Mare: per 84% oceani gravemente a rischio

“Oggi si comincia a essere sempre piu’ coscienti che il 50% dell’ossigeno che respiriamo e’ dato dal mare, una quantita’ enorme di cibo, proteine, l’energia, e tutta una serie di elementi necessari alla vita dell’individuo. Il mare e’ il 72% del pianeta, il pianeta e’ mare”. Cosi’ la consigliera di amministrazione dell’Istituto nazionale di Oceanografia […]

“Oggi si comincia a essere sempre piu’ coscienti che il 50% dell’ossigeno che respiriamo e’ dato dal mare, una quantita’ enorme di cibo, proteine, l’energia, e tutta una serie di elementi necessari alla vita dell’individuo. Il mare e’ il 72% del pianeta, il pianeta e’ mare”. Cosi’ la consigliera di amministrazione dell’Istituto nazionale di Oceanografia e geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste, Maria Cristina Pedicchio, durante la presentazione del sondaggio realizzato con l’Swg “Italiani e la tutela del mare e dell’ambiente”, presentato nel primo pomeriggio in Regione Friuli Venezia Giulia in occasione della Giornata mondiale degli Oceani 2020. I dati raccolti mostrano come l’84% degli intervistati e’ convinto che il mare sia gia’ gravemente a rischio, e che il pericolo maggiore (81%) sia dovuto a “plastiche, microplastiche e altri rifiuti” (81%), seguite da “inquinanti chimici” (78%), “cambiamenti climatici” (60%), mentre molto meno considerati sono l’estrazione di minerali dai fondali (36%), la presenza delle specie aliene (31%) o il rumore provocato dall’uomo (25%). In sintesi emerge una profonda considerazione verso il mare, ma una superficiale conoscenza dei suoi problemi. “E’ un po’ un paradosso che noi conosciamo di piu’ la superficie di Marte che il fondo del mare”, prosegue Pedicchio, evidenziando come ora vi sono nuovo strumenti, robot sottomarini che permettono di capire di piu’. Conoscenze che si svilupperanno di certo nella decade 2020-30 dedicata dalle Nazioni Unite alla tutela e alla sostenibilita’ degli oceani, spiega la professoressa, rilevando un forte movimento istituzionale e di opinione. “I cittadini devono essere coinvolti- prosegue-, devono collaborare con le istituzioni e con la comunita’ scientifica per individuare le priorita’, a insistere perche’ poi ci siano finanziamenti adeguati anche per la ricerca e le attivita’ legate al mare”. Proprio l’aspetto di conoscenza istituzionale e’ quello che lascia piu’ perplessi i ricercatori. Il 48% degli intervistati crede che sul mare costiero dovrebbe decidere un organismo sovranazionale (per il 29%, ogni nazione per conto proprio), cosi’ come sul mare “al largo” (71%). Il 66% e’ favorevole a una Agenzia europea del Mare, e il 52% a un ministero del Mare. Pero’ interrogati sulla Direttiva comunitaria della Strategia marina e la missione della Commissione europea “Salute di oceani, mari acque costiere e interne”, non le hanno mai sentite nominare rispettivamente l’85 e l’88% del campione. “Dal mare ci aspettiamo un numero veramente importante di nuovi lavori, i cosiddetti ‘lavori blu’- conclude Pedicchio-, pensiamo ai nuovi trasporti, la decarbonizzazione, tutti i settori che influenzano il mare Mediterraneo”.

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