Via Verde, senza Parco Nazionale s’intravedono già gravi problematiche

La Via Verde, il percorso ciclopedonale sull’ex tracciato ferroviario da Ortona a San Salvo, sembra ormai in dirittura d’arrivo dopo tanti anni di attese e promesse. I sindaci dei comuni coinvolti qualche settimana fa hanno sollevato la questione dello stato dell’ex tracciato, franato e in dissesto in vari punti (basti pensare a Torino di Sangro […]

La Via Verde, il percorso ciclopedonale sull’ex tracciato ferroviario da Ortona a San Salvo, sembra ormai in dirittura d’arrivo dopo tanti anni di attese e promesse.

I sindaci dei comuni coinvolti qualche settimana fa hanno sollevato la questione dello stato dell’ex tracciato, franato e in dissesto in vari punti (basti pensare a Torino di Sangro dove, in alcuni punti, praticamente l’ex tracciato non esiste più), e della sua futura gestione e manutenzione. La soluzione alle loro preoccupazioni, lo sottolineiamo e ricordiamo da anni, ci sarebbe se non fosse che è fermo da 16 anni: il Parco Nazionale della Costa Teatina. E’ un treno, quello del Parco, che il nostro territorio sta perdendo. In questi 16 anni sono state perse occasioni di finanziamenti e investimenti, valorizzazione e di sinergie tra territori. Nel 2012 la mancata conclusione dell’iter istitutivo (l’anno prima l’opposizione al Parco di amministratori e politici impedì di giungere alla perimetrazione di tutta l’area) portò alla perdita di almeno un milione e mezzo di euro, ovvero quanto era stato stanziato dal 2001 al 2007. Il Parco può essere lo strumento di recepimento fondi, anche dall’Unione Europa, e permette di mettere a sistema un territorio – quello della Costa dei Trabocchi – ancora troppo legato a campanilismi e ad una politica di corto respiro, attenta a clientele e collettori di voti ma solo raramente ad una visione più ampia e proiettata al futuro.

E’ stato perso fin troppo tempo. Ma è ancora possibile restituire alla collettività il Parco. Bloccato non da chissà quale destino avverso ma da una specifica azione politica di sindaci e partiti politici. Il commissario De Dominicis aveva concluso la perimetrazione del Parco, consegnando tutta la documentazione al Ministero. Ormai manca solo una firma, quella sul decreto finale d’istituzione e il Parco potrà iniziare a camminare. Ma i sindaci, dopo che per anni non vi sono riusciti (e spesso non hanno voluto), hanno (dopo non essersi espressi per i mesi di lavoro del commissario) incredibilmente deciso di “bocciare” l’unica perimetrazione completa redatta da un’Istituzione in tanti anni, avviando una decisa azione di pressione politica. Un’azione raccolta e fatta propria anche dalla Regione, con il voto in Consiglio Regionale (con il voto favorevole delle opposizioni, Movimento 5 Stelle in primis) di una risoluzione nel settembre 2015 che ha chiesto al Governo di non firmare il decreto e “bocciare” il lavoro del commissario.

Ora i sindaci, quando la Via Verde sembra finalmente vicina alla realizzazione, hanno lanciato questo grido d’allarme. Le istituzioni non hanno il compito di “gridare” ma di trovare soluzione per la collettività e la difesa del territorio, non hanno mai pensato al fatto che una pista ciclabile all’interno di un Parco nazionale diventa, appunto, di competenza nazionale anche nella manutenzione? Non è possibile che, sulle questioni ambientali, ci sia sempre il rischio di tornare indietro e non si possa mai avanzare. Se la preoccupazione è reale, se non ci sono calcoli elettorali e di schieramento, la proposta che facciamo ai sindaci è di interrompere immediatamente l’azione di pressione che blocca il Parco e di far pervenire al Governo la volontà di vedere il prima possibile la firma da troppo tempo attesa.

Arci Chieti

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