Lavoro: i 10 mestieri più richiesti e i 10 più in crisi

Addetti al marketing, tecnici della produzione, progettisti di software: sono questi alcuni dei mestieri piu’ richiesti dal mercato secondo una nota dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche presentata questa mattina dal Presidente Stefano Sacchi in occasione del convegno organizzato dal CNEL sull’impatto dei processi di digitalizzazione su professioni e occupazione. Accanto alle 10 professioni […]

Addetti al marketing, tecnici della produzione, progettisti di software: sono questi alcuni dei mestieri piu’ richiesti dal mercato secondo una nota dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche presentata questa mattina dal Presidente Stefano Sacchi in occasione del convegno organizzato dal CNEL sull’impatto dei processi di digitalizzazione su professioni e occupazione. Accanto alle 10 professioni che salgono, il policy brief Cambiamento tecnologico, mansioni ed occupazione individua anche le 10 professioni meno richieste: tra queste muratori, manovali, contabili e addetti a mansioni di segreteria. Scavando nelle maglie della struttura occupazionale e declinando il lavoro secondo le caratterizzazioni che piu’ lo legano alle trasformazioni tecnologiche, la nota (a cura di Quaranta, Gualtieri e Guarascio) riporta i risultati di un’analisi INAPP, volta a interpretare l’impatto del cambiamento tecnologico sull’occupazione italiana. La dinamica e la struttura dell’occupazione osservate nel periodo tra il 2011 e il 2016, sono studiate in relazione alle caratteristiche delle mansioni svolte da ciascuna professione, concentrando l’attenzione sul contenuto cognitivo e sul grado di routinarieta’ manuale delle stesse mansioni.

È interessante riscontrare come tra le 10 professioni che sono cresciute maggiormente siano identificabili tre gruppi professionali riconducibili ad attivita’ e fasi produttive tradizionalmente caratterizzati da un’elevata intensita’ tecnologica e dalla tendenza alle innovazioni organizzative (specialisti dei rapporti con il mercato, tecnici della produzione manifatturiera, analisti e progettisti di software). Sempre crescenti ma caratterizzate da una dinamica meno intensa sono invece le professioni riconducibili ad attivita’ a minore intensita’ tecnologica ma dove risulta comunque rilevante la componente umana come nel caso degli addetti all’assistenza personale o delle professioni qualificate nel settore socio-sanitario. La gran parte delle professioni che mostrano una decrescita nel periodo di interesse, al contrario, sono riconducibili a attivita’ a bassa intensita’ tecnologica. Tuttavia, professioni quali gli addetti a funzioni di segreteria o di contabilita’ sono quelle tradizionalmente piu’ esposte a innovazioni tecnologiche capaci di ridurre il contributo umano al processo produttivo (si pensi ai software gestionali che razionalizzano le attivita’ di contabilita’ e segreteria) e dunque maggiormente a rischio dal punto di vista della disoccupazione tecnologica. Tra le professioni che crescono, crescono di piu’ quelle composte da mansioni cognitive e non ripetitive. Allo stesso modo, tra quelle che perdono peso occupazionale, si contraggono maggiormente quelle caratterizzate da mansioni manuali e ripetitive. “Dalla ricerca INAPP- ha dichiarato il Presidente Sacchi – sappiamo che solo l’1,5% dell’occupazione italiana nel periodo 2011-2016 e’ stata interessata dal fenomeno della disoccupazione tecnologica. Questo e’ coerente con quanto dice l’OCSE: non c’e’ sinora evidenza di disoccupazione tecnologica di massa ed e’ anche coerente con i dati INAPP sulle professioni presentati oggi: nel mercato del lavoro italiano si contraggono le professioni composte da mansioni manuali e ripetitive. I dati INAPP ci dicono pero’ di piu’: tra le professioni che crescono, crescono di piu’ quelle a contenuti cognitivi e non ripetitivi. Questo e’ un dato fondamentale per le scelte di politica economica, del lavoro e della formazione”.

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