Egitto: allarme, spariti al Cairo da 36 ore due ventenni

“Quasi sicuramente sono stati presi per strada, sara’ successo come a Giulio”: Hassan e Mustafa sono due egiziani di 25 anni, scomparsi da circa 36 ore, al Cairo. Dalla capitale all’agenzia DIRE riferisce i dettagli della vicenda la loro amica Miriam: “Proprio giovedi’ eravamo a una festa insieme, c’erano tutti e due. Con Mustafa, che […]

“Quasi sicuramente sono stati presi per strada, sara’ successo come a Giulio”: Hassan e Mustafa sono due egiziani di 25 anni, scomparsi da circa 36 ore, al Cairo. Dalla capitale all’agenzia DIRE riferisce i dettagli della vicenda la loro amica Miriam: “Proprio giovedi’ eravamo a una festa insieme, c’erano tutti e due. Con Mustafa, che conosco meglio e di cui sono piu’ amica, abbiamo chiacchierato del piu’ e del meno. Ora ho un’ansia terribile”. Mustafa Al-Aasar e’ un ricercatore del ‘Regional Center for Human Rights and Fredooms’, dove si occupa in particolare di liberta’ di stampa, mentre Hassan Al-Banna, suo coinquilino, lavora da poco come correttore di bozze per il quotidiano ‘Al-Shourouk’. “Pochi giorni prima, le forze di sicurezza egiziane avevano telefonato al fratello di Mustafa: ‘Digli di smetterla con i suoi post su Facebook’ avevano detto” racconta Miriam, un nome di fantasia il suo, per ragioni di sicurezza: “Poi sono spariti nel nulla, forse mentre uscivano insieme per andare a lavoro”. L’altro ieri il fratello di Hassan, il giornalista Abdelrahman Fares, ha scritto su Facebook: “Li abbiamo cercati senza sosta nelle stazioni di polizia e negli ospedali con l’aiuto di tanti amici, ma non c’e’ traccia di dove siano”. Poi, analizzando i tabulati che era riuscito a ottenere da contatti privati, Abdelrahman ha scoperto che “l’ultimo luogo dove i loro segnali telefonici sono stati identificati era nel Central Security Camp di Giza”. Il campo e’ conosciuto, osserva Miriam: “Si trova a nord del Cairo sull’autostrada Cairo-Alessandria ed e’ il luogo da cui i detenuti politici vengono trasferiti ad altre sedi”. E infatti poco dopo arriva il trasferimento, ma anche stavolta e’ solo grazie ai contatti informali di Abdelrahman che si riesce a conoscere il luogo della loro detenzione: “Sono stati trasferiti nell’infame quartier generale della Sicurezza di Stato a Sheikh Zayed” scrive in un post il giornalista nel pomeriggio di ieri: “In quanto familiari di Hassan, confermiamo che lui e il suo amico Mustafa sono vittime di sparizione forzata”.

Il luogo dove si trovano detenuti Hassan e Mustafa e’ noto, secondo fonti della DIRE al Cairo, per le torture e gli abusi che vi si compiono. E Abdelrahman scrive: “Abbiamo paura che Hassan e Mustafa possano essere torturati. Consideriamo che il presidente egiziano, il governo egiziano, il ministro dell’Interno e l’agenzia per la sicurezza statale siano tutte pienamente responsabili per la sicurezza e l’integrita’ fisica e psicologica di mio fratello e del suo amico”. I due ragazzi sono scomparsi il 3 febbraio, esattamente due anni dopo il ritrovamento del corpo di Giulio Regeni. Come per il ricercatore friulano, il tam-tam sui social network e’ partito prima delle campagne di stampa: “#Hassan_fin?”, “#Mustafa_fin?” (“Dov’e’ Hassan?”, “Dov’e’ Mustafa?”) scrivono su Facebook e Twitter i loro amici, alcuni dei quali, due anni fa, avevano scritto anche “#Giulio_fin?”. Sotto il regime di Abdel Fattah Al-Sisi, denunciava pochi mesi fa l’ong Human Rights Watch, e’ in corso “la peggiore crisi dei diritti umani degli ultimi decenni”: le vittime di sparizione forzata si contano ormai a migliai, mentre il network arabo per i Diritti umani parlava, gia’ nel 2016, di 60mila detenuti politici su un totale di circa 106mila prigionieri.

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