Una strada vale più di Amiternum, il sito archeologico più significativo della nostra storia?
Al giorno d’oggi, nel tempo in cui sembrerebbe più diffusa la cultura della conservazione e valorizzazione di quel grande patrimonio di cui disponiamo definito «Beni Culturali» ci troviamo ancora, come associazione che ha come fine la conoscenza e la difesa di tale patrimonio, a dover denunciare l’ennesimo attacco a una grande area archeologica, quella di Amiternum, che invece andrebbe apprezzata e difesa con più forza e determinazione non solo dalle associazioni ma anche dalle Istituzioni e da ciascun cittadino.
Al contrario, invece, continua l’iter del progetto, da tempo avversato dalla nostra e da altre associazioni, di costruire una strada parallela alla S.S. 80 che transiterebbe a poca distanza dal teatro romano e da altre emergenze archeologiche.
Come già denunciato dalla sede locale di Italia Nostra, con una lettera rivolta anche al Ministero competente, un ennesimo attacco sta per essere attuato e ci chiediamo quale beneficio la nuova strada, che duplica una viabilità già presente, possa portare alla collettività tanto da poter superare i vincoli esistenti, considerato che l’area interessata ricade tra quelle classificate nel Piano Regionale Paesistico come A1 e cioè a conservazione integrale.
Il progetto di questa strada nasce nel 2009 come da «Programma Urgente […] post sisma per la viabilità» approvato in Conferenza dei Servizi dal Commissario delegato alla Ricostruzione a seguito di una determinazione dell’allora Commissario Straordinario all’emergenza sismica Guido Bertolaso. Se nel 2009 si poteva ipotizzare una necessità viaria di tal genere, oggi, a distanza di quasi nove anni dal sisma, di tale necessità e «urgenza» non si comprende il senso e l’utilità per tutta la comunità.
Ben si comprende invece come ancora una volta, nella valle dell’Aterno, una colata di cemento e asfalto possa distruggere irrimediabilmente un «Paesaggio» stratificato da millenni di storia che non comprende soltanto l’area archeologica di epoca romana, ma anche il colle di San Vittorino con il suo castello e le opere agrarie così ben armonizzate con la natura circostante.
Per una nuova economia basata sulla Conoscenza e sulla Conservazione di beni non esportabili e non sostituibili, sarebbe auspicabile che le risorse, sempre meno disponibili, venissero utilizzate diversamente e che al posto di nuove superflue strade, si pensasse ad esempio alla realizzazione ad Amiternum di un parco archeologico non solo da visitare e vivere in modo unitario, ma anche da utilizzare come fulcro per attività archeologiche attrattive per tanti giovani studiosi e come esempio di integrazione con l’ambiente naturale circostante, ricco di elementi di grande bellezza che rendono unico questo Sito. Un progetto che, molto più facilmente di una superflua bretella stradale, contribuirebbe a portare posti di lavoro e indotto nel territorio.
Nonostante il nuovo modo di pensare le città e i territori vada contro ulteriore cementificazione e impermeabilizzazione del suolo, nei fatti si va ancora avanti con il consumo del suolo in tutte le sue forme piuttosto che con un’edilizia di recupero, sostituzione e manutenzione di ciò che già esiste.
È per questo che Archeoclub L’Aquila chiede a tutti, e in primo luogo alle Istituzioni coinvolte, di fermare questo ennesimo affronto alla nostra ricchezza storica, archeologica e paesaggistica e quindi anche al potenziale economico di ripresa del nostro territorio.
Maria Rita Acone
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