fine del conflitto in Siria, al reinsediamento dei rifugiati siriani e all’offerta di percorsi sicuri a coloro che vogliono chiedere asilo politico in Europa”.

Secondo la coalizione, qualunque piano venga adottato dalla conferenza di Londra dovrà:

  • approntare un significativo programma pluriennale di finanziamento, per venire incontro ai bisogni immediati e di lungo termine dei rifugiati e dei paesi che li ospitano;
  • chiedere maggiore protezione per i civili all’interno e all’esterno della Siria, pretendendo al fine degli attacchi contro case, scuole e strutture mediche, la rimozione degli assedi e degli ostacoli all’ingresso degli aiuti umanitari:
  • mettere i paesi ospitanti in condizione di rimuovere le barriere che impediscono ai rifugiati di lavorare e di avere accesso a servizi fondamentali ed essenziali come le cure mediche;
  • contenere l’impegno ad assicurare che tutti i bambini rifugiati siriani e i bambini delle comunità che li ospitano ricevano nel prossimo anno scolastico un’istruzione di qualità e in condizioni di sicurezza;
  • contenere altresì l’impegno a sviluppare le potenzialità delle istituzioni finanziarie internazionali e delle compagnie del settore privato a investire nella ripresa e nella crescita della regione;
  • porre in essere meccanismi di coordinamento e trasparenza affinché il piano sia attuato in modo efficiente;
  • porre al centro i diritti e i bisogni dei rifugiati, delle persone colpite dal conflitto e delle povere comunità che li ospitano.

“Solo la fine dei combattimenti e una soluzione politica basata sul negoziato potrà porre fine alla sofferenza della popolazione siriana. Ecco perché è importante che i governi spingano perché si giunga a un accordo nei colloqui di pace di Ginevra” – ha concluso Jan Egeland, segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati. “Nel frattempo, però, è imperativo investire nella speranza, nell’istruzione e nel benessere della popolazione civile e avviare il cammino verso un futuro più stabile”.

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