Arcivescovo Scicluna: “Maltesi protagonisti della cultura della solidarietà”

“Noi maltesi dobbiamo essere protagonisti di una cultura della compassione e della solidarietà”, di “un’Europa che non costruisce muri, ma ponti e corridoi di misericordia, come sta facendo il Moas, per portare le persone dalla Libia a Paesi dove possano ritrovare dignità”. Con queste parole l’arcivescovo di Malta, monsignor Charles Scicluna, si è rivolto sabato […]

“Noi maltesi dobbiamo essere protagonisti di una cultura della compassione e della solidarietà”, di “un’Europa che non costruisce muri, ma ponti e corridoi di misericordia, come sta facendo il Moas, per portare le persone dalla Libia a Paesi dove possano ritrovare dignità”. Con queste parole l’arcivescovo di Malta, monsignor Charles Scicluna, si è rivolto sabato scorso a giornalisti e persone del settore dell’informazione, che ha incontrato a bordo della Phoenix, “nave della misericordia”, come l’ha definita l’arcivescovo, in dotazione del Moas (Migrant Offshore Aid Station) organizzazione benefica di ricerca e soccorso che dal 2014 ha salvato 13.500 persone nel Mediterraneo.

“La comunicazione è misericordiosa quando è espressione della solidarietà umana e della compassione”, ha detto Scicluna in questa celebrazione maltese posticipata della Giornata mondiale delle comunicazioni. E ha aggiunto: “Noi maltesi discendiamo da una tradizione di compassione e accettazione dell’altro e dobbiamo continuare in questa esperienza che ci ha portato non solo l’apostolo Paolo, ma tante persone che hanno arricchito la nostra nazione”. Il vescovo ha ringraziato i giornalisti per il lavoro che fanno nell’”educare i giovani e anche i più anziani a una cultura dell’accettazione e a una cultura che ha il coraggio di rischiare, perché accogliere qualcuno significa correre un rischio”, proprio come nelle relazioni umane. (Dire)

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