Il piano del primo ministro Benjamin Netanyahu per un’occupazione militare della Striscia di Gaza ha suscitato forti critiche all’interno delle Forze di difesa israeliane, in particolare da parte del capo di Stato maggiore, il tenente generale Eyal Zamir. Secondo Zamir, procedere con un’operazione di terra su larga scala potrebbe trascinare Israele in un «buco nero» di insurrezione prolungata, gravose responsabilità umanitarie e un incremento del rischio per gli ostaggi ancora detenuti da Hamas.
Nato il 26 gennaio 1966 a Eilat, Zamir ha studiato Scienze politiche all’Università di Tel Aviv e si è poi specializzato in Sicurezza nazionale all’ateneo di Haifa. Entrato nell’Idf nel 1984 dopo aver frequentato l’accademia militare, ha ricoperto ruoli chiave tra cui capo del Comando meridionale, segretario militare del primo ministro e vice-capo di Stato maggiore. Nel 2023 è stato direttore del ministero della Difesa e, a marzo 2025, è diventato il 27° capo di Stato maggiore, succedendo a Herzi Halevi.
In una riunione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza israeliano, Zamir ha ammonito sul pericolo per la vita degli ostaggi: «Non abbiamo modo di garantire che non faremo loro del male». Ha inoltre avvertito che l’esercito, stremato dopo quasi due anni di conflitto, potrebbe non reggere l’impatto di una nuova offensiva via terra. «Continueremo a esprimere la nostra posizione senza paura, in modo concreto, indipendente e professionale», ha dichiarato, ribadendo che «l’esercito continuerà ad agire responsabilmente, con integrità e determinazione, pensando solo al bene del Paese e alla sua sicurezza».
Zamir ha evidenziato l’assenza di un piano per la gestione umanitaria di oltre un milione di persone che sarebbero trasferite verso il sud di Gaza: «non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che Israele sposterà a Gaza. Sarà tutto estremamente complesso». Ha aggiunto che un’operazione simile «potrebbe durare mesi, aggravando la pressione sull’esercito regolare e sulle riserve» e comporterebbe gravi criticità sia per le risorse militari sia per condizioni di vita e salute dei civili.
Le sue osservazioni hanno provocato una forte reazione nel governo. Fonti dell’ufficio di Netanyahu hanno suggerito che, se Zamir non concorda con la strategia, «si dimetta». Secondo Channel 12, diversi ministri hanno criticato il capo di Stato maggiore, lamentando che l’operazione «Carri di Gedeone» non abbia centrato gli obiettivi annunciati. In risposta, Zamir ha rivendicato il ruolo dell’azione militare nel creare le condizioni necessarie per il salvataggio degli ostaggi.
Non solo i vertici dell’Idf si sono schierati contro il piano di occupazione: nelle ultime ore le famiglie degli ostaggi hanno manifestato davanti all’ufficio di Netanyahu a Gerusalemme, esprimendo timori per la sorte dei loro cari detenuti da Hamas.