“Eros”, siamo sicuri che serva parlarne?

Se ci diciamo che se ne parla anche troppo potremmo rispondere che più si tace sulla sessualità –ammesso e non concesso che l’eros e la sessualità coincidano – meglio è. Ma se ci guardiamo attraverso il filtro di ciò che la comunicazione ci ammannisce, più ne parliamo più potremmo tentare di funzionare da antidoto all’esasperazione […]

Se ci diciamo che se ne parla anche troppo potremmo rispondere che più si tace sulla sessualità –ammesso e non concesso che l’eros e la sessualità coincidano – meglio è.
Ma se ci guardiamo attraverso il filtro di ciò che la comunicazione ci ammannisce, più ne parliamo più potremmo tentare di funzionare da antidoto all’esasperazione e alle aberrazioni che o l’anarchia o/e la manipolazione dei media in fatto di sesso fanno prevalere.Il percorso però deve schivare o tenere conto del moralismo e dello scientificismo?
Dipende. Se il moralismo -come lo stesso termine denuncia -costituisce una distorsione o una versione castrante della morale va espulso con decisione, quanto alla scienza che si ammanta della presunzione di spiegare e d’insegnare l’erotismo dell’uomo quale secondo le sue deduzioni in realtà sarebbe e quale dovrebbe essere, anch’essa va osservata a dovuta distanza.
E poi, ripeto, siamo davvero tutti d’accordo che nel dire eros, amore, impulso sessuale, siamo nello stesso novero di valori, se non la stessa cosa? Suppongo di no. (E mi viene da pensare allo stupratore che davvero non è da considerarsi rappresentativo dell’eros o dell’amore, rappresentando con molta probabilità e neppure sempre, anzi forse in difficilmente quantificabili casi del tutto negandola, la condizione comportamentale naturale del maschio primordiale. Forse.).
Mi vedo ora di seguito costretta a togliere le parentesi per dire che oggi che siamo discretamente lontani ma non poi tanto dai primordi, lo stupro mi sembra ancora largamente praticato e forse senza differenze tra fasce sociali. Per non parlare dei frangenti bellici dove l’uomo si trova più esposto a regredire negli istinti incontrollati del mondo animale, specie se peggiorati dall’ odio ideologico… squisitamente umano.
Su questa falsariga non mi resterebbe altro da dire che l’Eros o amore non sia affatto una emanazione della sessualità. Al più potrei aggiungere che la sessualità avrebbe la funzione di strumento-tramite per esprimere amore ma senza averne il carattere della necessarietà. Anzi un prevalere dell’attrazione sessuale mi pare stare alla base della precarietà di troppi rapporti di coppia. Sì, perché per amare non è necessario sciogliere alcun velo come accade tra Tosca e Mario, né essere giovani e neppure belli, tutto è suscettibile d’amore in una infinità di varianti e di sfumature come quelle che si continuano dall’alba al tramonto nel sereno o nelle infinite espressioni stupefacenti della turbolenza climatica.
E non sto parlando di amore platonico o spirituale. No, esattamente del contrario, della fisicità più espansa e più complessa, speculare alla meravigliosa così come timorosa inanamente contrapposta  alla spietata e volubile totalità del creato.
 
Berlusconi, Marrazzo, Exit (Ilaria D’amico – La 7. Argomento : “Perché i transessuali attraggono gli uomini?” ).
 
La sessualità ostentata dal Presidente del Consiglio è quella più comune che non ha nulla da spartire con l’amore, sintetizzabile nella tradizionale superficiale innocua millanteria maschilista. Senza che mai nessuno ch’io sappia abbia mai messo in evidenza il perché l’uomo per sentirsi “virile”abbia necessità di dimostrare a se stesso e pubblicamente ostentare d’essere un collezionista di amplessi con più donne possibile senza venirne da essi in alcun modo condizionato. Il consumista sessuale per eccellenza.
 Preciso che questa mia opinione anche se certamente non mi rallegra, non scalfisce la mia stima per il Presidente Berlusconi perché gli attribuisco un grande merito, quello d’aver smitizzato il ruolo del leader politico.
Inciso generico: con un corto circuito chissà come connesso con quanto sopra, lo traduco col dire che considero falso ideologico il rapporto di causa ed effetto tra il pensato politico e il favore popolare, consistendo questo rapporto alla resa dei conti, troppo spesso se non sempre, nella capacità elitaria politica d’imbonire se non di plagiare del tutto il popolo.
Chiudo l’inciso quale decifrazione generica chiarendo di attribuire invece a Silvio Berlusconi il grande coraggio di esprimere la politica con semplicità, come rapporto familiare tra gli apici e la base, la gente, tipo di rapporto che egli trasferisce anche nel comportamento in politica estera, in alcun modo dunque paludato sia nella forma che nella sostanza. Anche se con qualche traumatizzante o imbarazzante per gli astanti scanzonato eccesso. Tutto ciò, su ben altro piano, secondo una oculata gestione amministrativa del bilancio economico del Paese simultaneamente guardando al suo interno e all’esterno in rapporto alle molteplicità dell’intero mondo in periglioso equilibrio tra il meglio e il peggio, tra l’economia e l’etica.
 
La sessualità di Marrazzo mi pare tutt’altra cosa. Non è scindibile in questo frangente dalla sua personalità, quella di creatura timorata colta da grande stupore e ancora incredula di poter apparire pubblicamente come non avrebbe mai supposto di sé, e fortemente sofferente per aver così offerto una immagine squalificata – di cui forse non ha certezza d’ignominia se non per dipendenza da parametri valoriali consuetudinari – agli occhi della moglie e dei figli.
In specie la moglie che nel suo ruolo di moglie e madre non può non essere ancorata, che ci creda o non, a un’idea di famiglia solida, attestata su indiscutibili criteri di moralità e su certezze a tutto campo.
Piero Marrazzo mi sembra un autentico campione dei nostri tempi, nella versione più accettabile, lontanissima da giustificazioni di sorta del “vizio”. Quel vizio che a me pare calzare perfettamente al turismo sessuale, dove uomini di qualsiasi livello culturale ( lo dico per non criminalizzare particolari fasce sociali senza averne le prove) tolgono dalla fame minorenni d’ambo i sessi ai fini di un solitario cosiddetto godimento ( termine insidioso sul quale sarebbe opportuna una seria verifica).
La frequentazione dei transessuali nel caso in questione ( mi ripugna di poter sembrare anch’io, non so con quale diritto, nel novero di quelli che frugano nell’intimità altrui chiunque sia), mi sembra rispondere a interrogativi più di tipo esistenziale, cioè individualistici, del tutto al di fuori dell’assetto tradizionale della famiglia, composta da marito moglie e figli e dei doveri e dei “limiti” che essa comporta.. L’ineluttibilità – o tale perché i media e il piccolo e grande schermo sembrano volere che sia – che tutti finiscano per adeguarsi ai tempi nei quali vivono pare aver incastrata questa persona.
Il prevalere delle forme più trasgressive nell’informazione corrente giocano in maniera di assoluta prevalenza contro l’abitudinarietà delle tradizioni. E se non per mimesi o per curiosità o per superficiale esibizionismo o per un prepotente senso di autodecisionalità nella scelta dei propri criteri  di giudizio o per una intima confusione tra una cultura con grande fragore contestata e una libertà poliedrica senza sbarramenti di sorta, in più di qualcuno può delinearsi un “bisogno” di verifica.
Da ciò potrebbe essere più facilmente comprensibile che un’apertura senza confini e anche forse un confronto con il proprio io o addirittura una sfida contro chiusure di sorta o la sazietà dei rapporti normali, possano offrire spazio per scelte di questo tipo. Tali congetture sembrerebbero  particolarmente calzanti quando trattati di persone pubbliche già più condizionate da regole spesso in attrito anche interiore con l’indiscutibilità di contrastanti non più ben decifrate certezze e il comportamento dovuto all’opinione pubblica che al contrario (almeno nei contesti democratici) non ammette incertezze ed esige totale trasparenza. Tutto questo – e nonostante questo – nei più confusi può indurre a esperire prove tangibili di più vagliata identità.
Per Piero Marrazzo non credo ci sia da tirare in ballo né il vizio, né la corruzione di minorenni, né il pagamento di prestazione sessuale fine a se stessa ma scambio di modi di essere, di linguaggio dei corpi, di mentalità e di – in ultimo ma se possibile ancora più importante – scoperta di un più scandagliato senso dell’esistere. ( Ma è da sostenere con forza che avrebbe dovuto riguardare soltanto lui.).
Mi ritrovo la sicurezza ( anche se non ne ignoro la gratuita sommarietà) che il personaggio in questione nella sua sfera affettiva e non solo, non abbia inteso di tradire né la moglie né i figli. Se poi si vuole sostenere come da molti si ripete che si sia trattato di pura e semplice debolezza umana, (personalmente credo di più all’”ignoranza” che alla debolezza), non c’è che il perdono nell’ambito familiare, e la vergogna di cui dovrebbe patire la società e il mondo dell’informazione nell’insistenza alla gogna di questo come di qualsiasi altro essere umano.
Ma già io stessa vedo a prima vista almeno due punti deboli della sopra appena accennata analisi.
 
Il primo è nella seguente conclusione del terzo capoverso soprastante: “esperire prove tangibili di più vagliata identità.”
Che cosa si vuole intendere con tangibili? La consumazione di un rapporto? Ma è poi certo che una prova per essere tangibile abbia necessità di un amplesso quale che sia?(Mutatis mutandis,  per avere intima nozione di un assassinio dobbiamo giocoforza uccidere?)
Che si tratti di mancanza di rispetto del proprio corpo, divenuto così strumento di prova?
O consiste in un recupero della libertà coeundi perduta con la condizione coniugale?,  recuperata  con un transessuale e non con una donna, a riprova della determinazione a rispettare la fedeltà coniugale?
Mi chiedo, perché i “viventi” intimamente anelano o pubblicamente reclamano come primaria libertà quella sessuale che tra parentesi non è contemplata…dalla Costituzione?
Probabilmente la ragione è diversa tra individuo e individuo, anzi lo darei per certo. (E non prendo qui in considerazione il divario tra maschi e femmine per non ubriacare ancora di più le carte).
 Propenderei a credere che forse quello sessuale sia l’unico strumento alla portata di tutti e quindi in specie di coloro che non abbiano altri compensi equipollenti, specialmente quelli della creatività. A sostituzione di un’opera d’arte, con questa scelta di campo si esprimerebbe per qualche istante quella libertà tanto agognata, libera anche da ogni legame e responsabilità anche se profondamente amati e sottoscritte.
Mi pare che oggi, sommerso da ogni tipo di contestazione, spesso totalmente rinnegato, male rattoppato dalla poligamia codificata o non, il legame coniugale sia letteralmente sotto assedio, e che stranamente viceversa appare ambito e reclamato come diritto piuttosto dalle coppie di omosessuali.
Così che attualmente il matrimonio ha finito per assurgere al livello di una vera e propria teoria e pratica di un’arte che solo iniziati o i puri in assoluto possono attuare. E dicendo puri in assoluto non intendo necessariamente connotati somatici. Se poi vogliamo riferirci al matrimonio secondo il Cristianesimo allora entriamo in una dimensione di altissima civiltà.
 
Il secondo, altra scheggia conclusiva del soprastante secondo capoverso: “La scoperta di un più scandagliato senso dell’esistere.”
In questo concetto scaglio nel firmamento filosofico l’intero problema. Ma a tutta prima mi appare la seguente obiezione: ma è proprio indispensabile calarsi calzoni e mutande per cogliere la più intima essenza dell’Ubi consistam?
Allora c’è da puntualizzare la qualità dell’obiezione, e cioè se è prosaica, banale e volgare, superficiale e desolatamente incolta visto che presta il fianco all’ammissione di una totale ignoranza non foss’altro della psicanalisi e di tanti studi sul comportamento umano e di ciò che lo informa. Cioè di ciò che lo plasma sia a connotati essenziali, genetici, che a connotati culturali, quanto mai subordinati a mode o a impostazioni ossequenti alle diversità delle tradizioni, dei costumi e delle religioni.
Francamente non condivido l’abbinamento sesso e ragione d’esistere, anche se non l’escludo che possa valere per alcuni ( non importa se pochi o tanti) o magari come anomala povertà di sentimento (inteso quale filtro ben superiore a quello dell’intelligenza) di altri.
A me pare che la complessità umana sfugga a qualsiasi classificazione e che anche le personalità di apparenza più semplice, in realtà nascondono sotto una crosta coriacea di superstizione e di totale ignoranza, un magma difficilmente decifrabile. Solo che gli manca il necessario linguaggio per esprimerlo. A loro…riabilitazione, c’è però da notare o meglio evidenziare di nuovo che proprio il linguaggio può tradire la verità essendo esso una emanazione della cultura elitaria dell’epoca, ad esempio quella oggi dominante del relativismo culturale. Non è infrequente che un incolto particolarmente sensibile (e per di più non necessariamente intelligente) possa conquistare una statura più pregnante di quella esibita da un plurilaureato sordo all’ascolto delle tante anche impalpabili variabilità dell’esistere.
Tuttavia a conclusione non vedo affatto il vuoto, come al termine di queste congetture dirò.
 
Infine Exit di Ilaria D’amico.
Protagoniste un pugno di donne rappresentanti il mondo politico e dell’Informazione.
In effige Feltri in qualità di giornalista, Galimberti, quale filosofo e psicoanalista, e Sgarbi in qualità…suppongo come empirico esperto di cose di sesso…onnicomprensivo.
Si tratta di una specie di summit sul perché del tropismo dei “maschi” verso una sessualità privilegiata con i transessuali che sembra tangibilmente aumentando.
Non si è toccato l’argomento se la cosa possa o non possa interessare anche l’utenza femminile.
In complesso il dibattito mi è apparso deludente. Non poco disdicevole è stato il comportamento di Sgarbi abituale vessillifero della sua saccenza, che con la solita aria di paziente sufficienza ( mi ricorda Cacciari) intratteneva il Galimberti che viceversa avrebbe voluto intervenire con serietà a commento delle varie tesi delle signore presenti. Ma in questi dibattiti purtroppo le voci si sovrappongono nonostante i reiterati inviti dei conduttori, a loro volta smaniosi di protagonismo, così che il pubblico finisce per rimanere a mani vuote. ( A questo proposito mi si scusi la digressione riporto lo…stile di Floris conduttore di Ballarò ( ieri, 10 novembre) che a forza d’interrompere Castelli ( Lega) l’ha reso assolutamente inintelligibile, mentre lasciava parlare indisturbati i Di Pietro e solidali, ivi compresa la Finocchiaro, la quale ha offerto un portamento del tutto insolito, lontano cioè dalla sua garbata autorevolezza che avevo sempre apprezzata.. Non l’avevo mai vista così, cioè passionale e livorosa. Mi è dispiaciuto.).
Dunque per quel poco che mi è parso di cogliere, l’argomento più saliente e più dibattuto è stato che i transessuali sarebbero più femminili delle donne “normali”. In particolare essi/e offrirebbero rapporti più rassicuranti, non sarebbero aggressivi/e, non costituirebbero mai un rischio per l’uomo quanto a responsabilità e ricatti. Non solo ma darebbero l’opportunità al maschio di esorcizzare la sua latente omosessualità ( quasi sempre presente nella maggioranza degli uomini) ma –  io avrei aggiunto – anche da molti di loro paventata o respinta perciò con violenza fino all’omofobia. ( Per analogia tutto ciò mi ricorda Hitler che avrebbe perseguitato gli ebrei proprio per allontanare e negare la sua “eventuale” ascendenza ebraica).
Sgarbi si è esibito in un accattivante e mondano corteggiamento di una transessuale presente complimentandosi apertamente per la sua femminilità di gran lunga a suo dire superiore di quella delle donne comuni. Confesso d’aver contemplato perplessa in quella  iperfemminile creatura la nodosità delle ginocchi e le gambe tendinee per la totale assenza del giusto pannicolo adiposo che dona in genere alla donna la levigata dolcezza delle sue forme. Ma non ignoro che la femminilità è qualche cosa di più intrigante.
Nello spegnere la tivù, almanaccavo che tanti o molti o i soliti pochi, a forza di dissertare sul sesso finiscono per perdere sia l’inizio che la fine del bandolo dell’intricata matassa.
 
Infine la mia opinione (o almeno quello che di essa emergerà in questo momento.). Chiarisco; non perché io mi ritenga la più bella del reame, ma semplicemente perché come a me interessano le opinioni di tutti – e mi dolgo di non essere in grado di coglierne che assai poche – così ad altri potrebbero interessare quelle mie.
E mi domando, qual è il motivo per il quale la sessualità occupa tanto spazio, (  a detrimento dell’eros)? E di seguito, conviene o non conviene, motivazione a parte, che ciò accada? E ancora, in che cosa consiste la convenienza?
Nel rispondere cerco anche io.
–         Non conviene. Può essere non in senso assoluto se ci riferiamo al troppo parlarne, ma perché se ne parla soprattutto assai male. Quale male?
–         Quello della violenza, della volgarità, della banalità, del consumismo sessuale, del
–         permessivismo sbandierato e senza limiti  e del moralismo con arbitrari limiti.
Obiezione: ma non è uno degli istinti primordiali creati per la continuità della vita?
      –    Certo ma anche il cibo fa parte della stessa categoria, ciononostante non approviamo vuoi l’ingordigia vuoi l’antropofagia, e in molti aggiungerebbero la dieta carnea e perfino quella a base di alimenti ricavati dalla uccisione di qualsiasi specie vivente.
Molto, ma non tutto in comune. Se il cibo non è accessibile almeno al minimo indispensabile non c’è che la morte, se la detumescenza non è alla portata di ognuno può dare adito a un vasto ventaglio di disturbi psichici, di più, a una morale differenziata, e ancora di più, a una sfrenata ricerca di ulteriori emozioni, e ancor peggio a un cerebralismo libertario sessuale quanto mai pericoloso. Pericoloso perché la sessualità è un pozzo senza fondo che non conviene esplorare. Senza fondo perché mi pare costituire una delle più diffuse bocche eruttive di quel magma bruciante di frustrazioni, di patologie, d’impotenza, di rabbia, di odio e di superbia e sete di potere di tanti noi umani.
Pericoloso perché senza limiti una volta espulsi come arbitrari, fino ad ammettere tutto quel che la diffusione di una realtà imposta dai media vuole, dalla pedofilia al sadomasochismo,  a ogni tipo di violenza e alla legittimazione dei ruoli di fruitori  e di vittime consenzienti o non, in perfetta apparente aderenza con la crudeltà esistente in natura , apparente perché massicciamente peggiorata grazie a discutibili sovrastrutture culturali..
Traumatizzante è stata una testimonianza di Gad Lerner in una puntata della sua rubrica L’Infedele (La 7 tv), non so come da lui appresa e da chi, di quel soldato che nella sanguinosa guerra dei Balcani, nello stuprare una donna della compagine nemica contestualmente la uccideva strangolandola. Di che cosa si è trattato, di un’estrema voluttà sessuale (del resto iterata con varia modalità ancora oggi con o senza guerra). e confusa da alcuni come il massimo dell’erotismo?
Mi limito a dire che si sia espressa la totale abiezione in cui può versare il maschio nell’intento di uccidere e insieme mortalmente offendere una donna.
Non intendo analizzare qui questo orrendo delitto ben sapendo le guerre il brodo di coltura dell’inesauribile crudeltà umana. Non a caso si sono registrati molti suicidi e patologie della psiche tra i reduci dei moderni conflitti e per questo considero fortunati i cosiddetti martiri di Hallà che nel loro doppio ruolo di suicidi e assassini non possono scavarsi dentro la dolorosa angoscia di un’azione così disumana.
Posto dunque che la sessualità possa essere considerata un pozzo senza fondo, propendo per la prudenza, quindi a una rinnovata valutazione di concetti oramai scomparsi tra i quali “non indurre in tentazioni” o quello speculare di “evitare le occasioni”e quindi a una loro riabilitazione, anche se darei carta bianca a qualsiasi espressione sessuale pur che non comporti violenza e offesa e non costi l’annientamento fisico e morale di altri. Ammetto perfino che tali rapporti potrebbero essere salutari se rispondessero a un libero accordo di carattere preventivo o terapeutico sugli effetti dello stato di condizionamento innaturale in cui vivono gli esseri umani.
Ma l’idea di una libertà senza limiti può essere frutto di una presunzione cerebrale, può essere ricerca di ulteriori emozioni fine a se stesse e per superficiale sazietà della consuetudine, può derivare da povertà dei sentimenti e di quelle sensibilità che ci rendono idonei a vivere il fascino di tutto quello che ci circonda preservandolo almeno dalla nostra crudeltà quale additivo peggiorativo della già impietosa natura.
L’obiezione è facile e immediata: ma allora che cosa dobbiamo pensare dell’arte sotto le sue molteplici forme, e degli artisti che davvero non trovano limiti alle proprie pulsioni considerandole stimoli quanto mai efficaci alla creatività?
Anche la risposta è facile e immediata: L’artista è anche un comunissimo essere umano. Può accadere che un’opera d’arte anche eccelsa possa divergere totalmente da chi l’ha creata. Ho più volte toccato con mano che anche un poeta degno di questo appellativo possa nel quotidiano apparire e a volte essere una persona di grande desolante meschinità.
Perché l’uomo è indicibilmente complesso, ed è complesso perché si divincola cerebralmente e fisicamente, senza successo, tra le maglie di un nemmeno scalfito mistero.
 
Quindi la conclusione di questo mio articolo-messaggio è: in fatto di sesso tralasciamo l’aspettativa di trasparenza comportamentale dei personaggi investiti di particolari responsabilità così come quelli di tutti gli altri, e occupiamoci piuttosto di espellere la crudeltà dal mondo dove è nelle nostre facoltà intervenire. A cominciare da noi stessi.
 Si pensi all’enorme quantità di spazio mediatico sprecato per descrivere e “approfondire” nel privato “scandalistico” come in quello “criminale”, così male educando gli “utenti” in tal modo abituati a rapportarsi a parametri assolutamente irrilevanti a petto della mastodontica tragedia in cui versa il mondo intero.
Non oso neppure quantificare l’impedimento ad evolverci per la mancata differente utilizzazione di questo spazio. La cartina di tornasole consiste nell’avere a portata di mano la ragione d’essere che è quella di prodigarci tutti senza esclusioni contro il dolore, ben altro che indagare pubblicamente   negli ora comprensibili ora incomprensibili cedimenti o colpe e/o filosofie anche scientifiche applicate alla “sessualità” di chicchessia.
Si lasci nel privato d’ognuno la libertà di capire e di crescere o di perseverare in sterili “errori”( tra virgolette perché l’errore consiste proprio nella sua stessa inutilità).
In una parola rispettiamoci e una volta escluse su piani diversi la volgare millanteria, la violenza e l’offesa, per il resto, per tutti noi piccoli esseri umani non può esserci che indulgenza e riservatezza.
Gloria Capuano

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