La terza edizione del Festival delle Città del Medioevo si è chiusa con un’ampia partecipazione di pubblico, grazie alla proposta culturale incentrata sul rapporto tra le città e il cibo. Promossa dal Comune in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila, la rassegna ha offerto un calendario di conferenze, incontri e rievocazioni storiche che hanno animato l’area antistante l’Auditorium.
Gli organizzatori, i professori Alfonso Forgione e Amedeo Feniello del Dipartimento di Scienze Umane, hanno sottolineato l’importanza della cooperazione tra l’ateneo, l’amministrazione comunale e numerosi enti e associazioni a livello locale, provinciale e nazionale. “Con l’edizione di quest’anno è apparso ancor più chiaro come le forme di collaborazione virtuosa tra l’Università e il Comune, in sinergia con enti, istituzioni e associazioni cittadine, provinciali e nazionali, permettono di creare, nella nostra città, prodotti culturali di ampia visibilità ed attrazione, con una proposta di alta divulgazione culturale e scientifica che ha visto alternarsi sul palco dell’Auditorium specialisti della storia medievale, archeologi, scienziati e giornalisti”.
Il programma ha registrato il tutto esaurito per gli appuntamenti speciali del fine settimana, con il giornalista e storico Paolo Mieli e il divulgatore scientifico Mario Tozzi. Contestualmente, l’esterno dell’Auditorium si è trasformato in un villaggio medievale: decine di associazioni di rievocazione storica, provenienti da diverse regioni d’Italia, hanno ricreato ambientazioni e dimostrazioni che hanno coinvolto spettatori di tutte le età.
Il sindaco Pierluigi Biondi ha evidenziato come l’evento abbia saputo unire passato e presente, traducendo tradizione e visione in un’occasione di riflessione sulle sfide contemporanee. “In questi tre giorni, L’Aquila si è confermata una città capace di unire storia e futuro, tradizione e visione. Il Festival delle città del Medioevo ha messo in relazione passato e presente, rendendo visibile il legame tra le nostre radici e le sfide di oggi e offrendo spunti concreti per rileggere la nostra identità e comprendere meglio il tempo che viviamo. Nel percorso verso L’Aquila Capitale Italiana della Cultura 2026, questo festival ha restituito alla nostra città uno sguardo originale sul suo rapporto con il cibo e il territorio, dimostrando come anche le dinamiche del passato possano parlare al presente, sollevando questioni attuali come la sostenibilità e le diseguaglianze legate allo sfruttamento delle risorse alimentari, naturali, territoriali e umane, in un contesto segnato dalla crescita demografica e dall’urbanizzazione, temi centrali del dibattito politico internazionale. Grazie a chi ha reso possibile questo appuntamento: studiosi, divulgatori, ospiti, l’Università dell’Aquila e tutti i cittadini che hanno partecipato. L’Aquila si conferma una città aperta al dialogo, alla cultura e al confronto”.