Governo: Lo spettro della “Non sfiducia”, così Renzi punta a condizionare Conte

C’e’ uno spettro che agita i sonni della maggioranza: che Matteo Renzi voglia trasformare il governo guidato da Giuseppe Conte in una riedizione del governo della “non sfiducia”, l’esecutivo guidato da Giulio Andreotti che resse l’Italia nei mesi burrascosi tra il 1976 e il 1978. Nella ricostruzione raccolta dall’agenzia Dire al Senato tra fonti di […]

C’e’ uno spettro che agita i sonni della maggioranza: che Matteo Renzi voglia trasformare il governo guidato da Giuseppe Conte in una riedizione del governo della “non sfiducia”, l’esecutivo guidato da Giulio Andreotti che resse l’Italia nei mesi burrascosi tra il 1976 e il 1978. Nella ricostruzione raccolta dall’agenzia Dire al Senato tra fonti di maggioranza, si paventa l’uscita di Italia viva dal perimetro dei giallorossi, gia’ nel mese di giugno. Una mossa che tuttavia non porterebbe alla caduta dell’esecutivo. Ma al suo condizionamento. Il governo potrebbe andare avanti grazie all’astensione di Italia Viva. Mutatis mutandis, e’ esattamente quello che avvenne nel caso del terzo gabinetto Andreotti, un monocolore democristiano che resistette 1 anno e 7 mesi grazie all’astensione sulla fiducia dei comunisti. Anni bui, caratterizzati da un quadro economico devastante: l’inflazione all’11 per cento, il calo del Pil del 2,1%, con le banche che arrivano a emettere una sorta di moneta parallela, i ‘miniassegni’. Le istituzioni tremano sotto la minaccia del terrorismo e di scandali, come il caso Lockheed che arriva a lambire il Colle. In quel contesto, il Pci esce dalle elezioni politiche del 1976 al massimo storico. Le trattative con la Dc arrivano fino a una forma embrionale di solidarieta’ nazionale. Il Pci consentira’ la nascita del governo senza votare contro, ma astenendosi sulla fiducia. Cosi’ alla Camera il governo viene fiduciato con 258 voti a favore e 303 astenuti, 44 i contrari. Al Senato con 136 si’, 69 astenuti, 17 voti contro. Nei 591 giorni di vita il governo Andreotti contratto’ tutti i principali provvedimenti con il Pci, in una mediazione continua. Potrebbe essere questa, secondo fonti qualificate della maggioranza, la strategia di Matteo Renzi nei confronti del governo Conte. Nel pieno dell’emergenza coronavirus e del contraccolpo economico che questa comportera’, nessuno scommette su una crisi di governo, che finirebbe per sembrare incomprensibile. E d’altro canto in questa fase anche un quadro di vera solidarieta’ nazionale, con un nuovo premier, sarebbe nell’immediato improponibile. Conte e’ rafforzato dalle reciproche interdizioni tra M5s e Fi da una parte, Lega-Fdi e Pd-Leu dall’altra. “Matteo punta a creare lo spazio politico per un nuovo soggetto liberale e nello stesso tempo far pesare il suo sostegno al governo contrattando provvedimento per provvedimento. E’ questo che intende quando parla di fine del populismo”, spiegano al Senato. Il tabellone dei voti in aula propende per questo scenario. Anche con l’uscita di Italia viva dalla maggioranza, difficilmente le opposizioni avrebbero i numeri per far cadere il governo. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia a Palazzo Madama arrivano a 140 voti. Qualche senatore in meno della maggioranza privata di Italia Viva: Ms5 e Pd arrivano a 131, ma a questi si devono aggiungere i senatori di Leu e del Misto (7), 3 delle Autonomie e 3 di Svp. In totale 144 voti. In uno scenario di questo tipo, coi due fronti a misurarsi i voti testa a testa, la sopravvivenza dell’esecutivo – ragionano in ambienti di maggioranza – dipendera’ dai 17 senatori di Italia viva, coi renziani nella condizione di attuare una politica dei due forni – governo/opposizione – da una posizione di minoranza. In tal caso a Renzi torneranno utili le parole che Berlinguer destino’ ad Andreotti, nel discorso sulla fiducia del 10 agosto del 1976: “Il nostro voto non sara’ una manifestazione di fiducia nel suo Governo, e soprattutto non si tradurra’ in una attesa passiva, in un benevolo confidare nell’opera sua e dei suoi ministri. La nostra astensione – disse Berlinguer- vuol dire che riteniamo di potervi mettere alla prova”. 

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