Aree interne, il cuore silenzioso d’Italia che resiste: tra spopolamento, sfide e voglia di rinascere

Nel cuore del centro storico dell’Aquila, nello spazio de Le Cancelle, si è alzata la voce di un’Italia spesso dimenticata, ma che ancora resiste con dignità e tenacia. È l’Italia delle aree interne, dei piccoli borghi appenninici e delle comunità montane che, lontano dai riflettori, custodiscono saperi antichi e un equilibrio prezioso con la natura. […]

Nel cuore del centro storico dell’Aquila, nello spazio de Le Cancelle, si è alzata la voce di un’Italia spesso dimenticata, ma che ancora resiste con dignità e tenacia. È l’Italia delle aree interne, dei piccoli borghi appenninici e delle comunità montane che, lontano dai riflettori, custodiscono saperi antichi e un equilibrio prezioso con la natura.

L’incontro pubblico “Un mondo a parte, da custodire”, promosso dall’associazione Aree Interne – Territori Liberi, ha richiamato un pubblico numeroso e attento. Un’occasione concreta di confronto per riflettere sul destino delle zone interne del Paese, che coprono quasi il 60% del territorio nazionale ma restano marginalizzate nelle politiche di sviluppo.

«La montagna non ci salverà se prima non saremo noi a salvarla», ha affermato Agata Tiberi, presidente dell’associazione e moderatrice dell’incontro, aprendo un dibattito profondo su spopolamento, crisi dei servizi pubblici, agricoltura di montagna e nuove forme di migrazione.

Tra gli ospiti, voci autorevoli come il sociologo Andrea Membretti, tra i promotori del progetto Riabitare l’Italia, il sindaco di Opi Antonio Di Santo, anche presidente della Comunità del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, e Duilio Antonucci, agricoltore e volto del film Un mondo a parte di Riccardo Milani, da cui l’evento ha preso spunto.

Non è mancata la presenza istituzionale: il vicepresidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente ha ricordato l’importanza delle aree interne nella programmazione dei fondi europei, mentre i consiglieri Paolo Romano e Livio Vittorini hanno ribadito il sostegno politico alla causa montana. Applausi anche per il presidente del Parco regionale Sirente Velino.

Dal convegno è emersa una narrazione alternativa e propositiva: non solo borghi da cartolina, ma territori vivi, abitati e bisognosi di nuove politiche. Le cosiddette “migrazioni verticali” verso la montagna, già in atto, dimostrano che un cambiamento è possibile.

Salvaguardare le aree interne, dunque, significa difendere un’identità culturale, un’economia sostenibile e un modello di vita resiliente, in controtendenza rispetto all’omologazione urbana.

Un mondo a parte, sì. Ma da custodire. Insieme, con visione e coraggio.