200 mila euro dell’Italia al Trattato sulle risorse fitogenetiche

L’Italia ha annunciato un contributo di un milione e 200 mila euro per compensare alcuni dei contadini più poveri al mondo per la loro opera di tutela e diffusione di varietà di colture che nel corso dei prossimi decenni potrebbero dimostrarsi decisive per la sicurezza alimentare mondiale. Il contributo dato ad un programma di condivisione dei […]

L’Italia ha annunciato un contributo di un milione e 200 mila euro per compensare alcuni dei contadini più poveri al mondo per la loro opera di tutela e diffusione di varietà di colture che nel corso dei prossimi decenni potrebbero dimostrarsi decisive per la sicurezza alimentare mondiale. Il contributo dato ad un programma di condivisione dei benefici gestito dal Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, è stato annunciato alla vigilia della Giornata Mondiale della Biodiversità che ricorre il 22 maggio, e che quest’anno ha per tema: “Biodiversità, sviluppo ed alleviamento della povertà”. Il Segretariato del Trattato ha sede presso l’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, Fao. Il contributo italiano segue a ruota quello di 2,2 milioni di dollari dato dalla Spagna alla fine dello scorso anno, ed evidenzia l’interesse di molti paesi mediterranei nei confronti della tutela della diversità delle coltivazioni alimentari. Molti degli alimenti che mangiamo tutti i giorni hanno avuto origine nell’area del Mediterraneo – prodotti come le olive, l’avena, i carciofi, i datteri – e l’Italia conserva molte varietà di ortaggi e verdure che si trovano solo in questo paese. “Il Mediterraneo possiede ancora uno dei patrimoni genetici alimentari tra i più ricchi al mondo, e l’Italia, dove perfino i cavolfiori comuni, che si comprano al mercato, possono ancora variare da regione a regione, è un grande sostenitore di questo impegno”, ha dichiarato Shakeel Batti, segretario del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche. “Siamo molto riconoscenti all’Italia per la sua generosa donazione e per il sostegno datoci”. Una parte essenziale del trattato è costituita dal programma di condivisione dei benefici che sostiene progetti nei paesi in via di sviluppo. Per esempio uno in Egitto tutela varietà rare di agrumi, o un altro in Marocco protegge varietà di grano che si sono dimostrate resistenti al fungo UG99, chiamato comunemente ruggine nera del frumento. Alcuni ricercatori ritengono che il fungo UG99 potrebbe diffondersi dall’Africa sub-sahariana al resto del pianeta e spazzare via più dell’80% delle coltivazioni di grano del mondo. “La diversità fitogenetica è fondamentale per far fronte alle sfide globali che presentano l’insicurezza alimentare ed il cambiamento climatico. Il sostegno offerto dall’Italia al Fondo del trattato per la condivisione dei benefici promuoverà una base alimentare sostenibile e diversificata dei piccoli contadini nei paesi in via di sviluppo”, ha commentato Shivaji Pandey, direttore della Divisione Fao produzione e protezione delle piante. Il Trattato ha istituito una banca mondiale comprendente 64 coltivazioni alimentari che formano più di un milioni dei campioni di risorse fitogenetiche conosciute. Il Trattato stipula che ogni qual volta un prodotto commerciale derivi dall’impiego di questo patrimonio genetico e se il prodotto è brevettato, l’1,1% dei proventi delle vendite debba andare al fondo per la condivisione dei benefici del Trattato. Tra gli altri paesi che hanno contribuito a questo programma vi sono la Norvegia e la Svizzera. L’iniziativa, che è sulla buona strada per riuscire a raccogliere entro quest’anno 10 milioni di dollari, ha già avviato undici progetti che puntano ai piccoli contadini dei paesi in via di sviluppo.

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