Meno dell’1% degli oceani del mondo è formalmente protetto

Nel golfo del Messico si sta consumando uno dei disastri più pesanti delle storia. Oggi, in occasione della Giornata mondiale degli Oceani, il WWF accende i riflettori sull’impoverimento degli ecosistemi oceanici. Meno dell’1% degli oceani del mondo è formalmente protetto, il restante 99% è a rischio per il petrolio, sfruttamento degli stock di pesce  e per […]

Nel golfo del Messico si sta consumando uno dei disastri più pesanti delle storia. Oggi, in occasione della Giornata mondiale degli Oceani, il WWF accende i riflettori sull’impoverimento degli ecosistemi oceanici. Meno dell’1% degli oceani del mondo è formalmente protetto, il restante 99% è a rischio per il petrolio, sfruttamento degli stock di pesce  e per le ‘carrette’ dei mari. Circa 170 milioni di posti di lavoro dipendo da questo settore, mentre la rete economica della pesca raggiunge 520 milioni di persone.“E’ giunta l’ora che le acque internazionali, d’alto mare ricevano una maggiore attenzione da parte di tutti i paesi, non solo quelli rivieraschi – ha detto Marco Costantini, responsabile Mare del WWF Italia – Come prima cosa, si deve contrastare la pesca illegale, grazie anche alla ratificazione dell’Agreement on Port State Measures. Poi ci si deve impegnare per impedire la circolazione di navi oceaniche “carretta”, alcune delle quali atte al  trasporto del petrolio: la Exxon Valdez, petroliera che nel 1989 si infranse su uno scoglio dell’Alaska, circola ancora oggi dopo più di venti anni, e solo da pochi anni non trasporta più petrolio. È infine necessario, per quanto riguarda le attività estrattive, mettere in campo valutazioni di rischio che includano la previsione e la quantificazione dell’enorme danno ecologico, sociale ed ambientale in caso di disastri come quello attualmente in corso nel Golfo del Messico, che avrà conseguenze sugli ecosistemi marini e costieri per almeno 50 anni”.
Il WWF registra il fallimento dei governi nel gestire le acque oceaniche e regolamentarne la pesca.

M.R.

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