Terremoto: 50enni a rischio attacchi panico da sisma

La terra torna a tremare e insieme torna la paura: la sensazione di essere inermi di fronte a un terremoto e l’angoscia per quanto potrebbe accadere puo’ scatenare infatti crisi d’ansia pronte a sfociare in veri e propri attacchi di panico. “L’odore della paura rimane forte. Sono in modo particolare i 40-50enni a rischiare di […]

La terra torna a tremare e insieme torna la paura: la sensazione di essere inermi di fronte a un terremoto e l’angoscia per quanto potrebbe accadere puo’ scatenare infatti crisi d’ansia pronte a sfociare in veri e propri attacchi di panico. “L’odore della paura rimane forte. Sono in modo particolare i 40-50enni a rischiare di piu’ gli attacchi di panico, conseguenza della paura di morire, perche’ hanno il peso delle responsabilita’ familiari, quindi casa, figli spesso piccoli, genitori anziani; sentire addosso tutto questo puo’ portare a tremende crisi di ansia che possono degenerare”, afferma Paola Vinciguerra, psicoterapeuta, presidente Eurodap, direttore scientifico Bioequilibrium e supervisore EMDR, a proposito del terremoto di ieri notte nella Provincia di Roma. “Nel caso in cui si abbia un attacco di panico o ci si senta bloccati con la sensazione di morire, anche con sudore freddo e palpitazioni, dopo un’esperienza traumatica, come aver sentito la casa ballare sotto i piedi- prosegue Vinciguerra- che lascia strascichi e va affrontata, per evitare che si arrivi alla strutturazione di uno stato ansioso e alla cronicizzazione degli attacchi di panico. Anche se l’allarme e’ rientrato rimane infatti un senso di allerta perenne: basta un solo dettaglio a riportare alla mente la memoria dell’evento per destabilizzare e far salire l’ansia. E’ bene riconoscere l’emozione di allarme, ma e’ importante staccare il pensiero da essa. Confortarsi con gli altri aiuta, pero’ bisogna evitare di parlare sempre dell’accaduto perche’ e’ come ripeterlo dal punto di vista emotivo. Meglio fare attivita’ fisica, camminare, attivarsi per la comunita’”. Ma come si fa a non rimanere prigionieri della paura? Un metodo psicoanalitico per trattare il trauma e’ l’Emdr (eye movement desensitization and reprocessing). L’obiettivo e’ trasferire il ricordo dello shock nella parte della mente che si occupa di archiviare il passato. In alcuni casi, infatti, il trauma rimane intrappolato in una parte del cervello che non permette di rielaborarlo. “L’Emdr consiste in una serie di sollecitazioni ritmiche con cui lo psicoterapeuta aiuta a sbloccare le informazioni immagazzinate in maniera scorretta – afferma Vinciguerra – Se non ci sono situazioni di sofferenza psicologica precedenti all’evento allarmante, possono bastare anche poche sedute per superare quello che gli esperti chiamano disturbo post- traumatico da stress”.

“Quando siamo in ansia tendiamo a creare una catena di pensieri allarmanti che dobbiamo cercare di spezzare- Eleonora Iacobelli, psicologa, vicepresidente Eurodap, responsabile trainer Bioequilibrium e socio EMDR- E’ necessario imparare a respirare in maniera diaframmatica e profonda in modo da riuscire ad abbassare i livelli di adrenalina che il nostro cervello produce automaticamente in caso percepisca un pericolo. Conoscere i fatti e’ necessario, ma la spasmodica ricerca di informazioni nella speranza di riuscire a controllare l’evento ci fa ottenere, inevitabilmente, l’effetto opposto e quindi salire l’ansia. Potrebbero, infine, sopraggiungere difficolta’ nell’addormentarsi o avere frequenti risvegli. In questo caso una tecnica utile potrebbe essere quella di concentrarsi su un episodio bello della nostra vita e contare all’indietro da cento. Se poi avete figli, trasmettete loro tranquillita’ con l’esempio, mantenendo la calma e cercando di portare anche loro a riprendere le attivita’ normali (andare a scuola, vedere gli amici, fare sport). Non nascondetegli le informazioni perche’ ne verrebbero comunque a conoscenza”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *