Scuola. L’Aquila, docenti: “Serve cambiamento, Dad grande opportunità”

“Stare a casa a L’Aquila ha un significato a volte paradossale perche’ nel 2009 per molti la casa si e’ trasformata nella propria tomba. Tuttavia i luoghi del cratere, a 11 anni dal sisma, sono molto piu’ sicuri di tanti altri luoghi sismici in Italia dove non sono stati effettuati interventi di consolidamento e ristrutturazione […]

“Stare a casa a L’Aquila ha un significato a volte paradossale perche’ nel 2009 per molti la casa si e’ trasformata nella propria tomba. Tuttavia i luoghi del cratere, a 11 anni dal sisma, sono molto piu’ sicuri di tanti altri luoghi sismici in Italia dove non sono stati effettuati interventi di consolidamento e ristrutturazione degli edifici”. A raccontare alla Dire la loro quotidianita’, tra videochiamate e Dad, sono alcune docenti de L’Aquila. Ricordano i giorni del terremoto e nel mentre tracciano alcune differenze con l’oggi: “La differenza tra sisma ed emergenza covid-19 e’ tutta nella vicinanza. Nel 2009 non avevamo piu’ le nostre case in cui avremmo dovuto sentirci protetti, ma avevamo il contatto stretto, a volte troppo, con altre persone nelle tendopoli, ma anche sulla costa o in altri luoghi dove ci siamo trasferiti con chi stava vivendo il nostro stesso trauma”. Certo e’ che, aggiunge una collega, “aver vissuto gia’ una grande emergenza mi ha insegnato ad accogliere restrizioni, difficolta’, e quant’altro in vista di una nuova rinascita e una nuova consapevolezza. La distanza impostaci ci insegnera’ ad apprezzare le liberta’”. Lontananza che pero’, ribatte un’altra docente “a mio avviso puo’ essere annullata attraverso l’uso immersivo delle TIC (telefonate, messaggi, e-mail, videochiamate, piattaforme, social network ecc.) che rappresentano modalita’ a distanza per mantenere vivi i legami e sentirsi meno soli dentro le mura della propria casa”. Senza pero’ abusarne, per non diventare “la societa’ dei non annoiabili”, come denuncia un’altra insegnante. Quanto alla Dad, nuovo modo sfidante di fare scuola, non hanno dubbi: “Se ben progettata, programmata e gestita, puo’ rappresentare un modello eccezionale per l’apprendimento, soprattutto se non ci si puo’ recare a scuola” anche se “nulla puo’ sostituire la magia di uno sguardo”.”L’unica critica che accetto rispetto alla Dad- incalza una delle docente- e’ che non raggiunge tutti. Abbiamo tanta poverta’ educativa nel nostro Paese, mancanza di infrastrutture, mancanza di fondi o attrezzature per garantire il diritto a tutti”. “L’educazione e la formazione sono ormai permanenti, lo dovrebbero essere soprattutto per i docenti”. E’ quindi sulle infrastrutture culturali ed edilizie che secondo le docenti dovrebbe essere maggiore l’investimento per poter davvero cambiare il modello di scuola: “Stare al passo con i tempi, fare prevenzione in ogni senso, questo dovrebbe essere il faro, che non significa rinnegare la didattica tradizionale, non significa chiudere le scuola, ma significa accogliere le potenzialita’ della Dad, quello che ci sta insegnando a gran fatica per portarla in aula in una situazione emergenziale e per cambiare la didattica, il modo di fare scuola che, ahime’, e’ di stampo ottocentesco e ancora in pochi vogliamo cambiare”.

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