L’Aquila: “Non di solo Pane”, giovedì 1° giugno un progetto, tre arti, molte contaminazioni  

Giovedì 1° giugno Fabio Orecchini, con la collaborazione dell’Associazione culturale Quinta Giusta ed il supporto critico di Isabella Tomassi, porta a L’Aquila il suo TerreMotus, progetto di arte pubblica nato da un’intuizione già nell’ambito dell’edizione aquilana de “La poesia manifesta” nella primavera del 2012. Dopo essere stato presentato in numerosi Festival quali PoesiaPresente (Teatro Binario7, […]

Giovedì 1° giugno Fabio Orecchini, con la collaborazione dell’Associazione culturale Quinta Giusta ed il supporto critico di Isabella Tomassi, porta a L’Aquila il suo TerreMotus, progetto di arte pubblica nato da un’intuizione già nell’ambito dell’edizione aquilana de “La poesia manifesta” nella primavera del 2012.

Dopo essere stato presentato in numerosi Festival quali PoesiaPresente (Teatro Binario7, Monza), Giardini d’inverno (Rialto SantAmbrogio, Roma), Licenze Poetiche (Case di Terra, Macerata), Poietika Festival (Palazzo GIL, Campobasso), La luna e i calanchi (Aliano), il format torna nella città in cui è stato ideato, anche grazie alla gentile collaborazione del Comune di L’Aquila.

In particolare, alle 18 il Palazzetto dei Nobili sarà palcoscenico di una performance che fonde linguaggio poetico e video-musicale della durata di 45 minuti; alle 19 Spazio Rimediato, in via Fontesecco, ospiterà la presentazione del libro “Per Os”, tratto dal testo poetico della performance, mentre il gruppo di teatro canzone “Pane”, autore della sonorizzazione della performance, chiuderà la serata.

La dichiarata finalità TerreMotus è avvicinare l’arte all’azione nella ricerca di un’identità, che si costruisce anche attraverso la rifrazione dei diversi linguaggi artistici sul vissuto dei luoghi fisici, conducendo lo spettatore dai sotterranei del Palazzetto dei Nobili, alla promenade tra Piazza Regina Margherita e via Fontesecco fino al laboratorio-teatro Spazio Rimediato; la contaminazione artistica diventa così strumentale alla condivisione e superamento del dramma nonché alla costruzione di senso dei non-luoghi del post-terremoto.

 

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