Alberto Mazzocco è stato eletto presidente dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese per il mandato 2025-2030. Nel suo intervento di insediamento ha ringraziato i soci per la fiducia accordatagli e il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, per il sostegno offerto fin dall’ingresso in consiglio di amministrazione.
Il nuovo presidente ha detto di aver accettato l’incarico «con una profonda, autentica emozione» e con la consapevolezza del ruolo strategico dell’ISA, chiamata a riscoprire la propria identità quale «Ente che persegue finalità civiche di solidarietà sociale nel campo della promozione culturale e dell’arte». Mazzocco ha sottolineato che l’attività non si limiterà alla produzione di concerti bensì si configurerà come «vero e proprio presidio civico attraverso il suono», in linea con lo statuto che affida all’Istituzione il compito di «ideazione, sviluppo, diffusione e innovazione della cultura musicale in tutte le sue forme».
Il progetto presentato sul tavolo prevede la creazione di una rete stabile fra le realtà musicali e culturali abruzzesi per valorizzare le ricchezze del territorio. Particolare attenzione sarà riservata all’evento che vedrà L’Aquila Capitale della Cultura 2026: l’obiettivo è imprimere all’ISA una «metamorfosi» che si realizzi attraverso una nuova visione e una missione articolata su tre direttrici. Secondo Mazzocco, è indispensabile:
“Rigenerare: Abitare acusticamente luoghi abbandonati o feriti, trasformandoli in casse di risonanza del territorio. Ove il terremoto ha creato ferite, la musica ricucirà tessuti sociali.
Connettere: Creare ponti sonori tra discipline, istituzioni e comunità, rendendo l’ISA un nodo nevralgico di scambi creativi, ben oltre la semplice programmazione concertistica.
Ispirare: Coltivare l’immaginazione sonora collettiva, educando all’ascolto profondo non solo musicale ma sociale, per ritrovare quell’armonia civica di cui la musica è da sempre metafora vivente.”
Mazzocco ha infine evidenziato l’importanza di valorizzare le competenze interne – dipendenti, tecnici e musicisti – che hanno mantenuto alto il prestigio dell’istituzione nonostante le difficoltà. «Abbiamo la responsabilità di intercettare il cambiamento e governarlo, non subirlo. Con competenza gestionale, visione culturale e capacità di fare rete», ha concluso, auspicando una trasformazione in cui «la fragilità diventi bellezza, l’isolamento relazione, l’arte impegno civile».