Londra introduce multe per i supermercati con limitata offerta di cibi salutari

Il governo di Londra ha presentato un piano decennale volto a contrastare l’emergenza obesità impiegando leve sul settore della grande distribuzione. Tra le novità più rilevanti figura l’obbligo per i supermercati di ridurre fino a 100 calorie per carrello di spesa, bilanciando la diminuzione delle vendite di snack dolci e salati con un incremento di […]

Il governo di Londra ha presentato un piano decennale volto a contrastare l’emergenza obesità impiegando leve sul settore della grande distribuzione. Tra le novità più rilevanti figura l’obbligo per i supermercati di ridurre fino a 100 calorie per carrello di spesa, bilanciando la diminuzione delle vendite di snack dolci e salati con un incremento di prodotti considerati più salutari.

Le catene coinvolte dovranno rendicontare i dati di vendita e rischiano sanzioni in caso di mancato rispetto degli obiettivi. Non si tratta di un divieto di vendita di alimenti ad alto contenuto calorico, bensì di un insieme di aggiustamenti volontari: sconti sui cibi ipocalorici, maggiori punti fedeltà legati a scelte salutari o la riformulazione di pasti pronti. Tra gli esempi pratici, l’eventuale spostamento delle patatine in fondo agli scaffali o promozioni tipo 3×2 sui cereali integrali.

“Attraverso il nostro nuovo standard sui cibi sani faremo della scelta salutare la scelta facile, perché prevenire è meglio che curare”, ha dichiarato il ministro della Sanità Wes Streeting, sottolineando che l’obesità nel Regno Unito è raddoppiata dagli anni Novanta e comporta una spesa di 11 miliardi di sterline l’anno per il Servizio Sanitario Nazionale, più che triplicando il bilancio destinato alle ambulanze. “A meno che non tagliamo l’aumento di costi e domanda, il servizio sanitario rischia di diventare insostenibile.”

Con un terzo della popolazione adulta obesa e un ulteriore terzo in sovrappeso, il Paese presenta il terzo tasso più elevato di obesità in Europa tra i grandi Stati, con impatti diretti su patologie quali diabete, cancro e malattie cardiovascolari. Secondo il governo, un taglio di appena 50 calorie al giorno potrebbe aiutare due milioni di adulti e 340 mila bambini a uscire dall’obesità, ma alcuni esperti mettono in guardia sul peso di altri fattori, prima fra tutti la sedentarietà.

Le misure hanno suscitato critiche proprio dalla grande distribuzione, dove si parla di norme “draconiane” in grado di comprimere margini già ridotti, costringendo le aziende ad alzare i prezzi o a mettere in pausa nuovi progetti di espansione. Dal fronte conservatore, l’intervento è stato bollato come un eccesso di paternalismo: “I laburisti vogliono far sedere il nanny State in ogni carrello del supermercato: questi miserevoli socialisti hanno nel mirino ogni piccola leccornia nella nostra spesa settimanale”. C’è anche chi si domanda perché non siano state coinvolte misure analoghe per take-away e pasticcerie.

Malgrado le opposizioni, due dei maggiori gruppi britannici, Tesco e Sainsbury’s, hanno espresso sostegno al provvedimento, e un recente sondaggio indica che il 60% dei cittadini è favorevole. Le associazioni dei consumatori ritengono che “obiettivi alimentari obbligatori incentiveranno i distributori a rendere più facile per la gente consumare una dieta bilanciata e condurre una vita più sana”.

L’attenzione pubblica sulla qualità del cibo si è intensificata anche grazie al successo del libro del medico Chris van Tulleken, “Ultra-processed people”, un’accusa frontale agli alimenti ultra-processati e alle loro conseguenze sulla salute. Questa sensibilità crescente sembra spingere il pubblico a chiedere un maggior impegno dei supermercati nella promozione di scelte alimentari salutari.