L’Ucraina ha formalmente comunicato l’uscita dalla Convenzione di Ottawa, il trattato internazionale che proibisce l’uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle mine antiuomo, imponendo altresì la distruzione delle scorte esistenti e l’assistenza alle vittime. Dopo Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia e Finlandia, Kiev è il sesto Paese europeo a rinunciare alle disposizioni del trattato, allineandosi di fatto alla Russia, che non ne è mai stata firmataria.
Promossa nel 1997 e entrata in vigore nel 1999, la Convenzione di Ottawa è stata ratificata inizialmente da 164 Stati, Italia compresa. Tra le grandi potenze rimangono fuori dal sistema di divieti Cina, India, Pakistan, Repubblica di Corea, Russia e Stati Uniti, fattore che ha limitato fin dall’inizio l’efficacia globale dell’accordo. Ad aggravare la criticità, l’ampio uso di mine e ordigni esplosivi improvvisati (IED) da parte di gruppi paramilitari e attori non statali, che possono produrli autonomamente o recuperare residuati bellici.
Il testo obbliga gli Stati parte a distruggere tutte le mine antiuomo in loro possesso entro quattro anni dall’entrata in vigore del trattato – fatta eccezione per quantità residue destinate esclusivamente ad attività di addestramento – e a bonificare le aree contaminate entro dieci anni, con possibilità di proroga per un massimo di altri dieci anni. Al momento, 157 Paesi hanno eliminato complessivamente oltre 47 milioni di ordigni. Sempre sul versante umanitario, la Convenzione introduce misure di identificazione e delimitazione dei campi minati e prevede assistenza medica, riabilitazione e reinserimento sociale per le vittime, elementi all’epoca della negoziazione considerati una significativa innovazione nel panorama del disarmo.
Il ritiro ucraino arriva a tre mesi di distanza da quello di Lituania, Lettonia, Estonia e Polonia, deciso nell’ambito di una risposta comune all’incremento della presenza militare russa lungo i confini della NATO. La scelta di Kiev è stata presentata congiuntamente dai cinque Paesi baltici e dalla Polonia. “Con questa decisione inviamo un messaggio chiaro: i nostri Paesi sono preparati e possono utilizzare tutte le misure necessarie per difendere il nostro territorio e la nostra libertà”, recita il comunicato. Anche la Finlandia, pur senza aver ancora annunciato formalmente il ritiro, sta valutando di aderire alla stessa linea.
Alla luce di queste mosse, si è discusso della disponibilità ucraina di mine antiuomo. Nell’estate 2023 l’esplosione della diga di Nova Kakhova ha fatto emergere numerosi ordigni precedentemente sotterrati dagli invasori russi, trasformando le sponde del Dnepr in un “campo minato mobile”. Successivamente gli Stati Uniti hanno deciso di fornire a Kiev mine dotate di un meccanismo di auto-disattivazione, programmato per renderle inoffensive dopo un periodo compreso tra quattro ore e due settimane, al fine di contenere il pericolo per la popolazione civile nel lungo termine.