Un’inchiesta del Times di Londra fa luce su una strategia di intelligence attribuita a Pechino e Mosca: l’arruolamento di giovani donne attraenti per sedurre dirigenti e ingegneri di aziende tecnologiche statunitensi. L’indagine definisce questa pratica come una forma di “sex warfare”, ovvero una guerra fredda combattuta attraverso fascino e manipolazione anziché con armamenti convenzionali.
Secondo il reportage, le agenti — spesso presentate come imprenditrici, ricercatrici o investitrici — instaurano il primo contatto su piattaforme digitali quali LinkedIn o durante eventi hi-tech. Con relazioni costruite ad arte, le cosiddette “honey trap” puntano a ottenere informazioni riservate, brevetti e tecnologie strategiche, trasferendole poi all’estero.
Il furto di proprietà intellettuale e di dati sensibili rappresenta una minaccia crescente per l’economia americana: stime citate nell’articolo parlano di costi fino a 600 miliardi di dollari annui legati allo spionaggio economico condotto da potenze straniere. L’operazione di “sex warfare” si inserisce in un più ampio sistema di attività illecite che include hackeraggi, società di facciata e investimenti ombra, mirato a erodere il vantaggio tecnologico degli Stati Uniti.
Di fronte a questa escalation, le autorità statunitensi hanno rafforzato i controlli nei settori più critici, dalla difesa all’intelligenza artificiale. Non si tratta di un fenomeno nuovo: già due anni fa servizi di sicurezza americani e britannici avevano segnalato “honey trap” rivolte a funzionari governativi e ricercatori nel comparto difesa. Secondo gli analisti, la persistenza di queste segnalazioni dimostra che la guerra basata su tattiche sessuali si è evoluta piuttosto che esaurita, integrandosi con i moderni strumenti del networking e delle conferenze tecnologiche.