Il “santo volto” di Manoppello festeggia in tedesco

Se la Sindone è il telo che ha avvolto interamente il corpo di Gesù nel Sepolcro, il panno di Manoppello,  è il fazzoletto posto sopra la Sindone: un’usanza antica riservata a personalità importanti, considerato anche il fatto che è un panno di bisso, un tessuto particolarmente prezioso, che si utilizzava in situazioni del tutto speciali. […]

Se la Sindone è il telo che ha avvolto interamente il corpo di Gesù nel Sepolcro, il panno di Manoppello,  è il fazzoletto posto sopra la Sindone: un’usanza antica riservata a personalità importanti, considerato anche il fatto che è un panno di bisso, un tessuto particolarmente prezioso, che si utilizzava in situazioni del tutto speciali. Si tratta di due immagini di cui la trappista tedesca suor Blandina Paschalis Schloemer, che attualmente vive proprio a Manoppello in eremitaggio, ha dimostrato la perfetta sovrapponibilità fra i due reperti. Suor Blandina, in particolare, ha individuato almeno dieci punti di perfetta sovrapposizione. Il Volto Santo conservato dai Frati Cappuccini di Manoppello, ha viaggiato, attraverso i secoli, da Gerusalemme a Efeso, poi  a Camulia in Cappadocia, da qui a Costantinopoli, nella Cappella Sancta Sanctorum del palazzo lateranense, da qui alla Cappella della Veronica in San Pietro in Vaticano, infine al Santuario di Manoppello. Durante questi viaggi lo stesso oggetto, secondo le più considerate ipotesi,  ha cambiato diversi nomi: da immagine “acheiropoietos” di Camulia, a “prototypos”, a “acheropsita” e “Volto Santo” della Cappella Sancta Sanctorum, a “Veronica” e finalmente di nuovo a “Volto Santo” in Manoppello. Si tratta di un velo tenue che ritrae l’immagine di un volto, un viso maschile con i capelli lunghi e la barba divisa a bande, ritenuto essere quello di Cristo e il gesuita Heinrich Pfeiffer, docente di Iconologia e Storia dell’Arte Cristiana alla Pontificia Università Gregoriana, dopo 13 anni di studi, ha dichiarato che si tratta del velo della Veronica: la donna che, secondo la Tradizione cattolica, asciugò il volto di Cristo sulla via del Calvario. l Volto appare giovane, con grandi occhi non ugualmente aperti, le cui pupille sono lievemente rivolte verso l’alto, lasciando vedere una bianca sclera. Il naso è leggermente schiacciato con le narici larghe, le sopracciglia sono sottili, la guancia destra appare più rigonfia dell’altra e l’insieme è – come di direbbe se fosse un dipinto – assai naturale. L’espressione è indefinibile, sicuramente penetrante, in cui la bocca è semiaperta e lascia intravedere quattro denti. Dal 1646 è custodito dai  Frati Cappuccini di Manoppello in una piccolas chiesa che  fu progressivamente ampliata, fino ad arrivare alle forme attuali (XX secolo) del Santuario del Volto Santo. Il piccolo comune del pescarese, anche qut’anno dedica tre giorni (dal 15 al 17 prossimi) ai festeggiamenti del “Volto”, icona verso cui il Vaticano mai si è pronunciato. Il 1° settembre 2006, in occasione del cinquecentesimo anniversario dell’arrivo a Manoppello, secondo la tradizione, del Sacro Velo, Papa Benedetto XVI ha fatto visita alla reliquia e dopo pochi giorni (precisamente il 22 settembre dello tesso anno), ha elevato il santuario a Basilica minore. Quest’anno, in occasione della festa sacra e cittadina, saranno consegnate le chiavi della città, al giornalista e scrittore tedesco Paul Badde, che molto si adoperato per divulgare nel mondo la conoscenza sul “Volto Santo”. Il suo libro più importante, dedicato al sacro telo, è “La seconda Sindone”, Ed. da Newton & Compton nel 2007, dove si ritrova la miracolosa immagine dì Manoppello tra le pieghe di una leggenda che vuole l’imperatore Tiberio soccorso e guarito da una reliquia che, attraverso il terzo successore di Pietro, sarebbe giunta a Roma attraendo folle di pellegrini. Da allora, papi, imperatori, guerrieri e semplici credenti hanno accompagnato il percorso dell’icona, sulla cui natura sussistono interrogativi che la scienza non è in grado di spiegare e che la religione supera invocando l’opera dello Spirito Santo. Ricordiamo che lo studioso aveva già ricevuto un importante riconoscimenti dall’Abruzzo: il Premio Città delle Rose, conferitogli da Roseto Degli Abruzxzi nel 2008. Dal 2000 Badde è corrispondente del quotidiano “Die Welt”,  prima da  Gerusalemme, oggi da Roma e dal Vaticano. Altre sue importanti pubblicazioni 8non tradotte in Italia), sono “Jerusalem, Jerusalem” e “Die himmlische Stadt”.

Carlo Di Stanislao

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