Commercialisti, oltre 100 giorni l’anno per gli adempimenti fiscali di base

Sono 122 giorni lavorativi all’anno, quelli che dedica il titolare di uno studio di commercialisti agli adempimenti fiscali di base, un tempo superiore a quello dei suoi collaboratori (84 giorni all’anno). Il dato emerge da una ricerca della Fondazione Nazionale dei Commercialisti pubblicata oggi, mercoledì 28 marzo 2018. Il sondaggio è stato condotto su 3.500 […]

Sono 122 giorni lavorativi all’anno, quelli che dedica il titolare di uno studio di commercialisti agli adempimenti fiscali di base, un tempo superiore a quello dei suoi collaboratori (84 giorni all’anno).

Il dato emerge da una ricerca della Fondazione Nazionale dei Commercialisti pubblicata oggi, mercoledì 28 marzo 2018. Il sondaggio è stato condotto su 3.500 questionari con l’obiettivo di misurare in particolare il costo del software, delle banche dati e del tempo dedicato alla formazione e agli adempimenti di base da parte del personale dello studio. Dall’indagine si evidenzia come oltre il 70% degli studi professionali si dedichi a tali attività che, per quanto riguarda il costo medio dei software specifici vede negli studi associati un esborso di 9.868 euro pari a quasi il doppio di quelli individuali (4.985 euro) con differenze rilevanti da un punto di vista dimensionale, passando da una media di 4.724 euro per gli studi fino a cinque addetti a 9.406 euro per gli studi tra 6 e 10 addetti e arrivare infine ai 15.433 euro per quelli con oltre 10 addetti. Per quanto riguarda la formazione specifica in materia , in media gli studi riservano 12 giorni che salgono a 20 per quelli individuali e scendono a 5 per gli associati.

Un altro indicatore rilevato è il costo delle banche dati che passa da una media di circa 2.500 euro per gli studi individuali e condivisi ai circa 4.300 euro degli associati. Inoltre risulta come gli studi maggiormente esposti agli adempimenti fiscali (1.953) presentano una media più bassa e ciò in controtendenza generale. Evidentemente le banche dati e gli altri strumenti di aggiornamento sono maggiormente utilizzati dagli specializzati rispetto ai generici.

La ricerca ha indagato anche i costi sostenuti per l’invio del nuovo spesometro 2017. Il sondaggio, svolto nel mese di dicembre , è stato effettuato mediante un questionario online ad un campione di 7000 commercialisti. Per quanto riguarda la distribuzione geografica dell’effettiva fatturazione dello spesometro, emergono delle differenze fra il Nord dove l’81,1% dichiara di averlo fatturato rispetto al 67,5% del Centro e al 41,4% del Sud, con una media nazionale del 66,3%. La regione che ha fatturato il più alto numero di spesometri è il Trentino Alto Adige con l’88,4%, mentre quella con il numero minore è la Campania con il 32,8%.

La ricerca completa disponibile online sul sito (www.fondazionenazionalecommercialisti.it )

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