Scuola. Dall’Abruzzo rabbia dei docenti di scienze motorie

“La nostra situazione prima del Covid-19 era gia’ molto critica perche’ da contratto non avevamo nessun diritto, neanche quello di essere pagati mensilmente. Ora, con il Covid-19, la nostra situazione e’ degenerata. Da quando e’ stata chiusa la scuola, molti di noi non hanno avuto nessun aiuto economico”. I laureati in Scienze motorie abruzzesi inviano […]

“La nostra situazione prima del Covid-19 era gia’ molto critica perche’ da contratto non avevamo nessun diritto, neanche quello di essere pagati mensilmente. Ora, con il Covid-19, la nostra situazione e’ degenerata. Da quando e’ stata chiusa la scuola, molti di noi non hanno avuto nessun aiuto economico”. I laureati in Scienze motorie abruzzesi inviano una lettera alla stampa per denunciare la situazione, definita “paradossale”, per quelli di loro impegnati nell’insegnamento in qualita’ di “tutor sportivi” per cui chiedono il riconoscimento professionale, lavorando nell’ambito scuola, da parte del ministero dell’Istruzione e quello della Salute, essendo l’attivita’ fisica un’attivita’ di prevenzione. Un ruolo, quello di tutor sportivi, nato 10 anni fa e concretizzatosi fino a oggi, spiegano, “in contratti di collaborazione sportiva che, come ben si sa, non prevedono malattia, maternita’, permessi, previdenza sociale, disoccupazione. Diritti ormai fondamentali affinche’ un lavoro possa avere una base di dignita’”. I docenti si definiscono quindi “invisibili” sia per il mondo dell’istruzione che per quello sportivo, con l’aggravante dell’assenza di un Albo che, aggiungono, potrebbe garantire loro qualche diritto in piu’. “L’educazione motoria nella fascia d’eta da 6 ai 10 anni assume un alto valore educativo- sottolineano- e’ uno strumento indispensabile per lo sviluppo psico-fisico del bambino” e invece, denunciano, si e’ “costretti a lavorare con progetti semestrali Coni, che ringraziamo per l’opportunita’, con l’aggravante di quest’anno per cui a pagarci sono le federazioni sportive. Una cosa inaccettabile”. Una presa di coscienza condivisa, sottolineano i laureati in Scienze motorie che hanno deciso di unire le loro voci e chiedere i giusti riconoscimenti a livello professionale ma economico. I laureati in Scienze motorie abruzzesi che prestano servizio nelle scuole chiedono quindi di poter lavorare come tutti gli altri professori, criticando quindi la “non idoneita’” decisa dalla Commissione didattico scientifica, e di aver risposte chiare sui pagamenti per le ore non svolte, la cui prima tranche, concludono, doveva essere erogata il 15 aprile.

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