Il conflitto in Medioriente è entrato oggi nel suo 636º giorno, mentre emergono segnali sia di possibile tregua sia di intensificazione delle tensioni regionali.
Fonti vicine ad Hamas, tramite il canale Al-Aqsa, hanno comunicato di aver trasmesso al Qatar una risposta positiva alla nuova proposta di accordo per la tregua e la liberazione degli ostaggi. Qualche ora prima, l’ex presidente statunitense Donald Trump aveva annunciato che «Israele ha accettato le condizioni per una tregua di 60 giorni a Gaza».
Sul fronte politico-istituzionale israeliano, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito l’obiettivo di neutralizzare completamente Hamas: «Hamas non esisterà più. Non ci sarà un ‘Hamastan’. Non si torna indietro. È finita. Libereremo tutti i nostri ostaggi». Dal canto suo, l’organizzazione islamista ha dichiarato di essere disposta a definire un’intesa con Tel Aviv, a condizione che le ostilità vengano interrotte.
In parallelo, l’Iran ha rimosso per la prima volta dal 13 giugno il divieto di sorvolo sul proprio spazio aereo, segnalando una revisione delle restrizioni imposte all’aviazione civile nazionale.
Le condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza restano critiche. L’agenzia Ap riferisce che l’ondata di calore torrido e la scarsità d’acqua hanno scatenato un «effetto domino», aggravando le difficoltà quotidiane dei circa due milioni di residenti.
Sul piano delle accuse internazionali, il quotidiano The Guardian ha rilanciato l’accusa che Israele «ha lanciato una bomba illegale sulla Striscia». Nel frattempo, il ministro della Giustizia israeliano ha definito «il momento di annettere la Cisgiordania», suscitando ulteriori tensioni sui futuri assetti territoriali.