Sostenibilita’ e beni di consumo, le aziende devono fare di più

Nonostante gli impegni presi, è ancora troppo ristretto il numero di aziende leader nel settore dei beni di consumo e retailers che hanno intrapreso azioni significative per assicurarsi un approvvigionamento sostenibile di ‘soft commodities’ (carta, soia, olio di palma, zucchero di canna, pesci di allevamento) derivate da foreste, agricoltura e pesca. Nel panorama delle compagnie più […]

Nonostante gli impegni presi, è ancora troppo ristretto il numero di aziende leader nel settore dei beni di consumo e retailers che hanno intrapreso azioni significative per assicurarsi un approvvigionamento sostenibile di ‘soft commodities’ (carta, soia, olio di palma, zucchero di canna, pesci di allevamento) derivate da foreste, agricoltura e pesca. Nel panorama delle compagnie più importanti a livello mondiale la media ponderata di quelle che hanno assunto impegni specifici di medio e lungo termine si aggira intorno al 14%, considerando gli standard di sostenibilità raccomandati dal WWF.

È quanto rivela la nuova ricerca del WWF Internazionale Slow Road to Sustainability pubblicata alla vigilia del vertice annuale del Consumer Goods Forum (CGF) che si terrà a  Cape Town, Sud Africa, dal 15 al 17 Giugno. Il report  passa in rassegna le politiche e le performance dei 256 marchi dei produttori e retailer membri del Forum, il cui fatturato annuo a livello globale supera le 3,5 migliaia di miliardi di dollari americani.
La richiesta di soft commodities – derivate da foreste, agricoltura e pesca – è in crescente aumento. Tuttavia la loro produzione inefficiente e insostenibile ha effetti su foreste, habitat, sistemi d’acqua dolce, oceani e clima globale, mettendo a rischio la vita e i mezzi di sussistenza delle popolazioni locali. Dati il loro numero, le dimensioni e varietà, i membri del CGF costituiscono un campione significativo per l’analisi delle pratiche di approvvigionamento delle 14 commodities identificate come prioritarie dal WWF per una produzione sostenibile, in virtù del loro potenziale impatto su deforestazione, pesca eccessiva e scarsità d’acqua. L’analisi è stata effettuata su bilanci annuali, report di sostenibilità e siti internet.

Solo 22 aziende (il 9% di quelle analizzate) hanno assunto obiettivi quantitativi nel medio-lungo termine con lo scopo di far si che tutte o la maggior parte delle commodities necessarie per il loro business rispettino gli standard di certificazione raccomandati. Tra queste, due grandi aziende italiane: il gruppo cartario Sofidel, noto con il marchio Regina, e il gruppo dolciario Ferrero, che si sono distinte per le loro politiche di approvvigionamento insieme a L’Oreal, Marks & Spencer, Migros e Unilever.

Tra le italiane, il gruppo Sofidel, ha da tempo avviato un confronto con il WWF sul tema dell’approvvigionamento responsabile (oggi il 99,97% della cellulosa utilizzata proviene da fonti certificate), oltre ad aver aderito al programma Climate Savers per la riduzione delle emissioni climalteranti.

“Le aziende, specialmente i maggiori produttori e acquirenti di commodities, così come molti dei brand produttori e rivenditori, hanno un ruolo fondamentale nell’orientare la produzione di commodities verso la sostenibilità” dichiara Stephen Watson, Head of  Corporate Engagement e Asia, Market Transformation Initiative di WWF.

Secondo il report, i dettagli di alcuni impegni aziendali restano imprecisi, evidenziando un problema più ampio, quello della trasparenza: infatti solo il 42% delle aziende pubblica informazioni relative alla sostenibilità nei bilanci annuali o report di sostenibilità.

“Per far fronte alla crescente domanda ed evitare un sovrasfruttamento delle risorse naturali, dobbiamo trovare un modo più sostenibile per estrarre e produrre soft commodities. Ottenere commodities con certificazioni attendibili è il primo importante passo che le imprese devono porre in essere per implementare una strategia di approvvigionamento sostenibile, assicurando che siano state prodotte in modo responsabile e nel rispetto delle tematiche sociali” ha aggiunto Watson.

WWF riconosce che le aziende da sole non possono risolvere questo problema di portata globale. Tutti gli attori – quindi aziende, governi, società, consumatori, istituzioni finanziarie e ONG – devono individuare gli impatti derivanti dalla produzione di commodities e trovare il modo per bilanciare una produzione sostenibile con il mantenimento della vitalità dei servizi ecosistemici.

Together possible, Insieme è possibile” è anche la sfida lanciata dal WWF Italia, in occasione del suo 50esimo anniversario, per ridurre le minacce e per trovare soluzioni sostenibili alle grandi sfide di conservazione. Solo attraverso una grande cooperazione collettiva e con azioni coraggiose e innovative  possiamo evitare di lasciare in eredità le sfide di oggi alle generazioni future

WWF invita le aziende facenti parte del Consumer Goods Forum, così come le aziende esterne al Forum che si riforniscono di soft commodities, ad impegnarsi pubblicamente per raggiungere entro il 2020 un approvvigionamento del 100% di commodities certificate. In aggiunta si chiede alle aziende di pubblicare concreti piani di azione di medio-lungo termine, mostrando come sarà possibile raggiungere quegli obiettivi.

WWF invita infine il Board del Consumer Goods Forum ad un accordo che miri ad ottenere da parte di tutte le aziende aderenti la pubblicazione del report di sostenibilità entro il 2018, utilizzando le linee guida del Global Reporting Initiative

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