È giunto al giorno 633 il conflitto in Medioriente, caratterizzato nelle ultime ore da nuovi attacchi aerei israeliani su Gaza City. Tra gli obiettivi centrati figura un internet cafè, dove si contano “almeno 21 morti”, secondo le prime ricostruzioni.
Intanto, Mahmoud Mardawi, esponente di Hamas, ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di porre “condizioni impossibili” che impedirebbero la firma di un accordo per il cessate il fuoco. L’interruzione delle ostilità, entrata in vigore martedì scorso, ha posto fine a dodici giorni di scontri tra Israele e Iran.
Teheran ha espresso “seri dubbi” sul rispetto della tregua da parte israeliana. Secondo fonti ufficiali, nel corso dei combattimenti tra i due Paesi sarebbero state uccise in Iran “almeno 935 persone”.
Sul versante internazionale, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ribadito: “L’Iran era vicino alla produzione della bomba atomica” e si è detto disponibile a revocare le sanzioni qualora Teheran adottasse una “politica pacifica”. In parallelo, Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ha avvertito che “l’Iran può arricchire di nuovo l’uranio tra qualche mese” qualora prosegua senza restrizioni.